venerdì 19 settembre 2014

La Cernobbio dei post-operaisti

Una meeting oltre la politica di potenza 

Incontri. Da oggi "Spazi costituenti", un seminario internazionale a Passignano sul Trasimeno. Ospiti David Harvey, Michael Hardt, Toni Negri, Sandro Mezzadra e Srecko Horvat

Benedetto Vecchi, il Manifesto 18.9.2014 


 «Il mondo ha cono­sciuto così tante tra­sfor­ma­zioni da ren­derlo irri­co­no­sci­bile». Mai un’espressione è dive­nuta nel tempo così usuale. La pro­fe­ri­sce il filo­sofo o il poli­tico di turno, che discet­tano sull’inutilità di una alter­na­tiva al potere costi­tuito. Il muta­mento è dun­que già avve­nuto, inu­tile invo­carlo: è que­sto il refrain che accom­pa­gna la spez­zante cri­tica verso chi invece quella tra­sfor­ma­zione la vuole inter­ro­gare senza nes­suna nostal­gia per il pas­sato, cer­cando nel pre­sente gli ele­menti di un futuro impre­vi­sto, dove la frec­cia del tempo del domi­nio viene spez­zata per dare forma a una società della libertà: dalla sfrut­ta­mento, dalla neces­sità.
Il gruppo di stu­dio e ricerca «Euro­no­made» è con­vinto da tempo che il ter­mine tra­sfor­ma­zione debba quindi essere qua­li­fi­cato, met­tendo a veri­fica gri­glie inter­pre­ta­tive, ana­lisi che appar­ten­gono a una tra­di­zione teo­rica defi­nita come posto­pe­rai­sta. Dopo otto anni di crisi glo­bale, i ricer­ca­tori e i mili­tanti che ne fanno parte chia­mano, da domani, a discu­tere teo­rici che hanno intra­preso altri per­corsi di ricerca. L’appuntamento è all’auditorium Urbani di Pas­si­gnano sul Tra­si­meno in pro­vin­cia di Peru­gia. Tra gli invi­tati, intel­let­tuali, ricer­ca­tori e gior­na­li­sti come David Har­vey, Toni Negri, Valery Alzaga, Mar­kos Tro­goto, Vin­cenzo Comito, Raul San­chez, Michael Hardt, Giso Amen­dola, San­dro Mez­za­dra, Sabrina Api­cella e Srecko Hor­vat e Simone Pieranni. 


