sabato 2 aprile 2016

Roald Dahl cento anni e revival


La disobbedienza in uno sguardo 
Ricorrenze. Lo scrittore britannico Roald Dahl compie cent'anni. Un'anticipazione dell'intervento che il docente William Grandi proporrà durante il convegno internazionale dedicato alla sua figura, presso la Fiera del libro per ragazzi di Bologna

William Grandi Manifesto 2.4.2016, 0:04 
Roald Dahl è stato uno dei più coraggiosi protagonisti dell’intenso rinnovamento della letteratura per l’infanzia contemporanea: le sue invenzioni linguistiche, i suoi gustosi paradossi, i suoi sorprendenti personaggi hanno offerto storie mai banali e, soprattutto, lontane da cliché usurati. Questi racconti hanno rovesciato gli schemi narrativi e rotto le convenzioni letterarie che per tanto tempo hanno governato i libri per giovani lettori. Dahl, infatti, si è sempre tenuto lontano nei suoi libri da ogni intento «istruttivo» o moralistico, mentre ha adottato l’irriverenza come tratto poetico originale e ha indicato nella disobbedienza e nella ribellione le vie di fuga dal conformismo e dalla crudeltà. 
Sotto molti aspetti, Dahl si è inserito nella secolare tradizione britannica di giochi lessicali, di umoristiche contraddizioni, di brillanti e intelligenti storie per bambine e bambini di cui Lewis Carroll è stato uno dei suoi più significativi esponenti; allo stesso tempo, però, ha seguito un suo personalissimo percorso creativo che lo ha portato ad attraversare e a trasformare i generi narrativi. L’autore britannico è stato un vero alchimista dei generi, miscelando abilmente l’horror con il comico, il patetico con il fiabesco: così nelle sue pagine le declinazioni raccapriccianti del grottesco si sono fuse con uno humour corrosivo e beffardo, mentre molti temi del folklore nordico e dei racconti popolari hanno trovato una nuova vitalità a contatto con una sensibilità di ascendenza dickensiana. 
La «sedizione» letteraria di Dahl è stata particolarmente importante per contribuire a rovesciare anche nel nostro Paese la situazione della narrazione per l’infanzia. Tra gli anni ’60 e gli anni ’70 autori per ragazzi come Gianni Rodari ed editori come Rosellina Archinto hanno contribuito a rinnovare la letteratura per l’infanzia italiana che era ancora dominata da argomenti superati e da illustrazioni stereotipate. Rodari, Archinto e altri con coraggio – e spesso tra le polemiche dei «tradizionalisti» – lavorarono per rendere le storie e le illustrazioni per i bambini più vicine alle reali esigenze immaginative dell’infanzia contemporanea. Questo processo di rinnovamento si consolidò ulteriormente quando, tra gli anni ’70 e gli anni ’80, i libri di Dahl furono finalmente tradotti e pubblicati anche in Italia. Alcuni editori – principalmente Salani – compresero l’importanza narrativa dell’autore britannico che divenne presto uno degli scrittori più amati e diffusi tra i giovani lettori italiani. 
Scorrendo le pagine di Dahl si scopre poi che, spesso, al centro delle sue storie sta lo sguardo infantile sul mondo: uno sguardo che non è mai superficiale, ma che al contrario sa cogliere i dettagli essenziali della realtà. In molte occasioni lo scrittore parla di sguardo: per esempio, descrive quello potente e magico di Matilde. Insistere sullo sguardo dei bambini significa dare importanza al loro modo originale e autentico di mettersi in rapporto con la realtà. Gli occhi magici di Matilde rifiutano le prospettive strette e convenzionali di un mondo adulto che preferisce cancellare tutto ciò che è diverso e divergente, per osservare la realtà solo attraverso i programmi tv e le ottuse abitudini consumistiche. 

Nei suoi racconti si trovano anche temi filosoficamente impegnativi come il desiderio, l’ingiustizia, l’educazione, i veri affetti, mentre l’autentico interesse di Dahl verso l’infanzia è dimostrato dalle sue intelligenti e divertenti invenzioni linguistiche che sembrano rielaborare, in modo brillante e comico, le scoperte e i giochi dei bambini quando imparano ad usare il linguaggio. Infine, una delle cause del successo globale di Roald Dahl è stata la sua capacità di mantenere profondi legami emotivi con la propria infanzia e con le storie della sua Norvegia ancestrale, le stesse che udiva da piccolo.


