Come sta, qué tàl?
Bien, bien, gracias, è da un pezzo che non ci sentiamo.
Sì,
è da un pezzo. Le ho fatto avere gli articoli di un quotidiano italiano
che parlava un po’ di lei a proposito della strage di Bologna.
Sì, certo, Bologna. Sono stupidaggini, stupidaggini.
È fantascienza?
Non
è fantasia, perché parla l’avvocato di Bologna, l’avvocato di parte
civile che non sa, io non capisco… Perché è venuto a trovarmi, aveva
fretta, mi ha detto firma questi documenti. Dice cose che io non ho
detto. Per esempio, quando parla del compagno tedesco, come si chiama…
Il compagno tedesco che poi è stato arrestato, a Berlino… Si chiama… io i
nomi non me li ricordo facilmente…
Kram…
Fram… sì, una cosa così…
Kram
(su cui si concentrò l’attenzione degli inquirenti come una delle
possibili piste per rintracciare i responsabili della strage, ndr), ti
ricordi?
Sì sì, lui non era alla riunione a Berlino per riferire le
cose. Le ha raccontate al telefono a qualcuno in Germania, un compagno,
ciò che era successo da quando era arrivato in Italia. (...) È stato
seguito da un sacco di gente con dei cappotti lunghi, e che si era perso
e poi invece ha ritrovato la strada, (…) e solo dopo c’è stata
l’esplosione a Bologna. Questo l’ha detto al telefono, non era alla
riunione a Berlino, no. Lì c’erano dei compagni e loro hanno raccontato
la storia punto e basta. E poi, dopo tutto quanto, un compagno è venuto a
trovarmi per raccontarmi la storia. L’avvocato bolognese, lui non lo
sa, ha detto delle cose molto strane, molto strane c’è gente che ha
interesse a non far passare la verità.
E qual è la verità?
Sono
affari sporchi, affari molto sporchi. E io non credo che quei giovani
fascisti del cavolo siano dietro quest’attentato, non ci credo, non si
danno a dei coglioni quelle quantità di esplosivi, gli esplosivi dei
militari, non è possibile.
Ha un’opinione su ciò che è successo a Bologna?
Non
è stato il Mossad, non è la Cia, credo siano piuttosto i servizi
segreti militari americani con Gladio, ecco. Thomas Kram, lo sai chi è?
Sua nonna era una grande comunista, era di famiglia ebrea, e sua nonna
era stata uno dei capi della resistenza comunista nella Germania
nazista. Lei era capo di una rete della Resistenza; sabotava i treni che
andavano al fronte dell’est Questo tutti i giorni. Quindi se Thomas
Kram, se suo nipote muore a Bologna nell’esplosione, ecco, ha fatto come
sua nonna, era la copertura ideale per l’at - tentato, capisce?
Capisco bene.
Sono
io che ci ho pensato, quando mi hanno raccontato la storia, deve
avermela raccontata Maddalena con il compagno tedesco che era alla
riunione a Berlino, quello con cui aveva parlato al telefono il compagno
tedesco, Thomas Kram, quello che era successo a Bologna. Stava per
uscire quando c’è stata l’esplosione, era nell’hotel di fronte alla
stazione, stava tranquillo, non c’era problema con lui. Ma non ha
parlato con lui, sono stato io a pensarci, sono io che ho detto: “Ti
ricordi la nonna di Thomas Kram che aveva quella rete che è durata tutta
la guerra”. Merda, capisci, sono stato io ad avere quest’idea, non c’è
stato bisogno che me la raccontassero. Ecco, lui voleva fare come sua
nonna. È stato seguito, è stato perseguitato in Germania, la polizia
l'ha assillato in continuazione per un anno intero. Poi era a Perugia,
che c’è l’u n i v e rsità, ma il ’68 è cominciato nel 1967 a Perugia, il
’68 non è francese, è italiano. È cominciato a Perugia il ’68, nel
gennaio ’67 a Perugia, poi nel gennaio ’68 a Londra e poi, nel maggio
’68, a Parigi.
MORO E LE BR
In quale momento della vicenda Moro c’è stato il cambio di gestione del corpo…?
