mercoledì 30 marzo 2016

La forma-romanzo dopo Joyce

James Joyce e la fine del romanzo
Enrico Terrinoni: James Joyce e la fine del romanzo, Carocci, pagine 176, euro 18

Risvolto
Dopo la rivoluzione imposta da James Joyce, quali sono state le sorti del romanzo? Nel tentativo di cogliere il carattere profetico e apocalittico di Joyce all’interno della storia del novel, il volume ne rivisita la parabola letteraria – da Dubliners all’Ulisse, a Finnegans Wake – con capitoli dedicati a un suo illustre predecessore (Hawthorne), agli autori a lui coevi (Ford, Lawrence) e a chi ebbe l’onere di raccoglierne l’eredità (Beckett, O’Brien, Behan, Johnson). Il dibattito sul romanzo diviene così una disamina della sua fine e dei suoi fini. Nel testo gli “obiettivi” del genere vengono analizzati non solamente dall’ottica realista in cui spesso i suoi albori sono collocati, ma anche per sondare i limiti delle tecniche di verosimiglianza e le loro ambiguità, se declinate e orientate a ritrarre soltanto gli aspetti tangibili e materiali della realtà. La lezione di Joyce è quella di uno scrittore realista, ma di un realista che intendeva estendere i limiti di tali tecniche per consentire ai lettori di non fermarsi alla sfera del visibile ed essere letteralmente catapultati in quella dell’invisibile e dell’onirico, poiché la dimensione sognante è parte integrante della nostra esistenza.

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Alessandro Zaccuri Avvenire 30 marzo 2016

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