Una scintillante cattiveria 
Children's Book Fair . Al via lunedì, la 53/ma edizione della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna. Nume tutelare d'eccezione, lo scrittore Roald Dahl, giunto al suo primo centenario. Per l'occasione, Salani ripubblica nel corso dell'anno ventuno suoi titoli 
Arianna Di Genova Manifesto 2.4.2016, 0:03 
Sul tavolo da lavoro, Roald Dahl custodiva un osso della sua anca, rimasto «orfano» dopo che lo scrittore britannico subì l’operazione per inserire una protesi. È un cimelio che dice molto sul carattere di questo autore prolifico che abbiamo imparato ad amare durante l’infanzia e che oggi viene festeggiato in tutto il mondo perché compie i suoi primi «cent’anni»: era nato infatti il 13 settembre del 1916 a Llandaff, nel Galles, da genitori norvegesi (morì poi a Oxford nel 1990). Fra gli oggetti d’affezione, nella Gipsy House divenuta il suo museo a Great Missenden, in quel villaggio poco fuori Londra dove visse per trentasei anni, c’è anche una valvola per il trattamento dell’idrocefalo. Appassionato di diavolerie ingegneristiche, Dahl aveva contribuito alla sua realizzazione: serviva per suo figlio Theo, la cui carrozzina era stata investita da un taxi a New York nel 1960, provocandogli una grave frattura cranica.
Colpito da varie disgrazie famigliari (perse il padre a tre anni che non resistette alla polmonite e soprattutto alla morte di sua sorella Astri; poi toccò a lui un lutto disperato per l’amatissima figlia Olivia, uccisa dal morbillo), a sua volta sofferente alla schiena per i postumi dello schianto del suo aereo quando era pilota della Raf, Roald Dahl coltivava i suoi biografici ex voto e li disseminava (trasfigurati, ovviamente) non solo in casa, ma anche fra le pagine dei romanzi, trasformandoli spesso in oggetti magici, oppure in «gesti» imperiosi di possesso del mondo da parte dei bambini. Non è raro che una sua storia si sviluppi vertiginosamente da un dettaglio in apparenza insignificante. O che nel corso dell’opera si rovescino le abitudini del lettore: chiunque provi a sfogliare i suoi Versi perversi scoprirà le eroine delle fiabe in fuga, incattivite dalla vita e pronte a seguire ardenti boscaioli piuttosto che sbadigliare a corte accanto a uggiosi principi. 
Una full immersion in compagnia dei suoi personaggi – dai genitori schifosi degli Sporcelli, a Matilde o Charlie della Fabbrica di cioccolato, fino a quel Boy che riconduce Dahl tra le maglie della sua stessa infanzia – è la promessa lanciata quest’anno dalla Fiera del libro per ragazzi di Bologna (4-7 aprile), che si apre celebrando il suo nome e ospitando varie iniziative in città. In primis, un convegno internazionale sullo scrittore britannico (5 aprile, ore 16, presso la Sala Notturno), con relatori come il filosofo americano Jacob Michael Held, la linguista Susan Rennie, il regista Donald Sturroch, coordinati da Maria Russo, Children’s Book Editor del New York Times e William Grandi, docente di letteratura per l’infanzia presso l’università di Bologna (di cui, in questa pagina, anticipiamo un estratto del suo intervento, ndr). 
Autore tradotto in cinquantotto lingue, con all’attivo duecento milioni di copie vendute nel mondo, di cui solo tre e mezzo in Italia, Dahl tornerà anche sul grande schermo la prossima estate – il primo luglio in America, a metà settembre in Italia – per la regia di Steven Spielberg, con un adattamento cinematografico dal romanzo del 1982 Il Grande gigante gentile, figura immaginaria che fisicamente ricorda lo scrittore stesso e la sua altezza vichinga. Il film (il GGG venne trasposto già nell’89 in un cartoon) è frutto di un’inedita collaborazione tra la Walt Disney Pictures e cineasta americano: girato nelle sue parti centrali a Vancouver, mescola attori e animazioni computerizzate e può contare sulla sceneggiatura di Melissa Mathison (E.T.), scomparsa da poco. La trama è nota: Sofia viene catapultata dall’orfanatrofio di Londra in una grotta abitata da orribili mangiatori di «popolli» (esseri umani), come l’Inghiotticicciaviva e i compagni di pasti sanguinolenti. Per fortuna, il suo rapitore è un gigante vegetariano (mangia solo cetrionzoli), garbato e amabile, che soffia sogni nelle orecchie dei bambini e protegge la sua minuscola amica fino a quando, insieme, sconfiggeranno i cannibali.
