sabato 28 maggio 2016
Storia e modernità in Reinhart Koselleck: un libro importante
Risvolto
Reinhart Koselleck è uno dei più importanti storici e teorici della storia del XX secolo. La sua storiografia politica ha contribuito in maniera determinante al ripensamento dei nodi fondamentali della modernità, dei suoi ritmi temporali, delle sue cesure epocali. E ha offerto uno sguardo non usuale, scettico e disincantato sui problemi del presente. Questo libro ne ricostruisce analiticamente il pensiero, indagandolo per la prima volta a partire da una ricerca di archivio su importanti inediti: tra tutti, il carteggio con Carl Schmitt, Hans- Georg Gadamer e Hans Blumenberg – oltre ad altri materiali inediti conservati negli archivi di Düsseldorf e Marbach am Neckar. La ricerca condotta sul lascito manoscritto di Koselleck, oltre che sui suoi testi pubblicati in vita, fa di questo lavoro la più completa e aggiornata sintesi critica sulla vita e l’opera di questo «maestro affascinante» che, per dirla con Rudolf Vierhaus, «nella terminologia del XVIII secolo sarebbe stato definito come “filosofo”».
recensione su mimesis scenari
Il pensiero della crisi secondo Reinhart Koselleck
Saggi . «Le due modernità» di Gennaro Imbriano. Una ponderosa monografia su un teorico molto citato, ma poco letto
Gianpaolo Cherchi Manifesto 27.12.2016, 17:36
Che Reinhart Koselleck fosse un pensatore conservatore, aderente a
posizioni di retroguardia e sostenitore di una razionalità politica in
grado di tenere a freno e di arginare le istanze utopiche prodottesi con
la critica illuminista, è cosa nota. Ed è probabilmente a causa delle
sue posizioni conservatrici che il suo lavoro è sempre stato trattato
marginalmente, nonostante sia stato tradotto in diverse lingue e fosse
conosciuto da oltre mezzo secolo.
A DIECI ANNI dalla sua scomparsa la sua opera – uno
sconfinato cantiere aperto di difficile collocazione disciplinare, che
viene fatto rientrare in quell’ampio e variegato filone della
Begriffgeschichte (storia dei concetti, o storia delle idee) – può oggi
venir trattata in maniera sistematica. Ed è in questo senso che si
colloca il lavoro di Gennaro Imbriano, recentemente pubblicato da
DeriveApprodi dal titolo Le due modernità. Critica, crisi e utopia in Reinhart Koselleck
(pp. 411, euro 25). Oltre a fornire una ricostruzione completa ed
esauriente del percorso intellettuale del pensatore tedesco (avvalendosi
del prezioso supporto di diverso materiale inedito, come i vari
carteggi con Carl Schmitt, Hans-Georg Gadamer e Hans Blumenberg), il
libro ha il prezioso merito di offrire un’analisi dettagliata e
minuziosa sul carattere peculiare della riflessione koselleckiana. Il
rifiuto dello specialismo e lo sguardo aperto sulla storia, che si situa
in un intreccio plurimo di discipline, fra le quali la scienza
politica, consente a Koselleck di elaborare una riflessione metodologica
originale che interseca i processi sociali con l’evoluzione delle idee
storiche e politiche.
LA SUA INDAGINE intende individuare quella «soglia
epocale» in cui è possibile far risalire l’origine della parabola
moderna, che Koselleck colloca in quell’arco temporale in cui matura il
pensiero illuminista, con la sua vocazione alla critica e all’utopia.
Lungi dal leggere i processi storico-politici incarnandoli nelle
grandi personalità della storia, Koselleck si produce in una analisi
storico-concettuale che gli consente di individuare il nesso fra i
processi storici e l’evoluzione dei concetti politici, rilanciando così
l’importanza del rapporto fra pensiero e prassi, fra lingua e storia.
La modernità viene letta dal pensatore tedesco sotto l’insegna della
crisi, intesa come «la condizione strutturale propria del mondo
contemporaneo». L’intera produzione di Koselleck può essere pertanto
letta come un vero e proprio «pensiero della crisi», che rintraccia la
sua origine, ne indaga lo sviluppo e tenta di definire la possibilità di
un suo governo attivo.
Sorta nel secolo diciottesimo all’ombra della critica illuminista,
tale critica si manifesta inizialmente, come fenomeno morale, e dunque
impolitico; il quale, tuttavia, mettendo in discussione l’assolutismo,
l’ordine politico precedente, finisce per svolgere una funzione
politica. In tal modo si generano le storture della modernità, le sue
ambiguità e le sue lacerazioni, che sono determinate dalle strutture
dualistiche imposte dalla critica stessa: la critica possiede insomma un
carattere «critico», in quanto generatrice di crisi.
CRITICA E CRISI sono dunque indissolubilmente collegate nella misura in cui la prima contiene già in sé stessa il germe della crisi.
In questo senso Koselleck legge la modernità come lo spazio del
conflitto, della «guerra civile planetaria», e la sua indagine è
finalizzata a produrre quell’armamentario teorico in grado di
neutralizzarne le storture e gli effetti distruttivi, che rischiano di
compromettere l’equilibrio sociale. E tuttavia egli non intende porsi in
maniera polemica nei confronti della modernità. Al contrario, intende
portare alla luce le storture dei suoi esiti illuministici,
rintracciandone l’ambiguità e la duplicità in questa doppia azione della
critica illuministica: da un lato la critica razionalistica che
accelera i processi di secolarizzazione, che svuota l’autorità religiosa
detronizzandola e riducendone progressivamente il potere temporale;
dall’altro lato la sostituzione di tutto questo con la previsione
utopistica di una filosofia della storia incentrata sul progresso e
sulla fattibilità. È, infatti, soprattutto la tendenza alla
temporalizzazione e all’utopia, all’elaborazione di una filosofia della
storia, che Koselleck indica come il maggior elemento di stortura
dell’illuminismo, come la volontà di progettare e predeterminare il
futuro. La critica razionalistica degli illuministi produce quei
concetti per mezzo dei quali, d’ora in avanti, la storia può esser vista
come uno «spazio d’esperienza» proiettato verso un «orizzonte
d’aspettative» che ha l’infausto obiettivo di «presentificare il
futuro», di predeterminarlo e programmarlo.
MALGRADO I DIVERSI elementi conservatori
(rintracciabili ad esempio nell’immagine della modernità come «guerra
civile planetaria», nell’idea della storia come spazio del conflitto, in
piena adesione alla dicotomia schmittiana amico/nemico), la riflessione
koselleckiana sulla modernità è tuttavia capace di fornire un’apertura,
una possibilità insita nella storia: proprio perché luogo di conflitto,
proprio perché viene rappresentata come un grande campo di battaglia
fra identità contrapposte, proprio in questo elemento agonale che la
caratterizza essa mantiene la possibilità di un «farsi», di una apertura
che sfugge da qualsiasi tentativo di progettualità predeterminante.
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