mercoledì 20 aprile 2016

"La Bibbia": due atti unici di un giovane Brecht

Bertolt Brecht: La Bibbia, Via del Vento, pp 35, euro 4, traduzione di Giusy Alati Fusco

Il giovane Brecht, un ateo assetato di Dio
Nella «Bibbia», due atti unici del 1914, il dram m aturgo tedesco scopre il fuoco della religione: «Le parole delle Sacre Scritture sono brividi sottopelle». E ispirano la sua vita da non-credente
Libero 19 apr 2016 ALESSANDRO RIVALI RIPRODUZIONE RISERVATA
È questo l'inedito Bertolt Brecht che possiamo conoscere grazie a un prezioso libretto pubblicato dalle edizioni Via del Vento ( La Bibbia, pp 35, euro 4, traduzione di Giusy Alati Fusco). Il Brecht «riscoperto» è composto da due atti unici scritti nel tempo della giovinezza. Il primo, che dà il titolo al volume, è di grandissimo rilievo perché si tratta dell'esordio di Brecht come drammaturgo: fu pubblicato nel gennaio 1914 sul giornale studentesco Die Ernte sotto lo pseudonimo di Bertold Eugen. Il giornale, come apprendiamo nell'accurata postfazione di Vincenzo Ruggiero Perrino, era preparato dai liceali della classe 6A del Realgymnasium di Augusta (poi incenerito dai bombardamenti della seconda guerra mondiale), per essere poi distribuito in ciclostile in una quarantina di esemplari. La vita di Die Ernte fu effimera (uscirono solo sei numeri) e Brecht vi collaborò nella maniera più disparata, con articoli e saggi, nonché poesie (Una leggenda moderna, Il soldato Tsingtao, Hans Lody) «di impianto convenzionale e dalla resa piuttosto sgraziata».
Il brevissimo dramma della Bibbia rivela il tormento del futuro autore della Vita di Galileo. Lo scenario è un livido assedio (spunto drammaturgico già intenso, dai bastioni di Troia alle cronache della Caduta di Costantinopoli raccolte da Agostino Pertusi, dalla guerra di Fenoglio fino alla tragedia di Otranto raccontata da Maria Corti nell'Ora di tutti). Il teatro dell'azione è l'Olanda del XVI secolo: una città protestante circondata dalle truppe cattoliche. I difensori sono allo stremo: «Le persone sono spente. Riescono appena a stare in piedi. E oggi, ora, alle tre, inizia il grande assalto. Il cattolico attacca. Non potremo resistere». Mentre la battaglia infuria, arriva dal nemico una doppia proposta di salvezza. Il generale degli invasori risparmierà gli abitanti in cambio della loro conversione e… di poter saccheggiare per una notte le grazie di una ragazza della città. È questo il culmine del dramma: una ragazza da sacrificare e, intorno a lei, i famigliari divisi. Il Padre e il Fratello, pronti a immolarla, e il Nonno che vuole difenderne la purezza, salvaguardando così anche la legge divina: «Ascoltate, lei non deve farlo, un'anima vale più di mille corpi!».
A dominare la tragedia, il tema del Giusto immolato alle leggi ingiuste (vedi alla voce Antigone) e la ricerca di un Dio «vicino», che risponda alle preghiera dei supplici: «Raccontami altro, nonno! La tua Bibbia è fredda! Racconta qualcosa sulla povertà e la morte, invece dell'aiuto di Dio. Parla di un Dio buono e salvatore. La tua Bibbia conosce solo i castighi!».
Nell'ultima scena il Nonno fa solo in tempo a chiedere come i discepoli di Emmaus: «Signore, resta con noi, perché si fa sera e il sole ormai tramonta». Poi «il sipario scende precipitosamente sulla stanza, che brucia».
Il grido disperato verso Dio si alza anche nell'Oratorio della seconda parte del libro. Qui abbiamo un maledetto, un «bevitore dilaniato», che entra in sce- na barcollante e inseguito dalle sassate. La sua presentazione è violenta, segnata dal marchio di Caino: «Mi hanno picchiato come un cane che abbia sottratto loro carne putrefatta. Mi hanno gettato sassi. La mia bocca è piena di sangue e non posso chiamarti, Signore. Il cielo non mi conosce più e l'inferno mi ha sputato». È un Giobbe senza risposta quello di Brecht, assomiglia al Giuda della Passione di Mel Gibson: un volto tempestato di mosconi e schiacciato dal rimorso, che rifiuta la Madre che vuole accoglierlo: «Figlio mio, ho sentito cosa ti è accaduto e sono venuta per questo, poiché so come stai soffrendo…». La Scrittura fu una forte fonte di ispirazione del giovane Brecht. Il 4 settembre del 1920 avrebbe scritto sul suo Diario: «Certe parole della Bibbia sono indistruttibili. Esse vanno da parte a parte. Si pongono come brividi sotto pelle, che passano lungo la schiena, come nell' amore».
In questi drammi si intuisce la lingua che segnerà la sua poesia: spigolosa e irriverente come quella di Villon (di Brecht Garzanti ha appena rilanciato le Poesie tradotte da Gabriele Mucchi, di Villon, invece, Einaudi ha pubblicato Il Testamento nella versione di Antonio Garibaldi): «Io, Bertolt Brecht, vengo dai boschi neri… / E il freddo dei boschi / fino a che morirò non m'abbandonerà» (Del povero B. B.). Del resto, il finale dell'Opera da tra soldi recita: «Meditate la tenebra e l'inverno / di questa valle percossa dal pianto». Per chi fosse interessato a una rilettura di Brecht, l'Opera tornerà a vivere al Piccolo Teatro Strehler fino all'11 giugno con la regia di Damiano Michieletto e sotto la direzione musicale di Giuseppe Grazioli. È la punta dell'iceberg di una costellazione di eventi per celebrare i 60 anni della prima rappresentazione brechtiana al Piccolo: il 10 febbraio 1956 Strehler mise in scena L'opera da tre soldi alla presenza dello stesso drammaturgo tedesco.
Ma in anni recenti le poesie di Brecht hanno avuto vita nuova grazie al cinema. Nelle Vite degli altri un crudele funzionario della Stasi inizia il suo percorso di redenzione anche grazie a quelle liriche, anche se in quel caso si trattava dei dolci versi del Ricordo di Maria A.: «Un giorno di settembre, il mese azzurro,/ tranquillo sotto un giovane susino / io tenni l'amor mio pallido e quieto / tra le mie braccia come un dolce sogno».

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