domenica 24 aprile 2016

Fisichella: una carriera costruita sulle glosse alla teoria del totalitarismo e mai uno sguardo sui genocidi liberali

Totalitarismo. Un regime del nostro tempoDomenico Fisichella: Totalitarismo. Un regime del nostro tempo, Pagine, pp. 344, euro 19,50

Risvolto
Stalin, Hitler, Mao, Mussolini, Franco, Salazar, sono figure cruciali del XX secolo. Ma i loro regimi politici sono tutti esperienze totalitarie, oppure no? E in base a quali criteri certe "forme di governo" sono definibili totalitarie? E quando compaiono nella storia? E possono ripresentarsi in avvenire? E in ragione di quali condizioni? E cosa ci riserva la galassia islamica? Ecco gli interrogativi di fondo che questo volume affronta.






Libero 23 Gennaio 2016

«Vi spiego perché i regimi totalitari possono essere soltanto di sinistra»

Il politologo siciliano lancia una nuova collana di storia e politica per ricostruire l’immaginario culturale di una destra che «ha perso ogni punto di riferimento»

Libero 24 Apr 2016 GIANLUCA VENEZIANI
A quasi un secolo dal suo primo inveramento (il regime sovietico, figlio della Rivoluzione russa del 1917), il totalitarismo continua a essere riproducibile come fenomeno storico e valido come categoria di interpretazione storiografica. Attraverso un’analisi comparata delle esperienze totalitarie del ’900 e una nuova premessa dedicata alle più recenti manifestazioni potenzialmente totalitarie, il professor Domenico Fisichella (già ministro e vicepresidente del Senato) ripropone, in una versione aggiornata, il volume Totalitarismo. Un regime del nostro tempo (Pagine, pp. 344, euro 19,50), pubblicato per la prima volta nel 1976 con il titolo Analisi del totalitarismo e poi integrato in sei successive edizioni.
Il testo si inserisce all’interno della neonata collana «Biblioteca di Storia e Politica», diretta dallo stesso Fisichella e voluta dalla casa editrice Pagine al fine di suggerire temi, categorie e autori capaci di ricostruire l’immaginario culturale della destra. In quest’ottica, nell’ambito della stessa collana, sono stati pubblicati anche i volumi Giudici e legge di Giuseppe Valditara, sui pregiudizi ideologici della nostra magistratura, e Costruttori dello Stato. Sovrani di Casa Savoia di Francesco Cognasso, Ettore Rota e Pietro Silva, che traccia il profilo dei veri artefici dell’Unità italiana.

Professore, a oltre 90 anni dalla prima utilizzazione del termine “totalitario” (in un articolo di Giovanni Amendola), in che misura il concetto di totalitarismo è utile per capire la contemporaneità?

«Se la s’intende come il tempo che comincia nel XX secolo, il concetto e la sua definizione storiografica restano sicuramente validi. Ma anche nel riferimento all’attualità il termine “totalitarismo” ha un’efficacia notevole: di recente, ad esempio, una parte della pubblicistica ha utilizzato questo concetto a proposito dello Stato Islamico».

Secondo lei è appropriato ricorrere a questa categoria o a definizioni simili (come «nazislamismo») per indicare l’esperienza del fondamentalismo religioso?

«Esistono alcune analogie, dall’uso politico del Terrore al tentativo di rifare la storia attraverso la distruzione di opere e monumenti delle civiltà precedenti. Ma vanno sottolineate anche le differenze: nell’Isis non figurano né uno Stato né un partito unico, manca l’idea di una rivoluzione permanente che porti alla nascita dell’“uomo nuovo” e soprattutto è assente quel processo di secolarizzazione, con conseguente rifiuto della Il politologo ed ex ministro Domenico Fisichella (1935). A sinistra, la copertina del suo celebre saggio religiosità, tipico del marxismo, del nazismo e della Cina comunista».

Tra i regimi totalitari c’è anche il fascismo?

«A mio avviso, no. Il regime fascista fu una dittatura, ma di tipo autoritario, non totalitario».

In generale esistono regimi totalitari di destra?

«I totalitarismi sono sempre regimi rivoluzionari di sinistra, perché postulano la distruzione dell’intera società e l’edificazione di una realtà sociale totalmente nuova».

Qual è lo spirito con cui nasce questa collana?

«Il suo scopo è precisare una serie di categorie concettuali, che reputo decisive in un momento in cui la crisi della destra è essenzialmente intellettuale. Questo mondo, nella transizione dal passato all’oggi, ha perso il baricentro e ogni punto di riferimento. Occorre pertanto recuperare il tessuto valoriale di base, appellandosi nuovamente alla civiltà cristiana, all’idea di nazione e alla libertà responsabile».

Mi pare di capire che, a suo giudizio, lo stato di salute dell’intellighenzia di destra sia sconfortante…

«Mi chiedo chi siano oggi gli intellettuali di destra. Indubbiamente ci sono, ma, se si pongono in maniera critica rispetto ai valori suddetti e alla tradizione risorgimentale, finiscono per nuocere alla destra, scardinandone le radici essenziali».

Del destino della destra politica invece cosa pensa?

«Con le sigle di partito esistenti e gli uomini e le donne oggi attivi mi sembra abbastanza difficile costruire un progetto credibile. Nella migliore delle ipotesi vedo buone intenzioni, ma fatico a scorgere elementi positivi che diano il senso di una prospettiva a lungo termine».

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