mercoledì 25 maggio 2016

Zoé Obolenskaja e Bakunin

Zoé, la principessa che incantò Bakunin
Lorenza Foschini: Zoé. La principessa che incantò Bakunin, Mondadori

Risvolto
Annoiata dalla vita di corte, la principessa Zoé Obolenskaja, moglie del governatore di Mosca, donna colta e di gran fascino, ricchissima ma di idee radicali, lascia San Pietroburgo alla volta dell'Italia. Viaggia con i cinque figli e un seguito regale di dame di compagnia, bambinaie, istitutori, valletti, segretario e medico personale. Nel 1866, arrivata a Napoli, conosce Michail Bakunin, il nobile ribelle, avventurosamente fuggito dall'esilio in Siberia e ricercato dalle polizie europee. Nell'ex capitale delle Due Sicilie, il rivoluzionario russo pensa di trovare l'humus adatto per far esplodere la rivolta tra garibaldini, mazziniani delusi dalle promesse risorgimentali e le masse contadine. Conquistata dalle idee di Bakunin, la principessa Zoé gli mette a disposizione il suo immenso patrimonio, e in cambio viene elevata al rango di autentica rivoluzionaria. Nel paio d'anni trascorsi tra Napoli e Ischia i due aristocratici russi alternano all'attività sovversiva gite, crociere nel golfo, recite teatrali e picnic. Ed è proprio nel paradiso ischitano che Bakunin, sollevato dai problemi economici, mette a punto il pensiero anarchico e Zoé incontra l'amore, diventando l'amante del più fedele seguace di Michail, il polacco Walerian Mroczkowski, di undici anni più giovane di lei. Ma la voce che la moglie del governatore di Mosca abbia un comportamento scandaloso e sia la più generosa finanziatrice del movimento anarchico arriva allo zar che, infuriato, ordina al principe Obolenskij di riportare in patria Zoé e i figli. A Ginevra, in un drammatico colloquio con il marito, la principessa si rifiuta di rientrare in Russia e da quel momento la sua vita, nel segno della lotta «anarchica», sarà scandita da incontri straordinari ed eventi drammatici che susciteranno biasimo o ammirazione tra i suoi contemporanei rendendola una delle figure femminili di spicco in quegli anni di grande mutamento politico e sociale. Zoé Obolenskaja ha ispirato Anna Karenina di Tolstoj, Sotto gli occhi dell'Occidente di Conrad e La principessa Casamassima di James, poi su di lei è caduto l'oblio. Ma la sua vicenda ha suscitato l'interesse di Lorenza Foschini, che ha ripercorso i luoghi dove Zoé ha vissuto, ha rintracciato negli Stati Uniti i suoi diretti discendenti, ha consultato i documenti inediti custoditi ad Harvard, ha svolto approfondite ricerche di archivio, riuscendo a ricostruirne la figura affascinante e complessa in una biografia avvincente e insieme drammatica, che riflette i contrasti e le passioni di un'epoca.
Il fascino indiscreto dell’anarchia 
Scaffale. «Zoé. La principessa che incantò Bakunin» di Lorenza Foschini, per Mondadori. Spirito ribelle, Zoja Obolenskaja sostenne finanziariamente le idee politiche dell'anarchico russo 
Stefano Garzonio Manifesto 25.5.2016, 0:04 
Nella turbinosa vita di Michail Bakunin il soggiorno tra gli anni 1865 e 1867 a Napoli, Ischia e Sorrento costituisce uno dei momenti della sua maggiore vitalità e impegno politico. Proprio a Napoli il padre dell’anarchismo incontrò una principessa russa, Zoja (Zoé) Obolenskaja, che sostenendolo economicamente, ma non solo, svolse un ruolo di primo piano nella sua vita e nella sua esperienza politica, legata in quegli anni al foglio e all’associazione Libertà e giustizia, oltre che alla stesura del programma della Fratellanza Internazionale. Figlia del principe Sergej Sumarokov e discendente, da parte di madre, della nobile famiglia veneziana con ascendenze moldave dei Panos Maruzzi, Zoja era sposa del principe Aleksej Obolenskij, combattente in Crimea e all’epoca governatore di Mosca. 
