mercoledì 20 aprile 2016

Il secondo giallo storico della trilogia di Hans Tuzzi


Hans Tuzzi: Il sesto faraone, Bollati Boringhieri

Risvolto

Aprile 1921. Emerso dal vortice della Grande guerra senza un soldo e senza una patria, Neron Vukcic, che i lettori hanno già visto all'opera nella spy-story Il Trio dell'arciduca, accetta l'inattesa proposta di Taamar Margulies, il ricco mercante di spezie conosciuto a Costantinopoli una vita fa, nel giugno 1914: l'anziano Margulies, infatti, sospetta che il genero Aaron Peres, a capo della filiale di Alessandria d'Egitto, falsifichi i giri contabili dell'azienda, forse per garantire un sostegno economico ai Giovani Turchi ribelli all'esangue governo del Sultano. Vukcic accetta, e sbarca ad Alessandria, la fascinosa Perla del Mediterraneo, la città fondata da Alessandro il Grande cantata da poeti e viaggiatori, metropoli sensuale con più religioni e razze e lingue e sessi di quante siano le dita delle mani. Così, nella voglia di vivere scoppiata con il dopoguerra, tra la società cosmopolita che affolla le strade, i club e le spiagge, tra archeologi impegnati in campagne di scavo e giovani coppie lanciate nei nuovi balli venuti dall'America, tra i segni dell'antico splendore e il presente segnato dalla sorda crescente insofferenza nei confronti della dominazione inglese, il robusto ex agente segreto del governo imperial-regio austroungarico incomincia a indagare. Ma l'imprevisto non tarda a cambiare le regole del gioco: al termine di un'elegante cena in onore di due noti archeologi, nel giardino di villa Peres viene trovato cadavere un noto antiquario greco in fama di usuraio. Con un proiettile in testa. E accanto, svenuta, una pistola in grembo, la signora Peres. La polizia giunge a una conclusione ovvia. Margulies, tuttavia, non ci sta. E incarica Vukcic di dimostrare l'innocenza della figlia. Nel solo modo possibile. Trovando il vero colpevole.
l'autore

Hans Tuzzi è l'apprezzato autore, oltre che di saggi sulla storia del libro e sul suo mercato antiquario e dei romanzi Vanagloria (2012) e Il Trio dell'arciduca (2014), dei celebri gialli che hanno come protagonista il commissario Melis: Il Maestro della Testa sfondata (2002), Perché Yellow non correrà (2005). Gli ultimi sei, La morte segue i magi (2009), L'ora incerta fra il cane e il lupo (2010), Un posto sbagliato per morire (2011), Il principe dei gigli, Casta Diva e Fuorché l'onore (2012, 2013, 2015: già apparsi in Tre delitti, un'estate, 2005), Un enigma dal passato (2013) e La figlia più bella (2015) sono tutti pubblicati da Bollati Boringhieri.

Tutti i detective più uno di Hans Tuzzi

Enigmi e rimandi letterari: l’autore cita Nero Wolfe, Hercule Poirot, Sherlock Holmes. E gioca con i lettori

Corriere della Sera 20 Apr 2016 Di Ranieri Polese
Anche se non lo nomina mai, pensa a Nero Wolfe lo scrittore Hans Tuzzi quando segue le avventure del suo personaggio, il montenegrino Neron Vukcic, protagonista di una trilogia di cui finora sono usciti il primo e il secondo capitolo. Ovvero, Il Trio dell’Arciduca e Il sesto faraone, entrambi pubblicati da Bollati Boringhieri. Se il nome proprio è evidentemente lo stesso, Tuzzi ci avverte che Vukcic in serbo-croato vuol dire giovane lupo. Ma non c’è solo un fatto di omonimia o un modello a cui ispirarsi, Neron Vukcic altri non è che Nero Wolfe da giovane. Cioè, il grasso e grosso detective creato da Rex Stout, impenitente buongustaio e appassionato coltivatore di orchidee.
Assurdo, incredibile? Niente affatto. Tutto torna. Lo stesso Nero Wolfe in un racconto degli anni Cinquanta ( Il picnic del 4 luglio), confessava: «Sono nato in Montenegro e lì ho trascorso la mia infanzia. All’età di sedici anni decisi di muovermi e conoscere il mondo. Con diversi ruoli e attività, per quattordici anni ho girato quasi tutta l’Europa, un po’ di Africa e molta Asia. Nel 1930 sono venuto in America, mi sono comprato questa casa di New York (va detto che io non arrivavo squattrinato come tanti altri emigranti) e ho cominciato a lavorare come detective privato. Oggi sono un cittadino americano naturalizzato». Nel 1954, poi, il romanzo The Black Mountain (in italiano: Wolfe fa la spia) ci raccontava il ritorno di un ormai corpulento Nero Wolfe nella terra delle sue origini. Per indagare sulla morte del cugino Marko Vukcic. E apprendiamo che Neron aveva lavorato come agente per i Servizi segreti (Evidenzbureau) austriaci fino allo scoppio della guerra nel 1914. Ma subito dopo si era arruolato nell’esercito serbomontenegrino per combattere contro gli Austriaci.
Insomma, sostenuta da prove ed ocumenti,l’ identificazione diVukcic con Nero Wolfe sembra impeccabile. E a tratti ci fa dimenticare che Wolfe è un personaggio letterario, fittizio, e che fisicamente non è mai esistito. Così come anche Vukcic non esiste altro che nell’ immaginazione e nelle pagine di chi lo ha creato. Vukcic, addirittura, è frutto di un complesso, sofisticato gioco letterario, qualcosa di simile a quelli, per esempio, imbastiti intorno a Sherlock Holmes (Holmes paziente di Freud, Holmes che dà la caccia a Jack lo Squartatore). Un gioco che ovviamente si regge solo sull’abilità quasi da prestigiatore di chi tratta come esseri più veri del vero i personaggi d’invenzione. E in questo Tuzzi (già la scelta dello pseudonimo è una cripto-citazione: Hans Tuzzi è infatti un personaggio de L’uomo senza qualità di Robert Musil, alto funzionario dell’imperial-regio governo nonché marito di Diotima, la bellissima regina dei salotti della capitale nonché musa dell’Azione Parallela) si dimostra un maestro.

