domenica 14 febbraio 2016

"Sessualità liquida" o democratizzazione e rivoluzione passiva della morale liberale?

Risultati immagini per Schmid: Sex Out, Fazi
Come se ai tempi dell'eticità si fossero fatti solo le seghe [SGA].

Wilhelm Schmid: Sex Out. L'arte di ripensare il sesso, Fazi

Risvolto
La nostra è un’epoca in cui al sesso è data un’importanza quasi isterica. È un fenomeno di massa, un’euforia collettiva, un culto del piacere a cui partecipiamo tutti, uomini e donne.

E allora che succede a una coppia, e che succede a un singolo, quando all’improvviso l’attività sessuale si spegne? Se il sesso è un valore tanto fondamentale, non si rischia di uscirne ridimensionati, di sentirsi esclusi da quella festa alla quale tutto il mondo sta partecipando, di sentirsi inadeguati? Di mettersi radicalmente in discussione, insomma?

In quest’agile volumetto, Wilhelm Schmid – come sempre lontanissimo da ogni sofisma, da ogni formalismo d’accademia – affronta il problema con la sua arma più affilata, quella della filosofia, e propone dieci possibili risposte all’angosciato «Che fare?» che ci assilla quando sprofondiamo in un sexout. Dieci strade per ripensare il sesso, dieci modi alternativi di accostarvisi che, allo stesso tempo, rappresentano un’introduzione anticonformista alla filosofia – una disciplina, leggere per credere, tutt’altro che asessuata.

Sesso, dunque sono

Oggi il culto dell’orgasmo ha un’importanza quasi isterica: ma cosa succede se l’attività erotica si spegne? Ci aiuta la filosofia 
Diego Fusaro Tuttolibri 13 2 2016
Il nuovo libro di Wilhelm Schmid merita di essere letto e meditato, non foss’altro che per l’argomento di cui si occupa in chiave critica: quel sesso che per noi, stanchi abitatori della postmodernità, è divenuto un tema ubiquitario e invasivo, a tal punto da saturare, oltre allo spazio mediatico, quello delle vite private e delle relazioni pubbliche. 
In effetti, tipico dell’epoca dell’«amore liquido» e del legame sociale interrotto è il fatto che l’erotismo deregolamentato in forma neolibertina cessa di essere alleato con la riproduzione e con l’amore. Per la prima volta, diventa indipendente, egoistico e fine a se stesso, rigettando preventivamente ogni responsabilità per i suoi effetti collaterali.
Il sesso guadagna, così, uno statuto autonomo, slegandosi dalle dimensioni a cui un tempo si accompagnava e di cui era, per così dire, degno completamento. 
Legame solido ed «eticizzato», l’amore familiare viene sempre più sostituito dall’amore liquido e postmoderno. Quest’ultimo – coerente espressione sentimentale del contratto a termine in ambito professionale – intende cinicamente ogni legame come a tempo determinato; cioè come sempre pronto, in analogia con la sfera della circolazione, a essere sostituito da un nuovo legame a termine. 
La norma del capitalismo assoluto, in virtù della quale tutto è possibile purché si disponga dell’equivalente monetario corrispondente, tende a invadere anche l’ambito delle relazioni sentimentali. Ecco allora che la possibilità di fare illimitatamente ogni esperienza si traduce in un nuovo imperativo categorico: prescrive la trasgressione permanente e la violazione gaudente di ogni limite, nella rivendicata ridicolizzazione dell’«obsoleto» legame familiare centrato sulla stabilità etica e sulla fedeltà al medesimo. 
Lacan sosteneva che la formula magica dell’amore è in quella parola encore in cui si condensa la fedeltà al medesimo, la «scelta» – diremmo con Kierkegaard – sempre rinnovata per un sentimento che cresce mentre si consuma. 
Questa dimensione sembra oggi assente su tutto il giro d’orizzonte. In luogo dell’amore etico e della sua stabilità progettuale di fedeltà al medesimo, trionfa, nel tempo della precarietà a tempo indeterminato, la sequenza ininterrotta dei piaceri immediati e disinibiti, sempre più rapidi nel loro succedersi, privi di differimento e on demand, senza responsabilità e senza prospettiva, frutto del narcisismo cinico degli io nomadi e sradicati.
In nome della licenza scambiata surrettiziamente per libertà, il discorso del libertino – variante sessuale del discorso del liberista – mira ad affrancare da qualsiasi legame con l’altro: pone in essere un amore autistico, riferito all’io irrelato e tale per cui l’altro figura sempre e solo come mezzo di piacere, in una coerente estensione all’ambito sentimentale dell’assiomatica del do ut des liberoscambista.
Nel trionfo della deregulation erotica e del laissez faire sentimentale, il discorso del neolibertino individua puntualmente nel vincolo etico familiare il proprio nemico: proprio come la retorica del neoliberismo scorge il proprio rivale nel limite politico sancito dallo Stato sovrano.
«Devi godere!» diventa il grande imperativo del nostro tempo e della sua esiziale dissociazione tra Legge e Desiderio, con annesso riassorbimento della prima entro i confini del secondo. Il piacere sessuale disinibito e portato all’eccesso si erge oggi a unica Legge in vigore.
Ecco perché, come Schmid efficacemente sottolinea, oggi tutto ruota intorno al sesso, perfino per le coppie più stabili e collaudate: e quando, per usare la formula del pensatore tedesco, si precipita nel sexout, ossia quando implode la dimensione sessuale (tanto per l’individuo quanto per la coppia), sembra che si prosciughi ogni senso possibile dell’esistenza.