So
che c’erano degli infiltrati, dall’inizio delle Brigate rosse so che a
Roma c’era il Mossad che era infiltrato. So che a Roma la maggior parte
della gente era a posto ma c’erano persone che sono finite male. Ma
dalla parte giusta, però. Sono intervenuti per scambiare Moro, avevano
dei contatti a Beirut con i servizi segreti militari, che erano dei veri
fascisti…
Johnny Abdo? (capo dell’intelligence libanese, ndr)
Non
so da quel lato, so dalla parte italiana, che c’era un colonnello,
anche il capo dei servizi segreti militari italiani era un generale
fascista. Avevano perfino un aereo che aspettava all’aeroporto di
Beirut, durante il rapimento di Moro, pronto a fare qualunque cosa coi
nostri compagni... erano pronti a farli uscire di prigione, avevano i
mezzi, a mezzanotte facevano uscire quello che gli pareva. Prendevano i
compagni, li mettevano sull’aereo della sicurezza militare e li
spedivano nel paese che volevano. E tutto per salvare Moro, perché da
quel momento Moro ha giocato il ruolo essenziale per far uscire l’Italia
da questa situazione di colonia... colonia vuol dire un casino di forze
statunitensi, fino ad oggi, ci sono più di cento basi militari
americane da quarant’anni ancora oggi, non è possibile. Insomma, hanno
preso Moro e c’è qualcosa in quest’operazione che è strano, perché
assassinare i poliziotti? È una provocazione. Perché assassinarli? Non
so quanti poliziotti ho fatto fuori in vita mia, perché a volte bisogna
farli fuori, ma non si ammazzano i poliziotti tanto per ammazzarli…
Secondo lei chi li ha ammazzati?
Penso
che siano stati quelli del Mossad. Non lo so. Gente infiltrata nelle
Brigate rosse, perché non è nell’interesse delle Brigate rosse fare
queste cose. Capisco che possa succedere ma li hanno giustiziati quelli
là, non è normale... Non lo so. In ogni caso è stata un’operazione da
professionisti. Non credo che i comunisti italiani, che non sono
stupidi, figli della resistenza antifascista, che volessero ammazzare
dei poliziotti così, non è logico. Ce ne vuole ad ammazzare i poliziotti
tanto per… È strano ma non sono state le Brigate rosse a fare così. Non
bisogna dimenticare che la questione non è solamente Aldo Moro, gli
americani si sono sbarazzati di Moro e si sono sbarazzati dei patrioti
che controllavano il segreto militare. La loggia P2 è tutto il resto è
cominciato dopo. E Morucci e la signora Faranda, che sembrava piuttosto
lei il capo esecutivo (ride, ndr), si sono riempiti le tasche. È strano.
Tanta gente è stata pagata per questo e quest’altro. Cossiga non era di
Gladio, credo. Ma Cossiga era il cugino di secondo grado del segretario
generale del Partito Comunista, Berlinguer. Ed è stato il Partito
Comunista che ha permesso che Moro fosse ucciso, perché aveva la
possibilità di accettare la richiesta delle Brigate rosse, aveva la
forza. Si è messo d’accordo con Cossiga per abbandonare Moro. E la P2 è
arrivata al potere, c’erano gli americani dietro. Gladio, la sicurezza
militare.
VENEZUELA
Passiamo ad altro. Che ne pensa del Venezuela del dopo Chavez?
È
un casino. Già Chavez ha lasciato un paese decreatori del programma di
extraordinary rendition ai tempi di Bush jr, ndr), l’ho visto lì. Mi
ricordo che stavo arrivando nel ’93 e Cofer Black aveva portato dei
mercenari americani, gente di Blackwater e sono stati dove Osama bin
Laden era molto attivo, andava nelle moschee, andava ad aiutare la
gente. Erano lì per Bin Laden originariamente, poi è arrivato Abu Nidal
dalla Libia, era molto malato, loro volevano vedere anche Abu Nidal con
Hajj Emad Moughni (uno dei fondatori di Hezbollah, ndr) che faceva la
spola tra Beirut e la Siria. È in Siria che è stato ucciso Moughni? A
Damasco. Dal Mossad immagino Veniva con l’aereo. C’era un volo tutte le
settimane, una volta a settimana andata e ritorno tra Beirut, Gedda (in
Arabia Saudita, ndr), Kartum e ritorno. A Kartum c’erano i persiani, gli
stabilizzato, corruzione e mancanza di energia repressiva contro i
corrotti, contro i banditi… Sai cosa deve fare una rivoluzione? Deve
mettere ordine e purtroppo per il signor Chavez, un grande umanista,
figuriamoci, un ufficiale dei commando dei paracadutisti… ed è tutto in
suo onore, ma in un paese come il mio, che è preso di mira dal nemico
imperialista, dagli americani, è molto importante da questo punto di
vista. È la principale riserva di petrolio che hanno gli Usa. Tutti i
paesi dei Carabi usano il petrolio venezuelano A ogni modo, la
rivoluzione sopravvivrà ma bisogna mettere ordine.
