martedì 26 aprile 2016

Cattolici e politica negli Stati Uniti

In Rome we trust. L'ascesa dei cattolici nella vita politica degli Stati UnitiManlio Graziano: In Rome we trust. Cattolici e politica negli Stati Uniti, Il Mulino, pp. 243, 22

Risvolto
Per alcuni il processo di «cattolicizzazione» degli Stati Uniti d’America risale all’epoca di Reagan, per altri a George W. Bush: quel che è certo è che la tendenza alla sovrarappresentazione dei cattolici in seno alla classe dirigente politica americana è diventata evidente durante l’era Obama. Sotto la sua amministrazione più di un terzo dei ministri, il vicepresidente, il capo dello staff, il consigliere sulla sicurezza nazionale, quelli della sicurezza interna, il direttore della CIA, direttore e vicedirettore dell’FBI, il capo di stato maggiore e altri capi dell’esercito saranno stati di religione cattolica. Il libro fa luce in modo chiaro e informato sulla straordinaria crescita dell’influenza della Chiesa nella vita politica americana e sulle sue implicazioni.

In primavera un nuovo libro del professor Manlio Graziano in Usa e Italia
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Perché i cattolici contano così tanto nella politica degli Stati Uniti? Cosa ottengono gli Usa in cambio? Le risposte in un libro
di Maurizio Crippa | Foglio 18 Aprile 2016

Geopolitica Gli Stati Uniti diventano più cattolici e trovano un Vaticano più americano
Corriere della Sera 25 Apr 2016 Di Ennio Caretto
Il libro di Manlio Graziano In Rome we trust («Confidiamo in Roma») . Cattolici e politica negli Stati Uniti (Il Mulino, pp. 243, 22), è assai più di una erudita e ben documentata analisi dei rapporti tra il Vaticano e l’America, tra il cattolicesimo e l’ultima superpotenza, i due «imperi paralleli», nella felice espressione di Massimo Franco. È una preziosa chiave di lettura delle geopolitiche che la Chiesa romana, qui nella sua veste di entità terrena, e l’America, lo Stato guida dell’Occidente, hanno recentemente seguito e continueranno a seguire nel dopo guerra fredda, influenzandosi a vicenda.
Il libro, che sviluppa un tema già individuato da Graziano in Guerra santa e Santa alleanza. Religioni e disordine nel XXI secolo (Laterza), avanza la tesi che, pur nella loro diversità, cattolicesimo e americanismo tendano, se non alla convergenza, al parallelismo di strategie e obbiettivi. La Chiesa cattolica, la più grande con 80 milioni di fedeli, afferma, si fa sempre più strada negli Usa a ogni livello, come la cultura libertaria americana si fa sempre più strada in Vaticano.
A sostegno di questa tesi, Graziano, docente di geopolitica alla Sorbona e all’American Graduate School di Parigi, adduce dati inconfutabili. Nel 2014 negli Stati Uniti la Chiesa romana formava «la seconda rete di protezione sociale dopo lo Stato federale» con le sue 5.400 scuole elementari, le 1.200 medie e superiori e 200 mila insegnanti, e con i suoi 550 ospedali per quasi 90 milioni di pazienti. Metà del gabinetto di Obama, un terzo del Congresso, 19 governatori e 6 Aeroporto di Newark, 28 dicembre 1995: papa Giovanni Paolo II con l’allora presidente Bill Clinton (foto Reuters)
giudici su 9 della Corte Suprema erano cattolici (oggi 5 su 9 in seguito alla morte di Antonin Scalia). Al tempo stesso, nel Collegio cardinalizio del Vaticano il gruppo americano era il secondo dopo quello italiano, ed è anche ad esso che si devono l’elezione di papa Bergoglio, «il primo Papa panamericano», e il suo attivismo.
Il ritorno della religione nella vita pubblica, dopo che il Congresso di Westfalia del 1648 l’aveva secolarizzata, sostiene Graziano, è opera principalmente degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono il Paese avanzato più religioso del mondo: In God we trust è stampato persino sulle banconote in dollari. Ma per secoli i rapporti con il Vaticano, evidenzia Graziano in un fitto excursus storico, furono conflittuali. Dallo sbarco dei Pilgrims inglesi, «il protestantesimo fu il tratto indispensabile dell’unità nazionale» Usa e col tempo si trasformò nel feroce antipapismo che nel 1867 portò alla rottura della relazioni consolari. Il suo graduale superamento incominciò nella Prima guerra mondiale, quando negli Usa i vescovi formarono il National Catholic War Council per segnalare di essere prima americani poi cattolici, ma si accelerò nella Seconda, quando Roosevelt mandò un rappresentante personale alla Santa Sede.
Al parallelismo delle geopolitiche di Vaticano e America che ne derivò Graziano dedica i due capitoli più importanti del libro, gli ultimi: La cattolicizzazione degli Stati Uniti e L’americanizzazione della Chiesa cattolica. Il nesso dei due capitoli è la correlazione tra l’inevitabile declino degli Usa e la penetrazione del cattolicesimo al loro interno, con il legame tra la penetrazione americana nel Vaticano e il suo dinamismo.
Già in passato, ricorda Graziano, l’America ha influito sulla Chiesa cattolica, dall’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII al Concilio Vaticano II, dall’abbandono dell’antisemitismo alla lotta alla pedofilia. Ma oggi l’America cerca nella Chiesa cattolica una bussola morale e nei suoi princìpi un sostegno della propria civiltà, come dimostrato dalla sintonia tra il presidente Reagan e Giovanni Paolo II e tra Obama e Francesco. Tuttavia, rimarranno sempre dei contrasti, come accadde alla fine degli anni Trenta tra Roosevelt, per il quale il nazismo era il maggior pericolo, e Pio XII, per il quale lo era il comunismo, e al principio del 2003 tra Giovanni Paolo II, che si oppose con forza ma inutilmente alla guerra contro l’Iraq, e Bush jr. Resta inoltre da vedere se e come il cattolicesimo riuscirà ad ammorbidire il rigido capitalismo americano.

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