mercoledì 13 aprile 2016

Majorana: ma farsi un po' di fatti propri, mai?

In un documentario il volto nascosto di Ettore Majorana 
Su Repubblica. it gli scatti inediti di “Nessuno mi troverà”
LUCA FRAIOLI Restampa 13 4 2016
Sorridente, allegro, divertito. È un Ettore Majorana inedito quello che riemerge dal passato, e dai misteri che circondano la sua scomparsa nel 1938, per essere proiettato sugli schermi dei cinema italiani. Venerdì prossimo arriva infatti nelle sale Nessuno mi troverà, documentario diretto da Egidio Eronico, prodotto da Andrea Stucovitz e distribuito dall’Istituto Luce con la collaborazione del Cnr. Un film fatto di animazioni (i disegni sono di Leomacs), interviste a studiosi e foto d’archivio, che non pretende di mettere la parola fine al giallo sulla sorte del geniale fisico siciliano. Ma che rivela un volto prima sconosciuto di Ettore Majorana. «La vulgata», spiega il regista Eronico, «è sempre stata quella di un genio dalla personalità contorta, un uomo introverso, solitario. Nel realizzare il documentario abbiamo scoperto un altro Majorana». E fa davvero un certo effetto vedere le foto inedite di questo trentenne che sorride sereno insieme ai suoi amici a Villa Borghese, in automobile o in barca. In una immagine scattata a Terni nel 1929 addirittura ride di gusto. Lo scarto tra queste foto (messe a disposizione per la prima volta da uno degli eredi, Ettore Majorana jr, anche lui fisico all’Università La Sapienza di Roma, e visibili in anteprima in una clip esclusiva su Repubblica. it) con le immagini del Majorana imbronciato che avevamo conosciuto finora (foto tessera diffuse dalla famiglia all’epoca della scomparsa) è abissale. «Raramente come nel suo caso», continua Eronico, «si è voluto costruire un personaggio diverso da quello reale. E questo riguarda anche i rapporti tra Ettore e i Ragazzi di Via Panisperna».
È l’altra novità del documentario: riscrivere la relazione tra Majorana e il gruppo di ricerca guidato da Enrico Fermi. «Era l’unico che Fermi temesse dal punto di vista intellettuale» dice Eronico. «Si è sempre attribuita alla “stranezza” di Ettore lo scarso coinvolgimento nell’attività del gruppo. In realtà, in un contesto per lui amichevole, come quello di Lipsia dove si trattenne per alcuni mesi nel 1933, Majorana produsse dell’ottima scienza. Appena rientrato a Roma smise di frequentare l’Istituto di Via Panisperna. Ma non smise di vivere, come ci è stato fatto credere. Sappiamo che viaggiò in tutta Europa, da Parigi alla Bulgaria. E, nonostante già all’epoca fosse considerato un genio, solo nel 1937 gli fu assegnata una cattedra. Anche allora l’Italia non sapeva premiare i suoi talenti. Forse con la sua scomparsa, Majorana è voluto fuggire anche da questo».
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Quello che non si sa di Ettore Majorana
Cinema. «Nessuno mi troverà» di Egidio Eronico, da giovedì 13 in sala, torna sul mistero del fisico scomparso. Un’investigazione contro i luoghi comuni di Cristina Piccino il manifesto 13.4.16
Racconta Egidio Eronico che questo suo film nasce soprattutto dal desiderio di trasformare il personaggio Ettore Majorana in una persona liberandolo dalla «vulgata» che nel tempo lo ha voluto come un solitario, uno scontroso, un misantropo. Ed è solo una piccola parte della letteratura cresciuta intorno al fisico siciliano scomparso a trentadue anni, il 27 marzo del 1938, sul traghetto verso Palermo, dopo avere scritto una lettera all’amico e collega dell’Istituto di Fisica a Napoli, Antonio Carrelli, in cui chiedeva di perdonarlo per i disturbi che la sua sparizione avrebbe causato. E una nota di poche righe alla famiglia, lasciata sul tavolino della stanza di albergo dove alloggiava nel capoluogo partenopeo, in cui li pregava di «non indossare il lutto».
Smentisce però la prima con un telegramma che ne annunciava un’altra nella quale allo stesso Carrelli Majorana diceva che sarebbe tornato. «Il mare mi ha rifiutato …». E poche righe dopo: «Non prendermi per una ragazza ibseniana…». Però non tornerà mai più entrando nella leggenda che cresce inevitabilmente di fronte al vuoto. Può essere morte ma non c’è un corpo e allora può essere tutto, ovunque, altrove. Nessuno mi troverà – nelle sale da domani – è una ricerca, un’investigazione anche emozionale che a partire dalle ricerche di Francesco Guerra e Nadia Robotti intreccia molte voci, tra cui il nipote di Majorana, Ettore jr., anche lui fisico, Massimo Onofri, Etienne Klein, Jordi Bonellis. E poi le lettere, gli archivi, le testimonianze d’epoca, le indagini condotte in modo troppo frettoloso anche se la famiglia si rivolse persino a Mussolini – ma sembra che l’accorata richiesta della madre di Majorana non sia mai arrivata sul tavolo del Duce. Per i più era morto pure se tanti dettagli apparivano strani, quei soldi ritirati prima di partire, qualcuno che dichiarò di averlo visto a Napoli dopo la scomparsa.
Le ipotesi nel tempo si moltiplicano. Si è rinchiuso in convento, è andato in Germania, si è nascosto anche se per una figura pubblica come la sua appare difficile in quegli anni sfuggire all’Ovra, la polizia politica fascista. Si parla di dissidi tra lui e Fermi soprattutto ma anche coi vecchi compagni come Emilio Segrè. Lo identificheranno pure con un uomo fotografato accanto al nazista Eichmann in fuga in Argentina, avvalorando così la tesi della decisione di lavorare per il nazismo. Majorana, «un conservatore», non aveva mai nascosto di ammirare l’organizzazione scientifica tedesca, aveva vissuto a Lipsia qualche tempo prima però dell’arrivo al potere di Hitler.
Sciascia nel suo La scomparsa di Majorana proietterà su di lui la sua riflessione bella e appassionata sulla scienza e i suoi limiti, cosa si può accettare e quando invece arretrare pensando alle conseguenze delle proprie scoperte, ai rapporti col potere. L’atomo, che era il campo di ricerca di Fermi e dei ragazzi di via Panisperna, con le sue conseguenze tragiche.
Eronico nel film che ha come sottotitolo «Majorana Memorandum»non cerca impossibili certezze ma nemmeno risposte defnitive. Riempie i «vuoti» narrativamente e li restituisce così come la prima persona di Majorana con l’animazione (disegni e illustrazioni di Leomacs): la notte sul traghetto, le ipotesi di altre vite, l’atmosfera soffocante dell’Italia fascista, le ore passate al bar a fumare.
Nessuno mi troverà non è un biopic, si ferma alla scomparsa e intorno a questa ragiona, scava, accumula idee cercando, appunto, di uscire fuori dai luoghi comuni o dalle semplificazioni. Rimane il mistero che va al di là di sé stesso e insieme illumina un pezzo di storia italiana con qualche paradosso ancora attuale. 

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