Donna indipendente e culturalmente assai vivace, Obolenskaja, con il pretesto di curare una delle figlie, era approdata in Italia con tutta la prole e uno stuolo di servitori, ivi compreso il dottore di famiglia. La partenza dalla Russia era in realtà motivata dallo spirito ribelle della «principessa-nichilista», che provava un malcelato senso di avversità verso il marito, rappresentante dell’ala più reazionaria e bigotta del mondo politico russo. Presto, la ricchissima principessa, affascinata dalla personalità del celebre Bakunin, ne sposò gli ideali politici e rivoluzionari, divenendo la sua più generosa finanziatrice. Attorno alla principessa si raccolse così, specie nel periodo trascorso a Ischia, un gran numero di rivoluzionari, cospiratori, massoni, esuli e intellettuali russi, italiani e non solo, tutti attirati dalla fama del grande rivoluzionario e dalla singolare personalità della nobildonna. Al legame tra Bakunin e Zoja Obolenskaja, alla triste separazione della principessa dai figli per l’intervento del marito sostenuto dallo zar Alessandro II, e in generale alla sua biografia, con numerose incursioni nella vita dello stesso Bakunin, è dedicato il libro di Lorenza Foschini Zoé. La principessa che incantò Bakunin. Passioni e anarchia all’ombra del Vesuvio (Mondadori, pp. 190, euro 20). 
La ricostruzione appassionante è legata in primo luogo al ritrovamento e alla disamina dell’archivio degli Obolenskij e, più concretamente, della nipote della principessa, anche lei Zoé, che, emigrata dopo la rivoluzione, visse per un certo periodo a Roma, poi si trasferì negli Stati Uniti (l’archivio è conservato oggi a Harvard).
Il lavoro di Lorenza Foschini si fonda esclusivamente su fonti in lingue occidentali (ivi comprese le opere di Bakunin), ma è omogeneo e ben equilibrato nel suo taglio vivacemente narrativo. Intrecciando il racconto con flashback sulla biografia di Bakunin l’autrice ricostruisce a grandi linee la storia dei rapporti del rivoluzionario con altri idealisti europei – da Marx e Engels a Mazzini, Garibaldi e Herzen – affrontando i momenti cruciali dell’attività dell’anarchico russo in Svizzera al tempo dell’infatuazione per Necaev e delle vicende legate alla pubblicazione della rivista Narodnoe Delo. 
Tra i personaggi minori, figurano i rivoluzionari Nikolaj Utin e Walerian Mroczkowski, rivoltoso e patriota polacco, che sarà compagno, e poi sposo, della principessa privata dei suoi averi dal marito. I riferimenti sono ricchi e convincenti, l’intreccio delle citazioni (da quelle del celebre scienziato Grigorij Vyrubov a quelle delle memorie inedite del principe Šeremet’ev) sempre ben dosato, e appassionata la descrizione dei luoghi, solo la scarsa conoscenza dei realia russi porta a alcune imprecisioni, per esempio il riferimento più volte ripetuto a Nicola II, mentre a essere in effetti implicato è Nicola I; inoltre, la denominazione della residenza degli Obolenskij a Cerikov (nella regione di Mogilev in Bielorussia) si chiama Gorki e nulla ha a che fare con il termine gor’kij (amaro, pseudonimo dello scrittore) che viene invece impiegato nel libro. 
L’autrice sottolinea come la principessa Obolenskaja avesse ispirato molti scrittori, e tra questi Tolstoj, Henry James e Joseph Conrad. Che la principessa possa essere considerata uno dei modelli di Anna Karenina è possibile, anche se negli studi tolstojani le ipotesi interpretative sono altre e non prive di fondamento (figura anche il nome di Aleksandra Obolenskaja che svolse un ruolo importantissimo nell’organizzazione dell’educazione femminile al tempo delle riforme).