E pensa che Maduro non sia in grado?
Penso sia una persona perbene, è un sindacalista ma pensa sempre a Cuba, tutto il mondo va a destra e lui a Cuba.
Chavez ha dimostrato di avere amicizia per lei. Maduro ha detto qualcosa o no?
Ha parlato bene di me. Poi ha ammesso di aver fatto dei compromessi.
Riguardo a lei?
Sì,
sì. Ma sai, ci sono gli opportunisti del regime. A livello più alto e a
livello intermedio ci sono persone che hanno tradito la rivoluzione,
che sono entrati grazie all’opportunismo. Avranno pensato, cazzo, Carlos
deve venire qui, deve avere almeno un ministero se no si vendica di
noi.
LA CATTURA IN SUDAN
Ho avuto la possibilità in vita mia di
incontrare, anche di essere addestrato, negli anni ’70, dai jihadisti.
C’erano persone veramente rispettabili. Con una cultura politica
diversa, una spiritualità e una conoscenza dell’Islam, gente radicale ma
gente seria. Anche a Kartum ce n’erano. Avevamo dei vicini, vicini tra
virgolette, che erano dei grandi signori jihadisti.
E loro si comportavano bene con lei?
Abbiamo
ideologie diverse, sai, io sono comunista ma sono anche musulmano, non
bisogna dimenticarlo, mi sono convertito all’inizio di ottobre ’75, ma
sono in parte religioso, credo in Dio e l’Islam è la fonte della
rivelazione.
Il fatto che sia stato arrestato in Africa era perché c’è stato qualcuno che ha detto che lei eri lì, qualcuno di al Qaeda?
No,
quello è stato organizzato dai sauditi. Con la sicurezza nazionale
sudanese con la Cia e con Cofer Black personalmente. Io l’ho visto,
Cofer Black (uno dei dirigenti Cia dell’antiterrorismo, tra i creatori
del programma di extraordinary rendition ai tempi di Bush jr, ndr), l’ho
visto lì. Mi ricordo che stavo arrivando nel ’93 e Cofer Black aveva
portato dei mercenari americani, gente di Blackwater e sono stati dove
Osama bin Laden era molto attivo, andava nelle moschee, andava ad
aiutare la gente. Erano lì per Bin Laden originariamente, poi è arrivato
Abu Nidal dalla Libia, era molto malato, loro volevano vedere anche Abu
Nidal con Hajj Emad Moughni (uno dei fondatori di Hezbollah, ndr) che
faceva la spola tra Beirut e la Siria.
È in Siria che è stato ucciso Moughni?
A Damasco.
Dal Mossad immagino.
Veniva
con l’aereo. C’era un volo tutte le settimane, una volta a settimana
andata e ritorno tra Beirut, Gedda (in Arabia Saudita, ndr), Kartum e
ritorno. A Kartum c’erano i persiani, gli iraniani, che erano
materialmente, io penso ancora oggi, il governo, il vero governo. Io
arrivo nell’agosto ’93 e la Cia dice: cazzo, c’è Carlos! Il presidente
sudanese, che ancora è lo stesso (Omar al-Bashir, in carica dal 1989,
ndr) , ha fatto un viaggio in Arabia Saudita, è stato ricevuto dal re.
Dunque, a Kartum c’erano 4 persone ricercate: Osama bin Laden, Moughni,
Abu Nidal e io. Osama bin Laden lo volevano dare all’Arabia Saudita che
ha pagato, è l’Arabia Saudita che ha pagato, non la Cia, è l’Arabia che
ha pagato milioni, non so quanto, per noi 4. Ma i sudanesi si sono
rifiutati di prendere Bin Laden, hanno detto no, Bin Laden non lo
prendiamo.
