sabato 6 febbraio 2016

L'Iran e l'Europa


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di Mohammad Javad Zarif Repubblica 6.2.16
L’autore è ministro degli esteri dell’Iran
LA recente visita del presidente Rohani in Italia e Francia ha valenza storica in quanto inizio di una nuova fase della cooperazione economica, politica e culturale di mutuo vantaggio tra le parti interrottasi per un decennio circa.
L’Italia e la Francia, pilastri e paesi fondatori dell’Unione Europea, nonché tradizionali tramiti tra l’Occidente e il Medio Oriente, hanno spesso intrattenuto una relazione costruttiva con l’Iran, e benché il rapporto talvolta abbia visto alti e bassi e persino crisi momentanee, il comune desiderio di superare i problemi e risolvere le difficoltà è specchio dei profondi legami esistenti. Nonostante la cosiddetta immotivata “crisi” del nucleare e l’intromissione di determinate terze parti abbiano provocato qualche interruzione dei tradizionali rapporti tra Iran e Europa, la calorosa accoglienza tributata al presidente Rohani, i vari incontri di alto livello, nonché gli importanti accordi siglati, sono segno della ripresa dei rapporti economici e di cooperazione in tutti i settori, dall’energia alla tecnologia, alla politica, alla cultura, fino alla sicurezza. L’incontro del presidente Rohani con il pontefice, leader spirituale dei cattolici di tutto il mondo, ha inoltre evidenziato il mutuo impegno a collaborare alla creazione di un Mondo Contro la Violenza e l’Estremismo (Wave). Va ricordato che nel settembre 2013 il neoeletto presidente Rohani propose tale risoluzione all’Assemblea Generale dell’Onu come priorità del programma iraniano di politica estera; l’Assemblea Generale adottò la risoluzione all’unanimità, suscitando la speranza di dar vita a una oculata campagna globale per contrastare la minaccia del terrorismo e dell’estremismo. In una prospettiva più ampia, fin dall’antichità Europa e Iran sono state culle di civiltà vicine. Ora che l’accordo sul nucleare, ponendo fine a un decennio di immotivate tensioni, è in fase di attuazione, è giunto il momento di concentrarsi su questioni di maggiore importanza, in particolare sullo sforzo congiunto di individuare il sistema di consentire all’Iran e ad altri paesi influenti, di ampliare la mutua cooperazione, fondata sull’interesse comune e la necessità di affrontare le comuni minacce.
L’Europa e l’Iran hanno in effetti interessi comuni in svariati settori. A garantire la continuità della cooperazione reciproca sono le storiche e tradizionali relazioni bilaterali e altre realtà positive, come l’esistenza di complementarietà economiche, di una cooperazione di mutuo vantaggio in ambito energetico e tecnologico, di culture fondate su lingue indoeuropee e altri storici legami culturali. Inoltre, grazie a strumenti sia collettivi che bilaterali, è possibile contrastare attivamente gravi minacce quali terrorismo, violenza, estremismo, narcotraffico e similari. La cooperazione economica e tecnologica deve essere necessariamente affiancata da una più intensa cooperazione nella lotta contro la violenza e l’estremismo e per il ripristino della pace e della stabilità in Medio Oriente; la mancata attenzione a questi aspetti rappresenta un rischio, sia per l’Iran che per l’Europa. L’Iran, per la sua posizione nel cuore del Medio Oriente e l’Europa, a motivo della sua prossimità alla regione, nutrono entrambi legittime preoccupazioni per il protrarsi delle ostilità e delle carneficine nella regione, in particolare per la crisi dei profughi in tre paesi — Siria, Iraq, e Yemen.
Già da tempo l’Iran ha avanzato e aggiornato due proposte in quattro punti per risolvere le crisi in corso in Siria e Yemen, in larga misura recepite dalla risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza. Entrambe le proposte includono l’immediato cessate il fuoco, l’assistenza umanitaria ai non combattenti, azioni mirate a facilitare il dialogo tra i gruppi all’interno del paese, guidandoli a formare un governo di unità nazionale senza preclusioni, dotato del potenziale necessario a ristabilire pace e stabilità. Gli accordi di Vienna (1 e 2), i negoziati di New York sulla Siria e l’adozione della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, hanno dato il giusto slancio alla ricerca di una soluzione politica in Siria e i paesi europei possono avere un ruolo efficace di rafforzamento e sostegno di tale processo. Inoltre le azioni mirate ad affrontare le cause e le manifestazioni della violenza strutturale e gli effetti dell’estremismo, senza escludere la lotta alla povertà e all’ineguaglianza economica, a promuovere i meccanismi funzionali alla democrazia, a evitare i conflitti settari e violenti e a opporsi alle azioni militari unilaterali, rappresentano importanti priorità di politica estera, che possono restituire stabilità al Medio oriente e in tale contesto l’Unione europea può svolgere un ruolo decisamente positivo. La sicurezza non si ottiene mai a spese di quella altrui. Nessun paese può perseguire i propri reali interessi senza tener conto degli interessi altrui. Nessuno può combattere in Iraq Al Qaeda e i suoi fratelli di ideologia, come il cosiddetto Stato Islamico (che non è uno Stato e neppure islamico), sostenendone al contempo attivamente l’espansione in Yemen o in Siria. A tal proposito i Paesi europei giocano un ruolo positivo nella regione, incoraggiando altri paesi mediorientali ad accettare una soluzione politica a questa crisi.
In conclusione, la comunità mondiale che comprende Iran e Europa non può più permettersi di non affrontare le cause alla base dell’instabilità in Medio Oriente. Si apre così, al contempo, una straordinaria opportunità di interazione e cooperazione, che non va perduta. La pace e la stabilità sono la necessità fondamentale della civiltà in Medio Oriente, in Europa e in definitiva in tutto il mondo. Non si tratta di un’opzione, bensì di una necessità imprescindibile nell’odierno mercato mondiale, interconnesso e caratterizzato da una sempre maggior interdipendenza.
Traduzione di Emilia Benghi © Lena - Leading European Newspaper Alliance 

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