lunedì 28 aprile 2014

Un convegno sul Nuovo Realismo a Roma

Conseguenze del realismo

Roma, 4-6 maggio 2014
MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo Via Guido Reni 4A, Roma [Map]




Un bilancio realistico 

di Mario De Caro e Riccardo Pozzo il Sole24ore domenica 27.04.14


«Quel mirare per quegli occhiali m'imbalordiscon la mente: basta non ne voglio saper altro». Come racconta Edward Miur nel suo godibilissimo Guerre culturali. Libertinismo e religione alla fine del Rinascimento (Laterza, 2008), fu così che il filosofo Cesare Cremonini replicò a chi gli chiedeva perché si rifiutasse di guardare i cieli attraverso il cannocchiale messo a punto dal suo amico ed ex collega a Padova Galileo Galilei. Risultato: oggi, complice anche La vita di Galileo di Bertolt Brecht, Cremonini viene ricordato come il prototipo del filosofo retrogrado.
Eppure, se proviamo a metterci nei suoi panni, forse Cremonini riusciamo a capirlo. Filosofo aristotelico di gran fama ma non più giovanissimo, già aveva i suoi bei guai per le posizioni teologiche in odor di eresia. Ma chi glielo faceva fare a stare dietro a quella testa calda di Galileo, che con le sue diavolerie ottiche pretendeva di rifondare l'astronomia, l'epistemologia e la metafisica? E ciò proprio contro «l'opinione della scuola peripatetica e principalmente del filosofo Cremonino» (come testimonia il fedele biografo galileiano Vincenzo Viviani)? Insomma, anche se la decisione di non farsi imbalordire la mente dal cannocchiale fu jellatissima, il povero Cremonini in fondo fa simpatia. 
Questa vicenda, più buffa che tragica, torna oggi in mente quando si guarda a come alcuni pensatori nostrani, pur di non vedere l'imponente ritorno del realismo filosofico, tetragoni rifiutano di gettar l'occhio al di fuori dei loro orticelli autarchici. Anche a questi moderni emuli di Cremonini l'idea che i tempi possano essere cambiati imbalordisce le menti: ma anche loro, in fondo, proprio per questo fanno simpatia. Ovviamente, non è che oggi tutti i filosofi siano realisti in tutti gli ambiti (anche se è vero che parecchi lo sono in molti ambiti). Piuttosto, è il tema del realismo in quanto tale a essere tornato al centro delle discussioni filosofiche internazionali; e ciò dopo che per qualche decennio questo tema era stato obliato in virtù del semplice e brutale fiat antirealista dei postmoderni, secondo cui la realtà è inseparabile dalle interpretazioni che ne diamo. Insomma: in ogni ambito filosofico - dalla metafisica all'epistemologia, dalla filosofia pratica alla semantica, dall'estetica alla filosofia della scienza - oggi si è tornati a discutere di se e come si debba essere realisti. 
Ovviamente, poiché concerne l'intero scibile filosofico, la discussione internazionale sul realismo è imponente. Ora però si offre l'opportunità di tirare un bilancio sulle conseguenze del poderoso ritorno del realismo. Dal 4 al 6 maggio, infatti, si ritroveranno a Roma alcuni dei maggiori protagonisti di questa rinascita. Il convegno sarà aperto da una relazione di Maurizio Ferraris, protagonista del dibattito nazionale e internazionale sul Nuovo realismo, ma anche i nomi degli altri partecipanti sono altisonanti. E non saranno presenti solo filosofi: la prima giornata (che avrà luogo al Maxxi, lo splendido museo di arte contemporanea progettato da Zaha Hadid) vedrà infatti la partecipazione di critici d'arte, giuristi, filologi classici, teorici della letteratura e del cinema, architetti, esperti di scienza, artisti e pedagogisti. La discussione del realismo, infatti, assume forme specifiche nei vari campi del sapere, sollevando un gran numero di questioni, quesiti e risposte. Per fare qualche esempio: qual è il fondamento oggettivo delle norme giuridiche e morali? Esistono enti sovraindividuali come le multinazionali? In cosa consiste l'essenza di un'opera d'arte? Qual è lo statuto ontologico delle entità fisiche non osservabili, come gli elettroni? Qual è il correlato oggettivo dei concetti (che è poi la classica questione degli universali, anch'ssa tornata di moda)? 
Nella seconda giornata si confronteranno invece filosofi analitici e filosofi continentali. Proprio il ritorno al realismo accomuna infatti le due principali scuole di pensiero che si sono contrapposte negli ultimi decenni. Restano, naturalmente, differenze di metodo e prospettiva: ma sembra aprirsi ormai la possibilità di dialoghi fecondi. Infine nella terza giornata la parola passerà agli storici della filosofia. La discussione sul realismo ha infatti attraversato l'intera storia del pensiero. Quale fosse la forma corretta di realismo fu la questione fondamentale che separò Aristotele da Platone (e in proposito va ricordato che il celebre idealismo platonico in realtà era una forma di realismo). Poi vennero le discussioni scolastiche sulla realtà degli universali e quelle della filosofia moderna sul rapporto tra materia e pensiero, condotte alla luce di ciò che la scienza andava rivelando sul mondo naturale. E anche Kant, in fondo, voleva difendere una forma di realismo empirico. E così via. Durante il convegno romano su questi grandi temi si pronunceranno alcuni dei massimi storici della filosofia, alla ricerca di fili rossi che possano aiutare anche per illuminare le discussioni contemporanee. Insomma, un convegno che si preannuncia veramente importante. Chissà, magari avrebbe potuto interessare persino Cesare Cremonini. 

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