SONNO
Come passa le giornate? È vero che di notte la svegliano ogni 45 minuti?
Sì,
è una cosa che si chiama Dps. Tre volte per notte passano per il
controllo. Alle 9 e qualcosa, alle 11, a mezzanotte e alle 3 del mattino
e poi di nuovo alle 7. Quando ero in isolamento per 10 anni c’erano 16
controlli di sicurezza ogni notte.
Sedici?
Dalle 7 di sera alle 7
di mattina, ogni 45 minuti passavano a svegliarmi. Io mi rifiuto di
prendere le pillole per dormire, ho sempre rifiutato di prendere le
pillole perché dormo come un bambino, non ho problemi a dormire. Ma
volevano che mi drogassi, per 3 anni mi hanno portato la cocaina e io ho
rifiutato. Non mi sono mai drogato in vita mia. Beh, mi mandavano belle
ragazze, avvocati che io non avevo indicato come avvocati, per
divertirsi con me...
VIOLENZA
Due domande che riguardano la
violenza e il terrorismo. Il filosofo Jean François Lyotard, dice: il
terrorismo è la giusta risposta alla violenza del sistema. È d’accordo?
Il
terrorismo è prima di tutto una questione di stato, storicamente il
terrorismo, il terrore era lo Stato francese rivoluzionario giacobino ma
il terrore c’era anche prima della Rivoluzione francese, non si
chiamava ancora terrore. È sempre una questione di Stato, quindi ci sono
stati degli episodi da parte degli anarchici, hanno cominciato in
Russia, ci sono stati degli attentati, uno zar è stato ucciso, attentati
contro gli aristocratici, capi di Stato in tutta Europa e l’hanno fatto
gli anarchici. Ci sono stati anche i nazionalisti che hanno fatto degli
attentati, come in Serbia, l’attentato contro l’arciduca a Sarajevo,
sono stati i nazionalisti, manipolati dei servizi segreti russi zaristi.
Ma di solito, quando si fanno degli attentati, è l’arma del debole
contro il forte. C’è terrorismo e terrorismo. Ossia, c’è la resistenza
armata contro l’oppressore e c’è il terrorismo indiscriminato. Ciò
significa che lo fai in nome dell’anarchia, della religione, in nome di
un’ideologia, in nome di una causa, e su questo ci sono davvero tante
domande che mi pongo, per esempio sui tipi di terrorismo. Uno come Bin
Laden non utilizza il terrorismo per massacrare gente innocente.
Capisci? E ora in nome di Allah a volte si fanno cazzate incredibili.
SIRIA Perciò penso che ci siano delle manipolazioni, guarda quello che
succede in Siria. Bashar al Assad è una brava persona; quando era
giovane ci incontravamo, mi chiamava “ciao zio”. Un ragazzo educato, non
aveva ambizioni politiche, andava in giro senza guardia del corpo. È un
sistema tirannico, è confessionale, è il regime baathista che l’ha
cambiato, è un dato di fatto. Il regime voleva cambiare attraverso
Bashar, lui è riuscito a fare delle aperture economiche che a volte sono
state catastrofiche, risultate in corruzione, nuovi multimilionari.
Trova che i jihadisti facciano una battaglia giusta?
Ci
sono delle brave persone un po’ ingenue che si fanno manipolare per
fare la guerra sempre. Perché i jihadisti non attaccano mai Israele?
Sono manipolati. Miliardi di dollari vengono dal Qatar e dall’Arabia
Saudita. Il governo siriano sopravviverà a tutte queste distruzioni
inutili. Gli americani usano questi jihadisti che vengono dall’Iraq, che
vengono da tutte le parti del mondo, dalla Libia, dalla Tunisia,
dall’Egitto.
A proposito di ciò che ha detto prima sul caso Moro, sapeva che Vergès era un amico di Berlinguer?
Vergès
(chiamato l’‘avvocato del diavolo’ per aver difeso molti
‘impresentabili’, ndr, tra cui appunto Carlos) era al soldo dei servizi
segreti militari inglesi.
