Conseguenze del realismo
Roma, 4-6 maggio 2014
MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo Via Guido Reni 4A, Roma [Map]
Un bilancio realistico
di Mario De Caro e Riccardo Pozzo il Sole24ore domenica 27.04.14
«Quel mirare per quegli occhiali m'imbalordiscon la mente: basta non ne
voglio saper altro». Come racconta Edward Miur nel suo godibilissimo
Guerre culturali. Libertinismo e religione alla fine del Rinascimento
(Laterza, 2008), fu così che il filosofo Cesare Cremonini replicò a chi
gli chiedeva perché si rifiutasse di guardare i cieli attraverso il
cannocchiale messo a punto dal suo amico ed ex collega a Padova Galileo
Galilei. Risultato: oggi, complice anche La vita di Galileo di Bertolt
Brecht, Cremonini viene ricordato come il prototipo del filosofo
retrogrado.
Eppure, se proviamo a metterci nei suoi panni, forse Cremonini riusciamo
a capirlo. Filosofo aristotelico di gran fama ma non più giovanissimo,
già aveva i suoi bei guai per le posizioni teologiche in odor di eresia.
Ma chi glielo faceva fare a stare dietro a quella testa calda di
Galileo, che con le sue diavolerie ottiche pretendeva di rifondare
l'astronomia, l'epistemologia e la metafisica? E ciò proprio contro
«l'opinione della scuola peripatetica e principalmente del filosofo
Cremonino» (come testimonia il fedele biografo galileiano Vincenzo
Viviani)? Insomma, anche se la decisione di non farsi imbalordire la
mente dal cannocchiale fu jellatissima, il povero Cremonini in fondo fa
simpatia.
Questa vicenda, più buffa che tragica, torna oggi in mente quando si
guarda a come alcuni pensatori nostrani, pur di non vedere l'imponente
ritorno del realismo filosofico, tetragoni rifiutano di gettar l'occhio
al di fuori dei loro orticelli autarchici. Anche a questi moderni emuli
di Cremonini l'idea che i tempi possano essere cambiati imbalordisce le
menti: ma anche loro, in fondo, proprio per questo fanno simpatia.
Ovviamente, non è che oggi tutti i filosofi siano realisti in tutti gli
ambiti (anche se è vero che parecchi lo sono in molti ambiti).
Piuttosto, è il tema del realismo in quanto tale a essere tornato al
centro delle discussioni filosofiche internazionali; e ciò dopo che per
qualche decennio questo tema era stato obliato in virtù del semplice e
brutale fiat antirealista dei postmoderni, secondo cui la realtà è
inseparabile dalle interpretazioni che ne diamo. Insomma: in ogni ambito
filosofico - dalla metafisica all'epistemologia, dalla filosofia
pratica alla semantica, dall'estetica alla filosofia della scienza -
oggi si è tornati a discutere di se e come si debba essere realisti.
Ovviamente, poiché concerne l'intero scibile filosofico, la discussione
internazionale sul realismo è imponente. Ora però si offre l'opportunità
di tirare un bilancio sulle conseguenze del poderoso ritorno del
realismo. Dal 4 al 6 maggio, infatti, si ritroveranno a Roma alcuni dei
maggiori protagonisti di questa rinascita. Il convegno sarà aperto da
una relazione di Maurizio Ferraris, protagonista del dibattito nazionale
e internazionale sul Nuovo realismo, ma anche i nomi degli altri
partecipanti sono altisonanti. E non saranno presenti solo filosofi: la
prima giornata (che avrà luogo al Maxxi, lo splendido museo di arte
contemporanea progettato da Zaha Hadid) vedrà infatti la partecipazione
di critici d'arte, giuristi, filologi classici, teorici della
letteratura e del cinema, architetti, esperti di scienza, artisti e
pedagogisti. La discussione del realismo, infatti, assume forme
specifiche nei vari campi del sapere, sollevando un gran numero di
questioni, quesiti e risposte. Per fare qualche esempio: qual è il
fondamento oggettivo delle norme giuridiche e morali? Esistono enti
sovraindividuali come le multinazionali? In cosa consiste l'essenza di
un'opera d'arte? Qual è lo statuto ontologico delle entità fisiche non
osservabili, come gli elettroni? Qual è il correlato oggettivo dei
concetti (che è poi la classica questione degli universali, anch'ssa
tornata di moda)?
Nella seconda giornata si confronteranno invece filosofi analitici e
filosofi continentali. Proprio il ritorno al realismo accomuna infatti
le due principali scuole di pensiero che si sono contrapposte negli
ultimi decenni. Restano, naturalmente, differenze di metodo e
prospettiva: ma sembra aprirsi ormai la possibilità di dialoghi fecondi.
Infine nella terza giornata la parola passerà agli storici della
filosofia. La discussione sul realismo ha infatti attraversato l'intera
storia del pensiero. Quale fosse la forma corretta di realismo fu la
questione fondamentale che separò Aristotele da Platone (e in proposito
va ricordato che il celebre idealismo platonico in realtà era una forma
di realismo). Poi vennero le discussioni scolastiche sulla realtà degli
universali e quelle della filosofia moderna sul rapporto tra materia e
pensiero, condotte alla luce di ciò che la scienza andava rivelando sul
mondo naturale. E anche Kant, in fondo, voleva difendere una forma di
realismo empirico. E così via. Durante il convegno romano su questi
grandi temi si pronunceranno alcuni dei massimi storici della filosofia,
alla ricerca di fili rossi che possano aiutare anche per illuminare le
discussioni contemporanee. Insomma, un convegno che si preannuncia
veramente importante. Chissà, magari avrebbe potuto interessare persino
Cesare Cremonini.
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