mercoledì 18 maggio 2016

Il realismo nella storia della filosofia e nella crisi postmoderna

Immagine di Il realismo e la fine della filosofia moderna
Vittorio Possenti:  Il realismo e la fine della filosofia moderna, Armando, pp. 288, euro 24

Risvolto
Nel cammino della filosofia il realismo ha spesso costituito l’asse fondamentale della ricerca. Esso è in grado di rinnovare il pensiero, oggi, quando la filosofia moderna si è chiusa, sostituita dalla presente povertà postmetafisica e dal disfattismo della ragione. Il volume mette alla prova la forza del realismo, intrecciando riflessione teoretica e riflessione storiografica, e dando voce ad autori come Tommaso d’Aquino, Hegel, Schelling, Gentile, Maritain, Bontadini, Severino, Putnam.

Vittorio Possenti ha insegnato filosofia morale e politica presso l’Università di Venezia. È membro di alcune Accademie e per molti anni del Comitato Nazionale per la Bioetica.
ANTONIO GIULIANO Avvenire 18 maggio 2016

Domande ultime, risposte incerte di Marco Rizzi Corriere La Lettura 19.6.16
«Il pensiero odierno vive un’epoca di povertà». Questa è la severa diagnosi formulata da Vittorio Possenti nel libro Il realismo e la fine della filosofia moderna (Armando, pp. 288, e 24), al termine di un percorso che vuole sinteticamente illustrare il farsi del pensiero a partire da Cartesio come abbandono della metafisica classica a favore, da un lato, della «oggettività» della conoscenza scientifica e, dall’altro, della riduzione dell’oggetto del filosofare, la verità, alla sola dimensione dell’interpretazione, l’ermeneutica, o delle regole del metodo scientifico, l’epistemologia. Il punto decisivo è quello che Possenti definisce un equivoco basilare, che ha deviato la ricerca filosofica, incamminandola verso il mondo di ciò che viene pensato dal soggetto, non più verso il mondo del reale concreto che prende forma dall’essere che lo sostanzia. In ultima analisi, a partire dalla distinzione cartesiana tra res cogitans e res extensa la filosofia moderna ha abbandonato quest’ultima alla scienza, e si è ripiegata su se stessa, perdendo ogni contatto con le domande ultime che l’uomo non può trovare se non nella trascendenza. Alla critica di Possenti non sfugge neppure Gustavo Bontadini, il più rilevante esponente della neoscolastica cattolica, che nella seconda parte del XX secolo ha cercato di rinnovare, sulla scia di Maritain, il pensiero tomistico. A dire di Possenti, di fronte all’odierna crisi, si tratta di ripensare l’intero corso della filosofia postgreca, di ribaltare gli schemi storiografici formatisi nella modernità a partire dal Seicento, di considerare il pensiero moderno come una possibilità da riesaminare criticamente e forse oltrepassare, in direzione di una nuova esplorazione dell’essere e delle sue categorie. Dopo la pars destruens , però, quella costruens appare ancora tutta da esplorare.

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