Dieci regole per non fare come Socrate Dieci regole per sentirsi felici 
Elisabetta Pagani Tuttolibri 13 2 2016
«Vivere senza sesso si può. Certo però sarebbe un gran peccato» ragiona Wilhelm Schmid. Perché il sesso, scrive il filosofo tedesco in Sexout, libretto deliziosamente rilegato in cui suggerisce dieci strategie per tornare ad essere felici a letto, è un «generatore di desideri e di potere, rappresenta la via più breve per trovare un senso». Tutti ne parlano, lo ostentano, ne sono ossessionati. Eppure tutti, prima o poi, smettono di farlo. Da che mondo è mondo. Il primo sexout - interruzione dal sesso - della storia della filosofia ha come protagonista un Socrate ormai stufo della moglie Santippe. «Non si sa come abbia affrontato la situazione» premette Schmid, si sa però che ne discusse a lungo con l’esperta Aspasia nel dialogo platonico Menesseno. 
Da Socrate ai giorni nostri capita a tutti, scrive, «a parte chi si è appena innamorato».
«Già, non si può evitare».
Però se ne può uscire?
«Il punto è proprio trovare una soluzione. Nel mio libro ne consiglio alcune, dieci per la precisione. La maggioranza le ho testate su di me».
Tra queste mette un moderato narcisismo e la volontà di comprendere se stessi e l’altro in modo positivo. Uomini e donne non si capiscono più?
«In passato spesso nemmeno si parlavano, vivevano relazioni obbligate. Non dobbiamo sognare i bei tempi andati, ma un futuro migliore».
Le coppie omosessuali sono vittime del sexout allo stesso modo?
«È un problema di tutte le relazioni amorose, ma ho l’impressione che qui sia più sfumato perché è più facile condividere gli stessi bisogni».
InSexout, ma anche nel suo libro precedente,Serenità, diventato un bestseller, affronta i problemi concreti della vita. È la filosofia che torna alle origini?
«La filosofia è uno strumento che aiuta a pensare, e talvolta è difficile da capire, esattamente come è difficile comprendere un dottore che parla di medicina. Molti filosofi dimenticano che il loro compito è produrre cose belle e utili. Il mio approccio è uno: offrire gli strumenti per rendere la vita comprensibile».
Un filosofo pop, si direbbe oggi.
«Se significa popolare sì, sembra che io lo sia».
InL’amicizia per se stessiscrive che si può vivere senza amore, ma non senza amici. E senza sesso?
«Si può, se si vuole o se si deve. Ma sarebbe un peccato, almeno a mio parere. Il buon sesso rende le persone migliori».
Come si spiega che l’assenza reale di sesso aumenti proprio nell’era della libertà sessuale? È l’ossessione apparente della società che rende nel concreto asessuati? Secondo alcune statistiche lo sarebbe l’1-5% della popolazione mondiale.
«Ogni eccesso è seguito da un periodo di esaurimento. Dopo aver bevuto due bottiglie di vino nessuno avrebbe voglia di scolarsene un’altra il giorno successivo. Ma dopo ogni periodo di stasi, di svuotamento, si rinasce, nella vita privata come nei processi storici».
Tra i motivi che portano all’astinenza dal sesso c’è anche la dipendenza dal lavoro?
«Certo, è una delle ragioni. Una cosa dovremmo chiederci: come mai ci sono così tanti maniaci del lavoro? Perché sono in tanti a non far sesso. Da un’indagine tedesca è emerso che dopo 10 anni di relazione si raggiunge quasi il 100% di sexout».
«La vita di Eros si svolge fuori dall’ordinario. Ogni tentativo di trasformarla in un’esperienza abituale è destinato al fallimento» scrive. Insomma, nelle relazioni durature non è possibile avere una vita erotica felice? L'unico rimedio è dire addio alla monogamia?
«Si può essere monogami e avere una vita erotica splendida. Anche dopo 30 anni, ma non tutti i giorni. Ci sono la routine, le faccende pragmatiche da sbrigare. Se ci si adatta, c’è spazio per romanticismo ed erotismo».
«Una vita a mezz’altezza», è quella che consiglia. Senza le tribolazioni di chi vuol vivere sempre al massimo e si schianta poi contro delusioni continue. Il segreto, quindi, è rassegnarsi a una vita a metà?
«Non una vita a metà, una vita a mezza altezza. Che significa non pretendere sempre di vivere al top. È davvero necessario realizzare al 100% tutto? Sfiorare l’ideale? Guardate che gran parte dell’infelicità in cui affogano le persone oggi è proprio il risultano delle loro esorbitanti aspettative».
Parlando di società contemporanea. Il sesso virtuale, inteso come mentale, è sempre esistito. Ma com’è cambiato oggi, nell’era digitale?
«Nel mondo digitale possiamo conoscere e contattare persone reali in ogni momento, ovunque nel mondo. Il sesso diventa quindi onnipresente. O, per essere esatti, l’immagine del sesso».
Per alcune cose che cambiano, altre sembrano non cambiare mai. Nel suo libro distingue il modo di vivere la sessualità a seconda del genere. Nelle donne, osserva, il sentimento ha un peso maggiore. Ma non è, ormai, uno stereotipo?
«Gli stereotipi, si sa, contengono sempre un po’ di verità. E comunque procedo cauto: non parlo di “tutte” le donne, ma di “molte” donne».
Insomma, c’è davvero bisogno del sesso? E perché?
«Ce n’è bisogno se crediamo di averne bisogno. Il perché sta a noi deciderlo: riproduzione, scambio con la persona amata, ispirazione. O semplicemente per finire bene la serata».

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