Il primo romanzo, Il Trio dell’Arciduca, si svolge negli ultimi mesi di pace prima dell’attentato di Sarajevo (28 giugno 1914). Vukcic vuole scoprire chi ha ucciso un informatore turco, il cui corpo è stato trovato nel porto di Trieste. Sospetta, Vukcic, che la spia conoscesse i piani di un attentato da organizzare durante la visita dell’Arciduca Ferdinando a Sarajevo. Ma si troverà a doversi difendere non solo dai nemici russi, ma anche dagli alti comandi dell’esercito austriaco.
Il sesto faraone, invece, ci trasporta negli anni Venti. Finita la guerra, il Montenegro è scomparso e Vukcic è diventato apolide. All’inizio del romanzo lo troviamo a Cadice dove si arrangia con diversi lavori. Ma quando vede l’insegna di una società di navigazione con base ad Alessandria, la ditta Margulies, si ricorda di aver conosciuto anni prima il padrone. E si rivolge a lui per un aiuto. Margulies lo invita a raggiungerlo ad Alessandria, con l’incarico — ecco come Vukcic-Wolfe diventa detective privato — di sorvegliare impiegati e funzionari della ditta, in cui da qualche tempo si verificano strani e inspiegabili contrattempi. Così, quando nel giardino della villa della figlia di Margulies viene scoperto il cadavere di un trafficante di antichità, e la pistola si trova proprio tra le mani della donna, Vukcic dovrà impiegare tutto il suo acume per smascherare il vero colpevole.
Se il primo romanzo, con i suoi paesaggi e intrighi balcanici fa pensare ai libri di Eric Ambler ( La maschera di Dimitrios), Il sesto faraone si avvicina a certe storie di Agatha Christie, che pure Tuzzi cita nel libro ma che il suo Vukcic giudica autrice di «romanzetti da quattro soldi». (Eppure, la soluzione del caso con Vukcic che convoca tutti i possibili sospettati e con implacabili ragionamenti giunge a individuare l’assassino è assolutamente in linea con i metodi di Hercule Poirot). Però non è nelle indagini avventurose, nelle architettate elucubrazioni, negli arditi rovesciamenti di fronte che il bibliofilo ed eruditissimo Tuzzi (per la cronaca, il suo vero nome è Adriano Bon) si diverte di più. Semmai è nella serie di citazioni, da Marlowe a Kavafis, nei dettagli che semina in ogni pagina e butta lì come indovinelli. Per esempio, senza nominarlo, definisce Holmes come uno che gira per Londra vestito come un cacciatore di anatre. Parlando di cucina e di preziose ricette, accenna a uno scrittore francese che dedica un bel po’ di pagine alla preparazione del manzo in gelatina (soluzione: Proust e il Boeuf à la mode). Quanto a Neron Vukcic/Nero Wolfe, Tuzzi ci fa sapere per inciso che il suo Vukcic ha la tendenza a ingrassare; che per niente al mondo sarebbe disposto a rinunciare a un piatto cucinato come si deve; che lo studio che più lo appassiona è quello delle orchidee.
Ora non ci resta che attendere il terzo volume di questo sofisticato, imprevedibile prequel.

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