martedì 27 gennaio 2015

Cervelli fuggiti e purtroppo ritornati. La filosofia, la politica, le istituzioni, l'editoria, il giornalismo italiani ridotti in un colpo solo nella barzelletta che meritiamo

Quando leggi certe cose capisci che è finita. E' per questo che questo articolo andava segnalato con evidenza: per capire a che punto è il deserto [SGA].

Michela Marzano con Giovanna Casadio: Non seguire il mondo come va, Utet, pagg. 266, euro 14

Dalla rabbia alla speranza Una parlamentare delusa prova a rifondare la politica 

L’impopolarità dei partiti, la crisi del Pd, il disfattismo di Grillo In un libro-intervista con Giovanna Casadio Michela Marzano descrive la sua esperienza alla Camera. Ecco parte dell’introduzione
MICHELA MARZANO Repubblica 27 gennaio 2015
«DEPUTATA o cittadina? ». Quando il 15 marzo 2013 sto per entrare a Montecitorio, c’è una folla di telecamere e di giornalisti che si precipitano sui neoeletti alla ricerca di scoop e volti nuovi. Allora mi presto anch’io al gioco mediatico e, senza troppo imbarazzo, mi fermo e sorrido. «Entrambe le cose, perché?» Ma deve essere la risposta sbagliata, visto che il giornalista allontana il microfono e, senza aggiungere altro, se ne va. (...) Non appartengo a nessuna corrente. Non ho mai fatto politica. Non conosco nessuno. Tanto più che sono una “paracadutata”, come alcuni si affretteranno a ricordarmi. Faccio parte di quegli intellettuali chiamati all’ultimo minuto dal Pd per non lasciare alla lista Monti il privilegio di rappresentare la società civile. Faccio parte di quelle pedine scelte per mostrare che anche il Pd è capace di rinnovarsi, di utilizzare persone con competenze specifiche, e di non lasciarsi travolgere dal “devono andare tutti a casa” di Grillo.

«In politica il concetto di competenza non è oggettivo, cara Michela », mi disse un giorno un collega con cui mi stavo lamentando perché non mi avevano dato la possibilità di intervenire in Aula su un tema che conoscevo bene, su cui lavoravo da anni, su cui pensavo di poter dare un contributo grazie alle mie competenze, appunto. «In politica contano solo i voti che ti porti dietro. Tu, in fondo, rappresenti solo te stessa!», confermò la collega cui avevo raccontato scoraggiata l’episodio. (...) Di libri sulla delusione di chi, sbarcando per la prima volta in politica, si ritira sconfitto e disgustato ce ne sono fin troppi, da ultimo quello di Franca Rame. Ma non è questo il mio intento. Al contrario. Il mio scopo è raccontare il “re nudo”. Utilizzare la mia naïveté iniziale per fare come il bimbo nel racconto di Hans Christian Andersen I vestiti nuovi dell’Imperatore . Ma utilizzare anche gli strumenti analitici della filosofia e del pensiero critico per rivestire questo re e mostrare — al di là della retorica antisistema che è una delle piaghe dell’epoca contemporanea — che un’altra politica è possibile. (...) Ebbene, credo sia giunto il momento di avere il coraggio di passare per un’analfabeta o una stolta e gridare che la politica attuale è nuda. Ci sono troppi cortigiani — sia nei Palazzi sia nei media — che lo negano. Ci sono troppi arroganti e ambiziosi che sono pronti a tutto pur di conquistare o mantenere il potere. Anche se poi, una volta aperti gli occhi sulla nudità del re, non ci si può accontentare di urlare e di distruggere, come fanno troppo spesso i seguaci di Grillo, Casaleggio e Salvini. Il Parlamento non è una “scatola di tonno”. (...) Oggi so che, per ridare fiducia e speranza all’Italia, non serve l’apparato, non servono gli accordi sottobanco, non servono le mediazioni al ribasso, non servono le bugie e le promesse vane. Ma non servono nemmeno le urla e il disfattismo di un Grillo o di un Salvini. Esattamente come non servono gli slogan e gli annunci continui. Oggi so che servono contenuti e serietà, verità e coraggio, compassione e giustizia.
Allora è il momento, per me, di prendere le distanze. È il momento dell’autocritica e della riflessione. È il momento di smetterla di nascondersi dietro il politichese insopportabile dei quadri e dell’apparato. È il momento di rimboccarsi la maniche e di capire. (...) E cercare di mettere un po’ d’ordine nella confusione generale che circonda oggi non solo il mondo della politica, ma anche l’idea di democrazia. Per cercare di capire come sia stato possibile che, dopo vent’anni di berlusconismo, un quarto degli elettori italiani, per la maggior parte persone oneste e di buona volontà, abbiano potuto fidarsi di un ciarlatano come Grillo o come oggi possano spostarsi verso la Lega di Salvini. Per cercare di spiegare, infine, l’enorme speranza che ha investito Matteo Renzi al momento del suo arrivo a Palazzo Chigi. È possibile accontentarsi di passare da un uomo provvidenziale all’altro?
L’Italia va male. La gente soffre. E merita qualcosa in più rispetto a una serie di slogan fabbricati dai pubblicitari della politica. La crisi che attraversa oggi l’Europa, e in particolare l’Italia, prima ancora che essere economica e sociale, è culturale e morale. Se non si riparte da lì, non si capisce niente. Se ci si accontenta di comunicare, promettere o illudere, non si può uscire dallo stallo. Gli economisti devono trovare soluzioni immediate. Ma è anche arrivato il momento di capire che le soluzioni immediate non bastano più, e che si deve andare più in profondità per capire le ragioni profonde che hanno progressivamente portato l’Italia sull’orlo del baratro morale e culturale. Ecco perché questo libro nasce in quei giorni, ma si trasforma poi in un’antropologia della politica contemporanea. In uno sguardo critico sul futuro della sinistra. In un accorato auspicio a riscrivere la grammatica del potere attraverso le categorie delle emozioni morali. Solo così si potrà passare dall’ umiliazione e dalla rabbia degli impotenti, alla fiducia e alla speranza nel futuro, dal senso d’ingiustizia di quasi tutti al coraggio , di cui pure tutti abbiamo bisogno per uscire dalla sabbie mobili.