Intanto, in attesa dell’uscita del film, in Fiera si potrà ripassare tutta la produzione di Roald Dahl, grazie alla casa editrice Salani che ripubblica i primi sette volumi per bambini (nel corso dell’anno saranno 21) in una collana disegnata con una grafica, la medesima in tutto il pianeta, corredata dalle nuove illustrazioni di Quentin Blake, suo storico sodale nelle incursioni fantastiche. 
Ma la kermesse bolognese – che porterà tra i suoi stand milleduecento espositori da oltre settanta paesi – celebrerà anche i lunghi quattrocento anni dalla morte di Shakespeare e Cervantes, i cinquant’anni della Mostra degli illustratori, offrendo una panoramica dei migliori talenti internazionali (da Munari a Shaun Tan), e dedicherà il suo focus alla Germania, paese ospite racchiuso nella parola Look!. Esposizioni, laboratori e incontri permetteranno di fare la conoscenza con autrici e autori della letteratura tedesca per l’infanzia. 
In più, nei giorni della Fiera verranno decretati i vincitori del premio Strega Ragazze e Ragazzi. Tra i finalisti, si segnalano il bel romanzo uscito postumo della scrittrice inglese Siobhan Dowd Il riscatto di Dond, pubblicato da Uovonero, e La trottola di Sofia di Vichi De Marchi, che racconta la vita di Sofia Kovalevskaja, la grande matematica russa vissuta nella seconda metà dell’Ottocento, prima donna in Europa a conquistare una cattedra universitaria a Stoccolma, il 30 gennaio del 1884, dopo aver lottato duramente contro i pregiudizi sociali. 
La chiusura della manifestazione dedicata ai professionisti non farà però sparire l’editoria per i più piccoli dalla città emiliana: la Fiera rimarrà aperta dall’8 al 10 aprile per un Weekend dei giovani lettori, con un fitto programma di eventi e percorsi tematici.

Roald Dahl, la paura si prende a schiaffi 
Nel centenario dello scrittore, Salani ripubblica le sue storie anti-buoniste per ragazzi e adulti Mentre Spielberg porta sul grande schermoGGG 
Bruno Ventavoli Busiarda 18 4 2016
«Non ho fatto niente di male, signore, ho detto la verità glielo giuro».
«Sta zitto, chinati e toccati le dita dei piedi». 
Il piccolo Roald ubbidì, chiuse gli occhi e si preparò a ricevere la prima frustata, che gli avrebbe bruciato di dolore le natiche per una settimana. 
La pena corporale, vanto dell’educazione inglese, viene raccontata con dettagliata ironia, in Boy, la quasi autobiografia di Roald Dahl che ricorda anche una ricetta inventata dal padre, omone norvegese, per insegnare il piacere del bello ai suoi ragazzi. Ogni volta che la moglie restava incinta, la portava a spasso nella natura dimodoché assorbisse lo splendore del paesaggio e lo trasmettesse all’animo del nascituro. Questi due ingredienti, seppur diversissimi tra loro, hanno contribuito a forgiare il talento di Dahl, uno degli autori più geniali della letteratura per ragazzi, capace di comunicare sia la bellezza sia la durezza dell’esistenza.
Quest’anno cade il centenario della nascita (morì nel 1990), e Salani ristampa tutta l’opera nella collana «Gl’Istrici Dahl» con illustrazioni di Quentin Blake in una collezione di volumetti cartonati pensata per i ragazzini, ma adatti anche agli adulti in vena di evasione (sono usciti i primi sette, James e la pesca gigante, La fabbrica di cioccolato, Gli sporcelli, Io, la giraffa e il pellicano, Versi perversi, Il coccodrillo enorme, Boy). 
Superare le avversità
«Amo spaventare i bambini, e i bambini amano farsi spaventare da me», diceva. In realtà voleva solo schiaffeggiargli l’immaginazione, strapparli alla tv (perché per i pre-nativi digitali il nemico era quello), per renderli futuri uomini forti, equilibrati, fantasiosi, liberi, capaci di affrontare le frustate della vita a testa alta. 
