sabato 9 giugno 2012

I comunisti e il PD, ovvero: perseguire l'estinzione e l'inutilità politica con ostinata caparbietà

Duole commentare questo triste tramonto. Un tramonto reso ancor più cupo dalla totale assenza di tragicità e cioè dal brutale contrasto tra le altezze della storia passata e l'indifferenza generale di un presente che probabilmente ignora anche la nostra esistenza di relitti. Bisogna però notare come l'ermeneutica intesa in senso deteriore - l'interpretazione della realtà come cribbio ci pare e secondo la nostra convenienza del momento - abbia ormai totalmente scalzato quella mentalità materialistica che un tempo era anzitutto onestà davanti a se stessi.


Se i dirigenti di ciò che rimane dei partiti comunisti credono in quello che dicono - e cioè che è possibile, utile, necessario, ecc. perseguire in questa fase un accordo con il PD - il partito che ha governato la fase neoliberista e da ultimo ha sostenuto il golpe Napolitano-Monti -, significa che intendono consapevolmente reiterare l'errore che più di ogni altro ha tolto ogni credibilità alla sinistra radicale e ai comunisti: la subalternità. Con la conseguente inutilità politica dovuta alla continua contraddizione tra ciò che si dice (rappresentare le classi subalterne) e ciò che si vorrebbe fare (partecipare a maggioranze che concentrano la ricchezza verso l'alto). Cosa gravissima, nel pieno di una crisi della quale non abbiamo ancora visto nemmeno l'inizio.


Se invece dicono quel che dicono per scelta tattica - inserire il mitico cuneo nelle leggendarie contraddizioni tra la base del PD e i dirigenti... - significa che si credono furbi ma non hanno più i piedi per terra. E  non si rendono conto che così facendo, con il clima che c'è nel paese, ad ogni loro intervento pubblico perdono una barca di voti senza acquistarne nemmeno uno.


Del tutto inutile è la lezioncina retorica ascoltata infinite volte sulla tattica-strategia, oppure sul confronto programmatico, sui contenuti, sul Compromesso storico, sulla Svolta di Salerno, sul patto Molotov-Ribbentrop, ecc. ecc. Amenità che tutti sanno essere la favole che vengono raccontate per tenere buoni quei pochi militanti che rimangono. Quello che invece si vede è questo: un agitarsi scomposto  per dire "ci sono anch'io, non dimenticarti di me" a chi forse non vorrebbe nemmeno imbarcarli.


Spiace dirlo, ma se fosse solo questo ciò che rimane della tradizione comunista in questo paese, allora questa storia - che a lungo ci siamo ostinati a tenere in vita in maniera artificiale - si sarebbe giustamente conclusa. E tanto varrebbe mettersi il cuore in pace, piuttosto che infierire con l'accanimento terapeutico.


Non resta da sperare che sia il PD, paradossalmente, a salvare i comunisti, lasciandoli fuori dalla prossima coalizione e richiamandoli alle loro responsabilità. Che passano per un profondo ripensamento strategico, per un processo costituente e per 20 o 30 anni di duro e oscuro lavoro   [SGA].

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