CRISI E RIVOLUZIONE
Pensa che la
situazione attuale, in cui c’è una crisi dovuta ai sistemi finanziari
internazionali e che si abbatte su sulle classi medie e sui giovani
possa creare una situazione pre-rivoluzionaria o no?
Quando ci sono
delle crisi finanziare così, non ci sono movimenti rivoluzionari. È
dopo, nei paesi in cui i popoli sono usciti dalla crisi, che ci sono
movimenti rivoluzionari. È inevitabile. Engels diceva che ogni 7 anni
c’era una crisi finanziaria nel mondo e parlava di questo già quasi due
secoli fa.
Ma dove crede che sfocerà l’attuale movimento di potenziali rivoluzionari?
Difficile
da dire ma in America Latina, nei Carabi, c’è un movimento popolare per
ottenere l’indipendenza. (...) Ma la borghesia, che non è tutta
rivoluzionaria, vuole un cambiamento di tipo rivoluzionario. Un
cambiamento strutturale per avere l’indipendenza. Per non essere al
servizio delle compagnie americane, delle compagnie francesi o inglesi.
La questione finanziaria in Islam è molto interessante. È vietato, è un
peccato capitale avere interessi sul denaro. In Occidente si fanno
manipolazioni finanziarie, si fanno fortune, si guadagnano miliardi di
dollari al giorno senza produrre niente. E chi paga? Alla fine è il
popolo. Non il capitalismo in generale ma il capitalismo finanziario
scomparirà, è inevitabile, è necessario.
E chi lo sostituirà?
La Russia riprenderà il suo ruolo: ha alleati in Medio Oriente e nei paesi dell’America Latina.
MILITANZA
Quali sono i talenti di un militante?
Sono
un vecchio comunista, stalinista, e ho scoperto che la maggior parte
dei compagni non sono comunisti. Soprattutto i latinoamericani sono
comunisti, qualche europeo e anche qualche arabo, ma è una minoranza. La
maggior parte sono nazionalisti arabi, nazionalisti siriani, insomma,
nazionalisti. Tutto questo dogma di quelli che credono di avere la
storia tra le mani, non esiste. La storia è fatta dai popoli nel tempo.
Si può essere all’avanguardia dei movimenti storici rivoluzionari ma non
siamo noi a dirigere le cose. Si può dare l’esempio ma è il popolo, il
movimento di massa alla fine che decide. E le masse non si battono per
le élite.
E quali sono le qualità che considera più importanti in persone che appartengono all’avanguardia rivoluzionaria?
Spirito
di sacrificio prima di tutto. Ci si può sacrificare per i civili, per
se stessi e per la propria famiglia. È una guerra fino alla morte e la
guerra la vincerà il popolo.
ITALIA, GRECIA, EURO
E qual è il contatto tra il popolo e le avanguardie?
Guarda
l’Italia. C’è comunque un’Italia di persone… Beppe Grillo non è un
rivoluzionario nel senso che non agisce a titolo organizzativo ma quando
il popolo denuncia le cose, lui denuncia, ciò significa che appartiene
all’avanguardia, sono rivoluzionari tra virgolette nel senso che lui
denuncia delle realtà di corruzione. Hanno organizzato un partito
politico, il partito politico si è formato da solo, così, perché le
persone votino una protesta contro il sistema, ma non sarà Beppe Grillo a
fare la rivoluzione. Ma c’è una situazione che... la gente si ribella.
(...) E poi l’euro non è possibile. L’euro è un’idea della banca
centrale europea che ha deciso per tutti. Rappresenta il 20% della
popolazione. Guarda la Grecia, guarda la crisi finanziaria. Gli stati
hanno pagato centinaia di miliardi di euro per aiutare le banche private
che sono fallite. Ma perché prestare i soldi del popolo a delle banche
private a tassi finanziari particolari per fare regali a istituti che
stanno fallendo? È assurdo e continuano a farlo. Come in Francia,
l’intolleranza cresce, perché la gente dice che non se ne può più, che
il sistema è malsano.
TRA MITO E REALTÀ
Il mito di Carlos è ancora vivo?
Io sono io e il mito è un’altra cosa.
Ma la gente le scrive lettere?
