martedì 10 giugno 2014

Riconciliare Walter Benjamin con il materialismo storico oppure demarxistizzarlo?


Walter Benjamin
Domina da sempre la seconda tendenza, soprattutto in Italia, Bisognerà ricostruire questo percorso di reinterpretazione, visto che coincide in gran parte con la parabola del marxismo italiano, prima o poi [SGA].

Sigrid Weigel: Walter Benjamin. La creatura, il sacro, le immagini,  Traduzione di Maria Teresa Costa, Quodlibet

RisvoltoNon pochi concetti cardinali del pensiero europeo – fra cui quelli di vita, di uomo e di giustizia – discendono dalla tradizione biblica. Il riconoscimento di questo dato di fatto culturale da parte di Walter Benjamin è il cuore del presente libro, nel quale Sigrid Weigel indaga in modo esaustivo soprattutto le conseguenze che tale profonda convinzione ha avuto sulla formazione del pensiero benjaminiano e sul suo specifico declinarsi nei diversi piani della teologia, della letteratura e dell’estetica, fino alla cruciale dimensione teorica della traduzione.
L’attenta ricostruzione di questo sfondo, condotta con puntualità filologica, non è però il solo obiettivo del libro di Sigrid Weigel. Il suo maggior contributo innovativo consiste, infatti, nella capacità di far emergere, da questa analisi, una configurazione concettuale destinata a incidere in modo decisivo su tutta l’opera di Benjamin, il cui nocciolo va individuato nella distinzione tra mondo della creazione e mondo della storia. Su queste premesse, il pensiero di Benjamin può essere coerentemente ripercorso e interpretato come pensiero «post-biblico», mosso da una consapevolezza non-confessionale della lingua biblica, dell’ordine sacro e dell’idea di redenzione.





Una scrittura visionaria

Saggi. Il libro di Sigrid Weigel per Quodlibet «Walter Benjamin. La creatura, il sacro, le immagini». Una lettura originale del pensiero del filosofo tedesco

 Marco Pacioni, il Manifesto 10.6.2014

Dagli anni ses­santa la pre­senza di Wal­ter Ben­ja­min nel pen­siero poli­tico e nella sag­gi­stica este­tica, socio­lo­gica e mass­me­dia­tica non ha fatto che inten­si­fi­carsi. Vei­co­lata anche dal fascino del filo­sofo, dall’esito tra­gico della sua fuga dai nazi­sti, dalle con­di­zioni pre­ca­rie nelle quali molte sue opere sono nate e si sono for­tu­no­sa­mente tra­smesse, la rice­zione di Ben­ja­min si è svi­lup­pata soprat­tutto valo­riz­zando fram­menti. Oltre che a causa della ric­chis­sima gamma di temi a cui si è diretta la sua rifles­sione, della valo­riz­za­zione fram­men­ta­ria della sua opera forse è stato com­plice anche lo stile capace di enfa­tiz­zare sin­goli passi, per­sino lad­dove que­sti si tro­vino all’interno di testi dotati di forte con­ti­nuità e struttura.


Densa fino ad appa­rire miste­riosa, dotata di straor­di­na­ria forza afo­ri­stica, capace di imma­gini mutan­tisi in icone con­cet­tuali (l’Ange­lus Novus di Klee, laMelan­co­lia di Dürer, l’aura, l’automa e il nano nasco­sto che muo­vono gli scac­chi), sti­mo­lante fino al sug­ge­ri­mento di ricer­che ulte­riori per i let­tori dall’ingegno più ecci­ta­bile, cri­tica demo­li­trice ma al con­tempo indi­ca­trice libe­rante di spe­ranza, illu­mi­nante fino alla fol­go­ra­zione poe­tica pro­prio nei momenti di più alta inten­sità sto­rica e poli­tica come ad esem­pio nelle tesi Sul con­cetto di sto­ria, la scrit­tura di Ben­ja­min ha anche da sé con­tri­buito a sti­mo­lare negli inter­preti una certa pola­riz­za­zione del suo pen­siero. In modo par­ti­co­lare su due fuo­chi: la seco­la­riz­za­zione nella moder­nità e la teo­lo­gia nella poli­tica. E nell’opposizione o nel rimando reci­proco di que­sti due poli si è gio­cata una grande parte della sua rice­zione. Soprat­tutto le inter­pre­ta­zioni riguar­danti la per­dita d’aura e l’acquisto del valore espo­si­tivo dell’opera d’arte, la ripro­du­ci­bi­lità tec­nica dell’immagine nella foto­gra­fia e nel cinema, il giu­di­zio cri­tico sulle opere di Goe­the, Bau­de­laire e Kafka, il rap­porto tra il tea­tro barocco e il sovrano moderno, la nuda vita e la vio­lenza pura, la sto­ria eve­ne­men­ziale e l’indice mes­sia­nico del tempo, la rela­zione mar­xiana e freu­diana tra merce e fetic­cio. Di con­certo con quanto è avve­nuto per i temi mag­giori delle sue opere più discusse anche riguardo i rap­porti intel­let­tuali di Ben­ja­min, la rice­zione si è con­cen­trata sugli inter­lo­cu­tori coevi o più pros­simi a lui: Kraus, Bre­cht, Sch­mitt, Adorno, Scho­lem. Ciò ha lasciato in ombra per­so­naggi meno vicini e soprat­tutto ha tra­spo­sto fonti, come quelle bibli­che, in un oriz­zonte meno diretto di quanto forse non fosse.

