martedì 10 marzo 2015
Tradotta la storia di Hitler e Mussolini illustrata per le masse da Pierre Milza, Petacco d'oltralpe
Leggi qui per l'edizione francese
Pierre Milza: Hitler e Mussolini. 1934-1944: dieci anni di incontri, colloqui e segreti, Longanesi
Risvolto
Dal giugno del 1934 al luglio del 1944, Hitler e Mussolini si sono
incontrati diciotto volte, di solito accompagnati dai rispettivi
ministri degli esteri, Ribbentrop per la Germania, Ciano per l'Italia.
Che cosa si sono detti nel corso di questi colloqui? Di che cosa hanno
parlato? E in che lingua? Per raccontare la storia di questi incontri,
Pierre Milza ha esaminato gli archivi diplomatici di Italia e Germania,
nonché una serie di fonti "secondarie" (testimonianze dirette, memorie,
corrispondenze) che ci restituiscono in presa diretta e ci permettono di
monitorare giorno per giorno, nel dettaglio, l'andamento di quei
colloqui così importanti per la storia europea e mondiale e di capire
meglio come e perché due personaggi così diversi siano stati in grado di
trovare un accordo e una complicità nel crimine più mostruoso che abbia
mai macchiato la storia dell'umanità.
Mussolini & Hitler C’eravamo tanto amati
Un libro dello storico francese Pierre Milza sul “diabolico” rapporto tra i due dittatori dell’asse nazifascista
di Mirella Serri La Stampa 10.3.15
«Ho
bisogno di una donna!»: il grido risuonò nei saloni del Quirinale nel
cuor della notte. Maggiordomi e domestici, nonché Vittorio Emanuele III e
la consorte, svegliati all’improvviso non sapevano che pesci pigliare
di fronte a questa richiesta. Pensavano a un impulso erotico non
semplice da soddisfare. Anche perché si trattava di Adolf Hitler. La
realtà era diversa: il Führer, soffrendo d’insonnia, aveva bisogno di
una collaboratrice domestica che gli rifacesse il letto. Questo episodio
un po’ grottesco segna la visita di Hitler a Roma dal 3 all’8 maggio
1938. Un tour fondamentale: non solo consolidò la funesta alleanza tra
il capo del Reich e il Duce, ma suggellò anche la nascita di un’amicizia
tra due personaggi indubbiamente «mostruosi»: così, Pierre Milza
definisce i protagonisti del suo nuovo e suggestivo libro, Hitler e
Mussolini (a giorni in uscita da Longanesi, pp. 293, € 22).
Il Führer logorroico
Un
legame durato dieci anni, dal giugno del 1934 al luglio del 1944,
quello tra il ras fascista e il dittatore nazista, che si sviluppò
attraverso una ventina di incontri. Lo studioso francese è andato a
recuperare, negli archivi diplomatici tedeschi e italiani, i verbali e
le traduzioni di questi storici abboccamenti e le testimonianze
stenografate di alcuni presenti. Si delinea così un quadro fino a oggi
assolutamente inesplorato della singolare relazione tra i due alleati.
Un’attrazione veramente fatale collegò i despoti che esercitarono l’uno
sull’altro una forte carica di suggestione. Come rivelano i documenti,
Mussolini, proprio a partire dalla visita del 1938, subì tutte le
decisioni del Führer. Soprattutto lo fece senza quasi mai obiettare. Da
parte sua, Hitler, persino nei momenti in cui si manifestava tutta
l’ignavia e l’incapacità del suo amico, per esempio nella fallimentare
invasione della Grecia, lo lusingava e lo blandiva senza alcun
risentimento.
Seduzione
Come si svolgevano gli incontri? Il leader
nazista dettava l’agenda, il luogo e la durata delle discussioni:
«Vengo considerato», osserva Mussolini, «un domestico che, al suono del
campanello, non ha altra scelta che obbedire». Hitler però aveva un
effetto antidepressivo, galvanizzante sul capo del fascismo. «Il Führer
rovesciava addosso a Mussolini», scrive l’interprete Paul Otto Schmidt,
«un diluvio di cifre sulle perdite, le riserve, l’artiglieria, le armi e
l’aviazione… i grandi occhi scuri dell’italiano sembravano schizzare
fuori dalle orbite».
Sedotto da una valanga di notizie, Mussolini si
faceva convincere. Agli esordi della loro conoscenza, però, non era così
maneggevole. Al primo incontro, a Venezia dal 13 al 16 giugno 1934, il
capo fascista si mostrò gelido e indifferente nei confronti di Hitler
«pallido come un cencio», malvestito in tight nero e pantaloni troppo
lunghi. Il Duce si vantava inoltre di padroneggiare la lingua di Goethe.
Non era così, fu un dialogo tra sordi e da allora venne impiegato un
interprete. Il dittatore italiano però si indignò quando, discettando
della superiorità dei nordici sui popoli mediterranei, Hitler li definì
di origini «negroidi».
Un gioco mimetico
In quel periodo la
subalternità del capo del nazionalsocialismo nei confronti del suo idolo
era palese: «Hitler ride quando Mussolini ride, si acciglia quando lui
si acciglia… un vero spettacolo di mimetismo», scrive l’ambasciatore
francese a Berlino André-François Poncet. Ma poi tutto cambierà. Come
mai il Duce si lascerà manipolare?
«C’era il timore di ritrovarsi il
Führer come avversario», osserva Milza, «e una sorta di sentimento
mafioso dell’onore nel mantenere i patti». A cui si aggiungeva il
fascino della potenza industriale e militare del Reich. Ma i due compari
riuscivano a dialogare veramente? Parlarono della «soluzione finale»?
Come emerge da questi verbali, lo fecero quando Hitler, elencando i
motivi per cui detestava gli ebrei, disse che sarebbe stato meglio
deportarli in massa nel Madagascar. Ma Mussolini era già a conoscenza
delle stragi di cittadini di religione israelita che si stavano
verificando in Russia e in Polonia, delle sperimentazioni crudeli e
della politica di «igiene razziale».
Salò
Quando infine si
incontrarono a Feltre, il 19 luglio 1943, uno dei traduttori descrive
Mussolini che, ancora una volta, di fronte alla logorrea del leader
tedesco, è «paziente… si abbandona a un profondo sospiro». Alzerà la
voce quando arriverà la notizia del bombardamento di Roma. Hitler dal
canto suo urlò e picchiò i pugni sul tavolo. Il Duce venne sopraffatto. I
due leader si incontrarono dopo l’attentato del 20 luglio 1944 da cui
il capo tedesco si salvò per il rotto della cuffia. Ancora sconvolto per
l’esplosione dell’ordigno, nel salutare Mussolini, gli disse: «Vi
considero il mio migliore, e forse il solo amico che ho a questo mondo».
Però il Duce, che a
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