Ugo Volli: Israele, diario di un assedio, Proedi Editore, 622 pagine, 18 euro
La grande balla dell’islam «laico» «Gerusalemme è la città di Allah»
Il Tempio ebraico non esiste, Israele non è israeliana, il Muro è arabo Un saggio di Ugo Volli svela tutte le bugie musulmane sulla Palestina
Libero 18 May 2016 CARLO PANELLA
Israele è sotto assedio. Non solo degli eserciti arabi, non solo dei terroristi palestinesi della Cisgiordania, non solo dei razzi di Hamas da Gaza, ma anche dell'informazione e dei media occidentali che da sempre perdonano tutto -e oltre il tutto- ai palestinesi -assassinii, clamorosi errori politici, gaffes, menzogne spudorate- sino al punto di accusare Israele di avere colpa anche per le follie della leadership palestinese.
Per contrastare questo mainstream dal marzo 2001 (ben prima quindi dell'11 settembre delle Twin Towers) Angelo Pezzana pubblica on line un sito preziosissimo: Informazione Corretta, che ogni giorno, con pazienza certosina e equilibrio, contrasta la disinformazione su e contro Israele. Esce ora nelle librerie il libro Israele, diario di un assedio (Proedi Editore, 622 pagine, 18 euro) in cui sono pubblicati tutti gli interventi su Informazione Corretta di Ugo Volli dal 2009 a oggi. Il sottotitolo è eloquente: «La cronaca puntale di come terrorismo, politica internazionale e media collaborano a combattere la sola democrazia del Medio Oriente». Tra i tantissimi temi trattati, con un'attenzione particolare alla disgraziata gestione della trattativa israelo-palestinese da parte di Barack Obama e alla scandalosa parzialità filo araba dell' Onu, uno è di particolare rilievo: la questione del Tempio. Tra i tanti punti su cui si esercita l'omertà dei media occidentali complice dell'oltranzismo fanatico arabo-palestinese questo è forse il più scandaloso, perché copre la radice del «rifiuto arabo di Israele». Il Tempio ebraico di Gerusalemme non è mai esistito e comunque non aveva sede su quella che oggi è la Spianata delle Moschee: questo è l'assunto incredibile, il dogma -non a caso codificato dal filo nazista Gran Muftì di Gerusalemme nel 1929- su cui si basa per l'Islam -moderato o fanatico che sia- la pretesa di egemonia unica, assoluta, sia su Gerusalemme che sulle terre «dal Giordano al mare». Il Muro occidentale, a cui da quasi duemila anni è rivolta tutta la mente e la fede dell'ebraismo, per l'Islam ortodosso, non è affatto alla base della Spianata del Tempio, ma si chiama «al Buraq», dal nome del cavallo alato su cui Maometto fece la sua ascesa in vita in Paradiso. Sembra incredibile -e lo è, di più: è scandaloso- ma su questa colossale menzogna si basano il rifiuto arabo di considerare Gerusalemme la capitale storica dell'ebraismo e il rifiuto islamico di riconoscere il diritto degli ebrei alla terra di Israele. Naturalmente, negare, occultare, questa folle pretesa arabo-islamica, ha un senso profondo, perché permette ai media -e a molte cancellerie- dell'Occidente di fraintendere volutamente la guerra arabo-islamica contro Israele dal 1919 ad oggi, come questione unicamente di Terra, di Territorio Occupati dal 1967 in poi, di normale irredentismo. Non è così, come ben si comprende dalle tracotanti le parole dello sheilh Tayseer ak Tamimi, ex giudice-capo della scuola religiosa della Autorità Palestinese: «Allah ha decretato che la moschea di al Aqsa è islamica e appartiene ai musulmani da sola… è parte del credo religioso di un miliardo e mezzo di musulmani e gli ebrei non hanno alcun diritto su di essa. Nessun partito, non importa quanto potere e sostegno internazionale abbia, può cambiare questo stato di fatto, dando agli ebrei diritti su di essa, o la possibilità di pregare in qualsiasi sua parte. Al Aqsa comprende tutti i suoi cortili… e in particolare il suo Muro occidentale». Dunque, il nodo profondo e irrisolvibile della questione israelo-palestinese è questo, tanto che durante tutta l'occupazione giordana del Muro, dal 1948 al 1967, fu proibito agli ebrei di avvicinarsi al loro Muro e furono anche scacciati dal quartiere prospiciente in cui hanno abitato da millenni. E lo stesso «laico» Abu Mazen fa propria questa fanatica negazione: «Gerusalemme è un patrimonio che Allah ci ha affidato. Salvarli dal mostro delle colonie e dal pericolo di giudaizzazione e di confisca è un dovere che spetta a tutti noi». Questo è il nodo irrisolvibile che impedisce ogni accordo.
“Israeliani, siete porci negazionisti” Le frasi choc della candidata a Napoli
Polemiche su Eleonora De Majo, che sostiene De Magistris
di Francesco Maesano Antonio E. Piedimonte La Stampa 19.5.16
«Siete
dei porci, accecati dall’odio, negazionisti e traditori anche della
vostra stessa tragedia. Che schifo». Si conclude così il lungo messaggio
pubblicato da Eleonora De Majo il 21 ottobre del 2015 sulla sua pagina
Facebook all’indirizzo degli israeliani. Studentessa universitaria,
compagna del leader indiscusso degli antagonisti napoletani Egidio
Giordano, De Majo oggi è candidata al consiglio comunale di Napoli per
Democrazia Autonoma, lista arancione che sostiene Luigi De Magistris. E
sugli israeliani lo scorso autunno scriveva questi giudizi: «Il sionismo
è nazismo, i metodi di violenza efferata utilizzati dagli israeliani
contro i palestinesi ricordano quelli che portarono alla morte di
quattro milioni di ebrei. Mai avremmo pensato però che la follia
sionista potesse costruire da sola i ponti di questa continuità».
Non
solo. Il 27 gennaio, nel giorno della memoria delle vittime
dell’Olocausto, De Majo scriveva: «Israeliano scatta foto ricordo al
cadavere di un giovane palestinese appena ammazzato. La memoria a chi la
merita. Buon 27 gennaio».
Lei, come altri che si candidano per De
Magistris, proviene da «Insurgencia», centro sociale partenopeo
vicinissimo al sindaco di Napoli. Arriva da lì anche Ivo Poggiani, anche
lui candidato, in prima fila negli scontri in occasione della visita di
Renzi a Bagnoli. A sostegno del sindaco anche Rosa Schiano, attivista
fotografata a Gaza mentre faceva il segno della vittoria in mezzo a un
gruppo di uomini armati e col volto coperto. Un rapporto, quello tra il
sindaco e i centri sociali, che si sta rinsaldando ora in prossimità del
voto, ma che durante il mandato del sindaco si è rafforzato via via,
quando ai collettivi è stato lasciato in gestione l’Asilo Filangeri o
l’ex ospedale psichiatrico giudiziario.
Il tutto tenuto assieme
dalla comune causa anti-israeliana e anti-sionista. Basta una notazione:
nel 2013 De Magistris ha conferito la cittadinanza onoraria di Napoli
ad Abu Mazen, cortesia che gli è stata restituita nel dicembre dello
stesso anno a Betlemme dall’autorità palestinese. E nella tarda serata
di ieri il sindaco, durante un evento elettorale dedicato alla «shoah
palestinese», ha ribadito vicinanza a Rosa Schiano, spiegando che «fin
quando non si darà dignità a un popolo oppresso la città sarà schierata
al fianco dei palestinesi», aggiungendo di avere messo in bella vista
sulla sua scrivania «il passaporto palestinese».
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