Per orien­tarsi in modo diverso nell’opera di Ben­ja­min, offre un per­corso per molti versi alter­na­tivo che rifiuta i con­sueti punti di rife­ri­mento della seco­la­riz­za­zione e della teo­lo­gia lo stu­dio di Sigrid Wei­gel, Wal­ter Ben­ja­min. La crea­tura, il sacro, le imma­gini (trad. it. di Maria Teresa Costa, Quod­li­bet, pp. 300, euro 24). Pro­se­guendo e in parte svi­lup­pando l’interpretazione di Sté­phane Mosès (di lui si con­si­deri l’importante con­tri­buto ben­ja­mi­niano La sto­ria e il suo angelo) cui il libro è dedi­cato, la stu­diosa pro­pone di vedere alcuni fra i temi più impor­tanti degli scritti di Ben­ja­min alla luce di un più stretto legame con la Bib­bia. E in par­ti­co­lare con il lin­guag­gio che dalla Bib­bia Ben­ja­min assume come codice della «dop­pia refe­renza»: al con­tempo fami­liare ed estra­neo, ma per que­sto motivo dif­fi­cile da tra­durre diret­ta­mente nell’attualità sto­rica e poli­tica.
Dop­pia refe­renza è l’opposto dell’ambivalenza la quale, invece, costi­tui­sce, secondo la stu­diosa, pro­prio l’elemento che ha per­messo di arti­co­lare i rap­porti tra il seco­lare e il teo­lo­gico, di tra­sporre l’uno nell’altro e vice­versa e di costruire così quellakoinè erme­neu­tica dell’opera di Ben­ja­min dalla quale Wei­gel vuole distan­ziarsi. Così lei scrive: «La dif­fe­renza tra la lin­gua usata oggi a fini comu­ni­ca­tivi e le parole scelte da Ben­ja­min riguarda non da ultimo la distin­zione tra lin­gua sacra o biblica e dibat­tito moderno e seco­lare. Il suo postu­lato «chia­mare le parole per nome» signi­fica let­te­ral­mente ripor­tare l’uso pro­fano della lin­gua alla sua ori­gine biblica e cul­tuale». Detto in altri ter­mini, secondo Wei­gel, occorre con­si­de­rare l’elaborazione del lin­guag­gio biblico da parte di Ben­ja­min né come una seco­la­riz­za­zione della teo­lo­gia, né al con­tra­rio una teo­lo­giz­za­zione del seco­lare, ma come un tipo di stra­te­gia «figu­rale» per usare un ter­mine di Auer­bach e qui più signi­fi­ca­ti­va­mente di War­burg.
Quella di Wei­gel è più un’interpretazione attenta a capire da dove ven­gono e come col­lo­care fra loro le idee di Ben­ja­min e meno a come uti­liz­zarle e svi­lup­parle. Ed è pro­prio la sua mag­giore atten­zione filo­lo­gica alla deri­va­zione, il fasti­dio per quello che è sen­tito spesso come un troppo sem­pli­fi­cato uso attua­liz­zante dell’opera di Ben­ja­min, più che una pur invo­cata erro­neità inter­pre­ta­tiva, a far fare in chiave cri­tica alla stu­diosa più volte il nome di Agam­ben. E cioè il filo­sofo che più di tutti ha inve­stito sulla capa­cità dell’opera di Ben­ja­min di descri­vere aspetti cru­ciali del rap­porto fra poli­tica e legge, eco­no­mia, reli­gione e tec­nica nell’orizzonte sto­rico del tardo capitalismo.

Anche per la mag­giore dif­fi­coltà nell’evitare l’ineludibile dimen­sione poli­tica attua­liz­zante dei con­cetti di «sacro» e «crea­tura» a favore del loro sup­po­sto più appro­priato recu­pero filo­lo­gico biblico, la parte più inte­res­sante e ori­gi­nale del libro di Wei­gel è la terza: quella rela­tiva alle «imma­gini». Qui viene rico­struita la vici­nanza di Ben­ja­min a War­burg, pas­sate in ras­se­gna le opere pit­to­ri­che alle quali Ben­ja­min ha attinto e dalle quali ha svi­lup­pato soprat­tutto le idee dell’immagine della scrit­tura, della leg­gi­bi­lità dell’immagine nel tempo, dell’elaborazione dell’esperienza visiva e visio­na­ria del pen­siero, del det­ta­glio e del gesto nella foto­gra­fia e nel cinema.


Armando Torno «Corriere della Sera» 30-03-2014

Roberta Ascarelli «Alias» 27-04-2014

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