sabato 11 aprile 2015

Il revisionismo dei mentecatti: "Benito Mussolini e Pietro Nenni erano due giovani romagnoli che inseguivano un’utopia: volevano trasformare il mondo"

Le vite parallele di Mussolini e Nenni 
Entrambi romagnoli, hanno attraversato la prima metà del ’900 da amici-nemici 
11 apr 2015  Libero ANDREA EMMANUELE CAPPELLI 

Benito Mussolini e Pietro Nenni erano due giovani romagnoli che inseguivano un’utopia: volevano trasformare il mondo con la forza dell’ideologia e del loro agire politico. Il primo era socialista massimalista - con venature d’anarchismo bakuniniano e sindacalismo rivoluzionario di matrice soreliana - l’altro repubblicano. Nella loro militanza si scontrarono - “rossi” socialisti contro “gialli” repubblicani - nel teatro di una Romagna d’inizio ’900, infiammata dalla lotta politica; altre volte, di fronte al nemico comune - monarchia e governo - si coalizzarono. Condivisero anche l’esperienza della prigione: nel 1911 furono rinchiusi nel carcere di Forlì. E dietro le sbarre cementificarono la loro amicizia. 
Il resto è storia nota: Mussolini divenne il Duce, Nenni, convertitosi al socialismo, fu esiliato a Ponza. La vita li divise. Ma cosa restava dell’antico sentimento? Probabilmente hanno ragione Luciano Foglietta e Alberto Mazzuca, autori del libro Mussolini e Nenni. Amici nemici ( Minerva, pp. 528, euro 16): i due continuarono a essere amici e nemici allo stesso tempo. Gli autori hanno integrato di un nuovo capitolo - aggiornato al XX secolo - le Vite parallele di Plutarco: un’ultima coppia biografica doveva essere raccontata. L’impianto narrativo è di Foglietta, la scrittura (con i suoi lunghi periodi ricchi di dettagli storiografici) è di Mazzuca. Il risultato travalica i confini biografici dei protagonisti, offrendo un esaustivo spaccato della prima metà del ’900. 
A differenza di Sangue romagnolo (che Foglietta scrisse sempre per Minerva con il fratello di Alberto, il direttore del Giorno Giancarlo Mazzuca) il taglio è meno narrativo e più saggistico. Tuttavia, i tre personaggi affiancati a Mussolini nell’opera precedente (Nicola Bombacci, Leandro Arpinati e Torquato Nanni) restano molto presenti anche in questa. D’altronde i due autori sono entrambi romagnoli di Santa Sofia, giornalisti nella redazione del Resto del Carlino di Forlì, la stessa città in cui vissero Mussolini e Nenni.

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