Esplo­ra­zioni in divenire 

Da tempo «Euro­no­made» insi­ste nell’individuare l’Europa come lo spa­zio dove ope­rare poli­ti­ca­mente per con­tra­stare la gestione neo­li­be­ri­sta delle società capi­ta­li­ste, con­si­de­rando le isi­tu­zioni sovra­na­zio­nali del vec­chio con­ti­nente come uno dei poli dell’economia capi­ta­li­sta. Altre realtà hanno infatti fatto ingresso da pro­ta­go­ni­ste nella scena mon­diale. La Cina, l’India, il Bra­sile e il Suda­frica, men­tre la Rus­sia vuole tor­nare ad essere uno dei padroni del mondo. Per defi­nire le nuove mappe del capi­ta­li­smo mon­diale le dina­mi­che geo­po­li­ti­che e geoe­co­no­mi­che vanno però intese come rap­pre­sen­ta­zioni di «poli­ti­che di potenza» di società del capi­tale delle quali affer­rare i punti di forza, ma soprat­tutto i punti di debo­lezza attorno ai quali i movi­menti sociali potreb­bero svi­lup­pare la loro azione poli­tica. Per que­sto «Euro­no­made» vuole inno­vare la pro­pria cas­setta degli attrezzi, dando come titolo all’incontro l’impegnativo «Spazi costi­tuenti». Le poli­ti­che di potenza sono dun­que pro­pe­deu­ti­che a defi­nire fasi costi­tuenti di un ordine mon­diale in dive­nire. Ma anche Pas­si­gnano è inteso come uno «spa­zio costi­tuente» di un punto di vista di parte. E così, dopo una neces­sa­ria defi­ni­zione delle mappe del potere glo­bale, l’analisi non può che tor­nare a fare i conti con la «tra­du­zione» locale del capi­ta­li­smo glo­bale. La gri­glia ana­li­tica che gli orga­niz­za­tori pro­pon­gono ha una parola chiave nel «sin­da­ca­li­smo sociale», cioè in quelle forme di mobi­li­ta­zione che hanno carat­te­riz­zato i movi­menti con­tro la pre­ca­rietà, delle occu­pa­zioni delle case, di riap­pro­pria­zione del comune. Parola chiave pre­gna di ambi­va­lenza, ma capace tut­ta­via di indi­vi­duare ter­reni con­di­visi di discus­sione e ela­bo­ra­zione.
L’Europa non è però un fetic­cio da ado­rare, né uno spau­rac­chio da agi­tare davanti gli occhi per chi, invece, con­ti­nua a rite­nere lo stato-nazione il luogo obbli­gato dell’azione poli­tica. L’Europa reale è infatti quella dell’austerity che un neo­li­be­ri­smo ripro­pone come migliore ricetta pos­si­bile per uscire da quella crisi da esso pro­vo­cata. E a Stra­sburgo e a Bru­xel­les non c’è dun­que nes­sun terzo stato da con­vo­care. Sem­mai vanno intesi come luo­ghi, assieme ad altri, della deci­sione poli­tica di un potere mul­ti­po­lare che con­di­ziona e spesso defi­ni­sce gli ambiti della sovra­nità nazio­nali.
Nasce in que­sto con­te­sto il dia­logo con David Har­vey, stu­dioso mar­xi­sta che ha defi­nito una delle carat­te­ri­sti­che del neo­li­be­ri­smo, cioè la sua capa­cità «estrat­tiva» della ric­chezza sociale pro­dotta attra­verso la media­zione della finanza, che serve a rin­viare tem­po­ra­nea­mente una pos­si­bile «apo­ca­lisse» del capi­ta­li­smo. Let­tura pro­ble­ma­tica, quella di Har­vey, ma comun­que attra­ver­sata dal dub­bio che non serve risol­le­vare dalla pol­vere le ban­diere dell’interventismo sta­tale per rie­qui­li­brare rap­porti di forza a favore del capi­tale. Har­vey parla di alleanze neces­sa­rie e di inno­va­zione nella let­tura delle classi sociali. Euro­no­made è invece con­vinta che più di alleanze occorre muo­versi sul ter­reno, anche esso ambi­va­lente, delle coa­li­zioni. Per­corsi di ricerca non coin­ci­denti, ma con alcuni signi­fi­ca­tivi punti in comune.
Inol­tre, il sin­da­ca­li­smo sociale allude a quel diritto alla città attorno al quale Har­vey ha incar­di­nato la sua ana­lisi sulle tra­sfor­ma­zioni urbane di que­sti anni. E se il geo­grafo mar­xi­sta ame­ri­cano parla della cen­tra­lità di un pro­le­ta­riato che non si esau­ri­sce nella figura del lavo­ra­tore di fab­brica, Euro­no­made pre­fe­ri­sce usare la nozione mar­xiana di lavoro vivo. 

Il vallo atlantico 
A Pas­si­gnano si pre­an­nun­cia dun­que un dia­logo ser­rato che vedrà altri pro­ta­go­ni­sti. A Vicenzo Comito il com­pito, ad esem­pio, di illu­strare come l’annunciato Trans Paci­fic Part­ner­ship (Ttp) tra Stati Uniti e Europa non è solo espres­sione della volontà di Washing­ton di rista­bi­lire una peri­co­lante ege­mo­nia sul vec­chio con­ti­nente, ma va inter­pre­tato pro­prio come una forma spe­ci­fica di capi­ta­li­smo «estrat­tivo» che vede nella pro­prietà intel­let­tuale, nella for­ma­zione e nella cono­scenza i suoi punti di forza. a Michael Hardt il com­pito di intro­durre la discus­sione sul sin­da­ca­li­smo sociale a par­tire dalle mobi­li­ta­zioni tur­che e sta­tu­ni­tensi.
Il docente e ricer­ca­tore ita­liano Giu­seppe Cocco, che inse­gna da molti anni in Bra­sile, par­lerà invece delle mobi­li­ta­zioni dei mesi scorsi nel paese carioca: mobi­li­ta­zioni espres­sione dell’esaurirsi o di un ral­len­ta­mento della spinta pro­pul­siva del «Rina­sci­mento lati­noa­me­ri­cano». Un pro­gramma denso — con­sul­ta­bile nel sito Inter­net www​.euro​no​made​.info -, che, come sosten­gono gli orga­niz­za­tori nel docu­mento di pre­sen­ta­zione, è sì «costi­tuente», ma anche capace di inda­gare la situa­zione di «stanca» dei movi­menti sociali. Magari andando alla radice del pro­blema. In fondo, per­ché non riflet­tere sul fatto che dopo l’esaurirsi della forma-partito, occorre fare i con­tro con la crisi della forma-movimento come momento pri­vi­le­giato dell’azione politica.

Nessun commento: