Grandi riforme: i ricercatori precari a vita
Lalegge di stabilitù cancella con un comma l’obbligo delle Università di fare nuove assunzioni stabili
di Carlo Di Foggia il Fatto 30.10.14
Il colpo di grazia è servito: via una lettera da un comma e l’università non cambia verso, dà la volata finale verso il precariato. Con un tratto di penna, infatti, la legge di stabilità traduce nel mondo accademico quella “fine del posto fisso” certificata alla Leopolda dal premier: estingue, di fatto, la figura del ricercatore precario ma con prospettive di assunzione. Come? Semplicemente cancellando la parte delle prospettive. Breve riassunto: con la scusa di premiare il merito, nel 2010 la contestata riforma voluta da Mariastella Gelmini ha abolito il ruolo del ricercatore a tempo indeterminato, sostituendolo con quello a termine (Rtd). Ne esistono di due tipi, quello A (senza sbocchi) - che dura fino a cinque anni non rinnovabili - e quello B (la vera e unica figura di ingresso prevista dalla riforma), con contratto di tre anni dopo i quali si viene convertiti in professore associato. Questa tipologia costa di più in termini di punti organico - cioè le risorse per le assunzioni assegnate dal Miur a ogni ateneo - e visto che continua la carriera conserva la quota, senza restituirla per essere poi riassegnata come capita invece con l’altra tipologia, quella di tipo
A. Per evitare che atenei e dipartimenti assumessero solo questi ultimi, nel 2012 il ministro Alessandro Profumo stabilì che per ogni professore ordinario, l’ateneo dovesse assumere anche un ricercatore di tipo B. Un obbligo che ora viene eliminato dalla legge di stabilità (articolo 28) e con esso l’unica speranza di un’assunzione a tempo indeterminato.
TANTO PIÙ CHE questa tipologia è già stata decimata dal blocco del turnover: sono solo 200 a fronte dei 2000 Rtd attualmente in servizio. Tecnicismi a parte, la novità rischia di avere un effetto gigantesco sul sistema di reclutamento, di fatto bloccandolo. Secondo la rete dei ricercatori precari, così facendo cresceranno solo le promozioni, quelle che aumentano la base elettorale dei rettori. Stando ai dati del rapporto Ricercarsi (Cgil), dei 65 mila ricercatori precari impegnati nell’ultimo decennio nelle università il 93 per cento non è stato assunto. Peggio ancora va con gli assegnisti di ricerca, più precari dei precari visto che la Gelmini gli ha imposto un limite di quattro anni: dei 15.300 in servizio, il 96 per cento lascerà l'università. Il trend è disastroso, dal 2003 il numero di contratti a termine è passato da poco meno di 18 mila a 31 mila. Per mascherare la misura, il ministro Stefania Giannini ha annunciato che la ex Finanziaria permetterà agli Atenei di assumere nuovi ricercatori sbloccando al 100 per cento il turnover (“700-800, circa duemila a regime”). Peccato, però, che stando al testo, questo potrà avvenire solo dal 2018, quando lo sblocco sarebbe arrivato lo stesso. Un bluff che fa il palio con quello dei tagli al fondo di finanziamento delle Università. Secondo la rivista Roars, l’incremento delle risorse sbandierato dal governo vale solo per il 2015, dopo di che la limatura da qui al 2023 ammonterà a quasi un miliardo e mezzo di euro. Per gli enti di ricerca è previsto invece un taglio di 42 milioni.
Ieri, i lavoratori dell’Inea, un istituto pubblico di ricerca in campo alimentare hanno occupato la sede nazionale del Pd. La legge di stabilità accorpa infatti l’Ente (commissariato e sotto inchiesta per la gestione dissennata dei vertici, vicini al’'ex ministro Gianni Alemanno) lasciando a casa 210 ricercatori. Dulcis in fundo, lo Sblocca Italia.
COME DENUNCIATO dalla rete Link, il testo che verrà licenziato oggi dalla Camera mette a rischio 150 milioni di euro di fondi regionali per il diritto allo studio. Le Regioni avevano promesso di inserirli nelle maglie del patto di stabilità, in cambio della promessa del Governo di cancellare tagli per 560 milioni. E invece, nel decreto è finita solo la prima parte: a rischio ci sono 46 mila borse. Solo due mesi fa, a settembre, Matteo Renzi aveva spiegato al Sole 24 Ore: “Investirò nei settori strategici, come l'istruzione e la ricerca”.
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