Riceve
solidarietà? Sì, ma è un po’ difficile per questioni politiche. Non mi
permettono molte visite. Comunque me la cavo. Non è così male, non sono
troppo lontano da Parigi, posso vedere l’avvocato, Isabel (sua moglie,
ndr) quasi ogni settimana, e qui ci sono delle piccole attività
lavorative, scolastiche, ci sono dei corsi di letteratura, e trovi dei
professori simpatici, persone con cui parlare. Sa, ci si deteriora
parecchio in prigione, fisicamente e mentalmente.
Corsera 23.04.14
Gli Illuminati che hanno conquistato i licei francesi
Sempre più studenti credono che esista un’élite segreta che domina il mondo
Di S. Mont.
Corrispondente
Parigi. Perché faticare per trovare la propria strada nel mondo, per
capirlo o magari provare a cambiarlo se non ci piace? Più rassicurante e
comodo pensare che la partita è truccata, che «loro», coloro che
detengono davvero il potere dietro la farsa della democrazia, nascondono
la verità. C’è un po’ di questo atteggiamento nelle ricorrenti
affermazioni elettorali del Front National contro «il partito unico
Umps» (unione dei due avversari Ump e Ps), e anche nel notevole successo
delle teorie di complotto nelle scuole di Francia.
Un anno fa, uno
studio del think tank britannico Counterpoint suggeriva che la metà dei
francesi crede alle idee di cospirazione. Oggi Le Monde ha compiuto un
viaggio nella scuola della République, e lo ha significativamente
intitolato «Maturità, indirizzo complotto»: se i politici tradizionali
perdono prestigio e credibilità, lo stesso accade a insegnanti e media.
La Storia, in quanto «ufficiale», non può dire la verità. Giornali e tv,
in quanto espressione del «sistema», non sono mai attendibili. E quindi
tanti ragazzi francesi che presto passeranno il Bac, esame simile alla
Maturità italiana, preferiscono pensare che il mondo è stato, è e sarà
retto dagli Illuminati.
Ripescati da Dan Brown, immessi nella
cultura popolare dal «Codice da Vinci», gli Illuminati sarebbero gli
adepti di una società segreta fondata in Baviera nel Settecento con lo
scopo di affidare il mondo al governo occulto di una élite di plutocrati
senza patria. Nella declinazione oggi in voga nei movimenti populisti
europei e secondo l’inchiesta di Le Monde nelle scuole francesi, gli
Illuminati sono indistintamente quelli che si ritrovano a Bilderberg,
che mettono in scena l’inesistente conquista della Luna o organizzano
l’11 settembre; sono quelli che in passato hanno lucrato sulla tratta
degli schiavi e adesso tengono nascosta la cura del cancro, quelli che
piazzano microchip sotto-pelle o fanno sparire il volo MH370 delle
Malaysian Airlines.
Nel 2002 Thierry Meyssan -un francese -ha
scritto «L’incredibile menzogna-Nessun aereo è caduto sul Pentagono»
(edito in Italia da Fandango), bestseller mondiale e pietra miliare
della letteratura cospirazionista. Oggi i suoi connazionali, amici ed
eredi spirituali, sono il comico antisemita Dieudonné e il suo ideologo
Alain Soral, fondatore del movimento «Égalité & Réconciliation» che
predica la riconciliazione tra le frange a suo dire ugualmente sfruttate
della popolazione, francesi cattolici e musulmani uniti contro i
miliardari ebrei e i burocrati di Bruxelles.
Tanti ragazzi non
conoscono questi deliri. Si accontentano di guardare i video di Katy
Perry o Rihanna alla ricerca di riferimenti subliminali agli Illuminati,
dove la «umbrella» della canzone è la cupola segreta che governa il
mondo, o comprano le magliette del marchio Ünkut fondato dal rapper
francese Booba che strizza l’occhio alla subcultura cospirazionista.
Benedicte
G., professoressa di francese, storia e geografia in un liceo
professionale di Nanterre, racconta: «I miei allievi mi hanno chiamato
più di una volta Illuminati, l’ultima perché avevo una collana con un
triangolo, è grottesco». Al di là del folklore, «molti sentono di essere
presi in trappola da un sapere che l’élite vorrebbe imporre loro e noi,
in quanto insegnanti e detentori di autorità, siamo i rappresentanti di
questa élite (..). Credere che i media, i politici, i loro professori
mentano, li deresponsabilizza. Se ne infischiano del loro avvenire,
perché tanto secondo loro tutti dicono menzogne».
Non sarà la prima
volta che degli adolescenti coltivano quel dolce nichilismo che porta a
sentirsi soli contro il mondo ostile. La novità forse sta nel fatto che
oggi questi sentimenti sono poi coltivati e canalizzati da partiti
politici che fanno dall’avversione generica alle élite e al sistema la
loro ragion d’essere. Altro che il rock e i presunti messaggi satanici
di un tempo: la contro-cultura oggi comincia con gli Illuminati sui
banchi di scuola, e finisce nei Parlamenti.
La Repubblica R2 23.04.14
Gli illuminati
Chi
governa il mondo? “Una setta globale dove convivono Rihanna e Le Pen.
Loro ci manipolano con messaggi subliminali su YouTube”
Un complotto internazionale l’ultima ossessione nei licei francesi
di Elisa Mignot
PARIGI.
ARRIVANO con il contagocce alla riunione del seminario di lettura dei
giornali. In questo liceo situato nella parte orientale del dipartimento
Seine-Saint-Denis, banlieue parigina, sono una quindicina, soprattutto
ragazze, gli studenti che seguono questo laboratorio. Quando chiedo se
hanno sentito parlare degli Illuminati, l’ultima moda dei licei
francesi, rispondono in coro: «Certo!». E attaccano: «Io ho sentito che
era una specie di setta composta per lo più da personaggi importanti che
hanno firmato un patto con il diavolo. Sembra che ci manipolino». Un
altro liceale aggiunge: «Sì, vogliono dirigere il mondo».
Dove ne
hanno sentito parlare? «Su Internet! ». Ci credono? «Io no», «Io
neanche. Ma c’è lei che è super esperta». «Sì, io ci credo davvero »,
ammette una studentessa dell’ultimo anno. «Ho visto dei video su
YouTube. Ci sono dei segni sui dollari americani, sugli imballaggi del
Kit-Kat, e poi ci sono gli attentati dell’11 settembre». Si inserisce un
ragazzo:
«E ne parlano anche in film come Paranormal Activity 4 ».
«Ci manipolano attraverso le canzoni, i film, con messaggi subliminali»,
ipotizza un’altra studentessa. «Io ho smesso di guardare i videoclip
dove ci sono i simboli degli Illuminati, come l’occhio, il triangolo…». E
chi è che farebbe parte degli Illuminati? «Obama»; «Anche Sarkozy»; «E
Jay Z, Rihanna, Beyoncé, Lady Gaga, Kanye West…»; «Anche Le Pen».
«Rihanna e Le Pen!», esclama la loro professoressa, Stéphanie P. «Vorrei
vederli quando si incontrano!».
La campanella suona per la seconda
volta. I liceali restano ancora un momento intorno alla tavola rotonda,
piuttosto intrigati dal fatto che l’argomento sia stato evocato
ufficialmente. Di solito la loro professoressa di storia e geografia
cerca di limitare le discussioni al riguardo. Da un po’ di tempo le sue
lezioni sono regolarmente interrotte dall’immancabile «Ma signora, è
colpa degli Illuminati!». Che si tratti degli attentati dell’11
settembre 2001 o della carenza di infrastrutture in Mauritania, della
schiavitù o della povertà nel mondo, il nome di questa presunta setta
viene brandito come spiegazione suprema.
In origine gli Illuminati,
detti anche «Illuminati di Baviera», erano una società filosofica nata
nel 1776 in Germania, che si richiamava alle idee dell’Illuminismo e
predicava un governo mondiale guidato da élite intellettuali mosse da
ideali umanistici. La società fu messa al bando nel 1784, ma il suo
spettro è perdurato in una letteratura più o meno segreta. Gli
Illuminati si sono immischiati nel XXI secolo grazie a libri di
fantascienza come i bestseller di Dan Brown, giochi di società,
videogame e blog a mai finire. Presso una frangia della gioventù
francese hanno trovato un terreno propizio al loro sviluppo. Impossibile
quantificare il fenomeno, dato che a tutt’oggi nessuno ha condotto
studi di alcun genere al riguardo. Ma sono tanti i professori che non
battono ciglio quando chiedi se i loro allievi menzionano questi
illuminati. La Missione interministeriale di vigilanza e lotta contro le
derive settarie dice di essere «attenta e preoccupata». È stata
interpellata da genitori inquieti, ma non può avviare un’inchiesta
perché non ci sono né santoni né pratiche né luoghi di culto.