La filosofa entra nel Palazzo della politica. E si ribella
Il libro intervista (Utet) di Michela Marzano con Giovanna Cavalli: un’analisi su arroganza e compassionedi Massimo Rebotti Corriere 3.2.15
Una filosofa in Parlamento. Il libro di Michela Marzano Non seguire il mondo come va (Utet) è, prima di tutto, lo sguardo di chi entra per la prima volta nel Palazzo e si fa domande senza sconti. Docente a Parigi, autrice di diversi saggi di filosofia morale e politica, viene candidata nelle liste del Partito democratico alle elezioni del 2013 e, a marzo, approda alla Camera come deputato. Il primo impatto è uno choc: «Quello che penso non interessa a nessuno, in politica contano soprattutto conoscenze e appartenenze». Marzano «non appartiene e non conosce» e proprio per questo il suo punto di vista è prezioso, anche se la prova parlamentare costerà, e probabilmente costa ancora, non poche frustrazioni all’autrice. Il libro, scritto con la giornalista Giovanna Cavalli, parte dall’osservazione politica e antropologica sulla vita alla Camera e poi si apre a una serie di interrogativi sul significato di alcune emozioni in politica: dalla rabbia alla compassione, dalla sfiducia alla speranza. Ed è qui che la deputata Marzano mette pienamente a disposizione quella competenza filosofica per la quale, in teoria, è stata candidata, ma che, nella routine parlamentare o di partito, quasi mai le viene richiesta: «Alla Camera e al Senato — annota — alla fine conta l’arroganza».
Non seguire il mondo come va non è però un testo disilluso o genericamente contro il Palazzo («la retorica anti sistema — scrive a un certo punto a proposito dello spirito dei tempi — è una delle piaghe contemporanee»). È, viceversa, un libro sulla fiducia (smarrita) nella politica, sui suoi peggiori sostituti — la rabbia, la sfiducia, il cinismo — e sulle parole che ci vorrebbero per riaccendere la partecipazione. Una di queste è speranza: «Renzi ha ragione, senza speranza non c’è politica», ed è per questo, sostiene Marzano, che il segretario del Pd ha prevalso nella sfida dei messaggi alle ultime europee sulla «rabbia» di Beppe Grillo. Le pagine sui Cinquestelle sono affilate: «Non era ancora mai accaduto che l’assenza di fiducia si trasformasse in paranoia. Con Grillo si assiste all’emergere di una propaganda in cui il vero e il falso sono l’uno accanto all’altro».
In tempi di politica post-ideologica, però, ogni successo può essere effimero: «La differenza tra speranza e strumentalizzazione della speranza — scrive — è nel rapporto che si stabilisce, o meno, con la realtà». E qui verso il Matteo Renzi «veloce e carismatico» si avanza qualche dubbio: «Senza progetto e senza visione la sinistra rischia di scomparire». Il problema, argomenta, nasce ben prima dell’attuale premier e non si risolverà con lui. Per l’autrice la possibile soluzione consiste nel guardare la realtà con «compassione» («sono allibita dalla mancanza di rispetto e di cuore di tanti dirigenti») e «battersi» per renderla migliore. Ed è per questo che, tra le tante citazioni, quella centrale è del saggista francese Jean Guéhenno: «Il vero tradimento è seguire il mondo come va e occupare lo spirito a giustificare questo».
Ci sono pagine in cui Michela Marzano abbandona la posizione dell’intervistata e racconta in prima persona episodi della sua esperienza in politica. Sono personali ribellioni «al mondo come va» come quando, a sorpresa, prende la parola in una tesa riunione del gruppo Pd oppure alla Camera in un’aula distratta: «Non so cosa ci faccio qui dentro, ma se c’è chi ascolta quello che dico, forse ne vale la pena». 

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