Lui ci era riuscito. Perché di avversità ne fronteggiò parecchie, fin da quando, pilota della Raf nella Seconda guerra mondiale, si schiantò alla sua prima missione nel deserto libico e uscì vivo per miracolo. Poi, il figlioletto Theo, investito da un taxi in passeggino, subì un gravissimo trauma cranico che gli procurò l’idrocefalia; la figlia Olivia morì a sette anni per un morbillo; la prima moglie, l’attrice Patricia Neal, finì in sedia a rotelle per un’emorragia cerebrale. Ma lui mai s’arrese. Aiutò la moglie a tornare sulle scene; con un ingegnere progettò una valvola, che porta ancora il suo nome, per aiutare i bambini affetti da idrocefalia. E riuscì sempre ad amare la vita, scrivere storie sorridenti. 
Nei suoi libri (ne pubblicò 19) anche i piccoli protagonisti non s’arrendono. Trovano sempre una magia, un gigante, qualche essere favoloso pronto a salvarli e a smascherare la perfidia adulta. Perché nell’universo manicheo di Dahl i grandi militano spesso dalla parte maligna, quasi fieri della loro cattiveria. Ma pagano il fio. E pure salato. Prendete i due coniugi degli Sporcelli, che passano il tempo a scherzare stupidamente, maltrattare scimmiette in gabbia, uccidere uccellini: si ammalano di «restringite», rimpicciolendo fino scomparire dalla faccia della Terra. Alle due pessime zie di James e la pesca gigante che angariano il nipotino non va meglio: un frutto diventato enorme per magia si stacca dal ramo e le spiaccica.
Sognare l’impossibile
Sembra di vederlo, Dahl, che sogghigna escogitando queste sadiche vendette, come i prof dei college che elargivano fustigazioni didattiche. 
Il mondo di Dahl, per fortuna, è abitato anche da adulti buoni che non hanno soffocato la grazia dell’infanzia. Un simbolo è Willy Wonka che ha creato la Fabbrica di cioccolato più grande del mondo e nomina suo erede il piccolo Charlie, un poverello che mangia solo cavolo a pranzo e cena tutto l’anno, perché «un adulto - dice Willy Wonka - non mi darebbe mai retta, non avrebbe voglia di imparare». Quasi una strategia per leader. Chi vuole cambiare il mondo, deve saper sognare l’impossibile, correre su prati di zucchero, pattinare su granatine al limone. 
E forse per questa fantasia impenitentemente fanciulla, anche i più visionari registi di Hollywood si sono innamorati di lui. Dopo Wes Anderson (Fantastic Mr. Fox), Tim Burton (La fabbrica di cioccolato), Joe Dante (Gremlins), il geniale bambinone Spielberg ha appena girato GGG, la storia di Sophie e del suo gigante buono, che si vedrà a Cannes.
Le fiabe di Dahl vogliono educare i bambini al coraggio, alla tenacia, a esorcizzare la paura. Perché solo chi sa spaventarsi diventa audace. Non chi sprezza il pericolo, o sostiene con banale pragmatismo che le streghe non esistono. Ma non si scambi lo scrittore gallese per un pio, sebbene vigoroso, capo scout. Una carogna come lui, che da piccolo escogitava scherzacci e veniva giustamente punito con nerbate, non poteva non avere in uggia l’educazione bacchettona. La pedagogia, per funzionare, deve essere elastica. Anche i vizi, i peccatucci, quelli che ogni mamma stigmatizzerebbe, son sostenibili se li si volge al bene e all’utile. Prendiamo Versi perversi (che piacevano tanto a Manganelli), geniale rivisitazione delle favole classiche depurate di «carezze, zuccherini», tweet buonisti subliminali, nella magistrale traduzione in rima di Piumini. Cappuccetto rosso ammazza il lupo e pure i tre porcellini; Cenerentola manda a stendere il principe capricciosetto; e lo specchio fatato suggerisce ai sette nani, ex fantini, i risultati delle corse ippiche in anticipo. Un lieto fine più adatto a Bukowski che a brave bambine: «Presto Biancaneve e i suoi cari / divennero grossi miliardari, / dimostrando a tutte le persone /, che il gioco non è vizio, a condizione, / che, per specchi incantati o caso raro /, si vinca sempre un sacco di denaro». 
Morale della favola (pedagogicamente scorretta): giocare d’azzardo o frequentare gli ippodromi è un peccato solo per i babbei che perdono. Sicché, cari piccoli, se riuscite a trovare l’arcano per indovinare i cavalli vincenti, o le carte che girano a un tavolo da poker, sarete eroi nel futuro che verrà. Oltre che ricchi. 
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