«I miei
studenti mi hanno tacciato più volte di far parte degli Illuminati!
L’ultima volta perché avevo una collana con un triangolo, che sarebbe un
simbolo della setta. È grottesco », racconta Bénédicte G.,
professoressa di francese e di storia e geografia in un istituto
professionale di Nanterre. Come la moda del satanismo o dello spiritismo
negli anni 90 e negli anni 2000, questo «illuminatismo» risponde a un
desiderio di cercare spiegazioni esoteriche a un’età in cui è naturale
mettere in discussione il mondo nel quale si cresce. «Ma è la loro
convinzione che mi spaventa», prosegue Bénédicte G. Come lei, anche
altri insegnanti osservano che il pubblico più permeabile a queste tesi
complottiste spesso è rappresentato da giovani provenienti da ambienti
disagiati. È nelle zone a istruzione prioritaria e nelle scuole
professionali che i professori sembrano più preoccupati. «Con gli
Illuminati », dice Bénédicte G, «ognuno difende la sua sofferenza. Per
alcuni sono responsabili della schiavitù, per altri del conflitto
israelo-palestinese. È come una rivincita su questa società che vedono
come ingiusta».
Pierre-André Taguieff, che ha scritto La Foire aux
illuminés (Mille et une nuits, 2005), insiste sul lato plastico e
pratico di questa teoria. «La narrazione degli Illuminati ci dà
l’impressione di conoscere la causa delle nostre sventure», sottolinea.
«Per dei giovani che si sentono vittime, questa grande narrazione
esplicativa onnipotente esercita una grande attrattiva: hanno trovato i
loro colpevoli. Gli Illuminati inglobano i capitalisti, i massoni, gli
ebrei, i monarchi, le cerchie di uomini politici, le società
pseudosegrete, la finanza internazionale, i banchieri e così via».
Ecco
l’aspetto forse più inquietante: la parola «Illuminati» è spesso
seguita da affermazioni antisemite e negazioniste. «Questi giovani si
fanno la loro cultura storica sul Web e si imbattono in video che gli
spiegano il mondo in venti minuti con tanto di buoni e di cattivi»,
osserva Rudy Reichstadt, direttore del sito Conspiracy Watch, un
osservatorio sulle teorie del complotto. «L’effetto può essere molto
gratificante per giovani che vanno male a scuola, in questo modo
acquisiscono un discorso politico proprio». Secondo Reichstadt, c’è un
grosso lavoro da portare avanti sull’apprendimento (in particolare della
storia) e anche sullo status delle informazioni che si raccolgono sulla
Rete. «Abbiamo a che fare con una generazione che a volte fatica a
distinguere le fonti affidabili dalle altre. Per esempio tendono a
prendere per oro colato tutto quello che leggono su Wikipedia, qualunque
sia l’argomento!», dice desolato.
Stéphane François, frequentemente
citato su Conspiracy Watch, studia le destre radicali. Per lui il
fenomeno, anche se sembra essere appannaggio di una gioventù
depoliticizzata, non è scollegato da una sfera politicamente ben
precisa. «Questi discorsi sono molto influenzati da personaggi come
Dieudonné e Alain Soral», osserva il politologo. «I miei studenti non
hanno letto Soral, ma lo hanno visto su internet!». Questo ideologo di
estrema destra, molto vicino al comico condannato per antisemitismo,
sostiene che il mondo è dominato da un’oligarchia finanziario-
americano-israeliana che chiama «l’impero». Gli Illuminati sono una
versione semplificata, più abbordabile per i giovani? «Soral non parla
propriamente degli Illuminati, ma come altri imprenditori del complotto,
riprende i codici di questa controcultura », osserva Rudy Reichstadt.
«Oggi il cospirazionismo non è solo un’ideologia, è anche un business».
(Le Monde/la Repubblica Traduzione Fabio Galimberti)
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