Il figlio Felix, che dal padre erediterà il cognome-soprannome Ostroga (termine che probabilmente rimanda al lessema ostrog, vale a dire fortezza, prigione), si sarebbe poi affermato come musicista e i suoi saggi su Wagner sarebbero stati al centro di un dibattito negli ambienti del simbolismo russo, risvegliando l’interesse di Vjaceslav Ivanov, il grande poeta e umanista vissuto e morto a Roma, la cui figlia Lidia, allieva di Respighi e affermata compositrice, prese nei primi anni lezioni di musica proprio da Felix Ostroga. La seconda moglie di Felix, Ol’ga Nikitina, fu amica di famiglia degli Ivanov e su di lei esistono moltissime notizie memorialistiche; ma queste non sono che alcuni accenni alle molte scoperte cui porta questo studio pionieristico di Lorenza Foschini.

La vera Anna Karenina
La biografia di Zoé Obolenskaja scritta da Lorenza Foschini per Mondadori Ricca, nobile, impazzita per Bakunin. 
Corriere della Sera  21 giu 2016 Di Isabella Bossi Fedrigotti
Fosse stato amore, l’esito della vicenda sarebbe probabilmente stato diverso, perché l’amore, dopo le grandi tempeste iniziali, di solito si affievolisce, passa, soprattutto se la vita si fa difficile, con ostacoli di ogni sorta lungo il cammino. Molto più fatale è l’infatuazione intellettuale, la sconfinata, esaltata ammirazione che rende soggiogati, irragionevoli, a volte perfino ciechi.
Fu proprio questo il sentimento totalizzante che centocinquanta anni fa infiammò la principessa russa Zoé Obolenskaja, straordinariamente ricca moglie del governatore di Mosca e madre dei suoi cinque figli, per il rivoluzionario esule suo conterraneo Michail Bakunin, e che ne stravolse in modo irrimediabile la vita. La vicenda, svoltasi in gran parte tra Napoli e Ischia — dove si conobbero i due espatriati— la racconta in Zoé, la principessa che incantò Bakunin (Mondadori) Lorenza Foschini che ha consultato documenti, lettere, diari e intervistato parenti e discendenti di entrambi i protagonisti della storia.
Il rivoluzionario, un omone immenso, spettinato, malvestito, poco curato sebbene a sua volta figlio di grande famiglia aristocratica, si trovava dunque a Napoli dopo essere riuscito a fuggire nientemeno che dalla prigionia siberiana. Non ha una lira, grandi progetti di anarchia in testa, una piccola cerchia di discepoli intorno e un astio feroce per Mazzini e Garibaldi, secondo lui non abbastanza radicali nelle loro rivendicazioni. La principessa, piccolina, elegantissima, annoiata dall’inutile gran vita alla corte dello zar, insofferente delle tremende ingiustizie che, nonostante tutto, riusciva a intravvedere fuori dai suoi palazzi, con il pretesto della salute fragile di una delle sue bambine, se ne partì per l’Italia con i cinque figli e un seguito impressionante di persone di servizio, finendo per installarsi a Napoli.
I due si conobbero e scoccò la scintilla, quella particolare pericolosa scintilla alla base di un fuoco che difficilmente si spegne. Secondo il titolo del libro fu la principessa a incantare Bakunin, ma, a lettura conclusa, non ci si può non chiedere se, oltre all’intelligenza, alla passione e a una sia pure un po’ paradossale comunanza di intenti, a incantarlo non furono soprattutto le eccezionali disponibilità economiche della sua discepola e la generosità con la quale ella gli permise di attingervi. In cambio lui le concesse la patente di rivoluzionaria vera, cospiratrice per l’anarchia a tutti gli effetti.
Per dieci anni fu consentito alla principessa il pericoloso «gioco» La principessa russa conobbe il rivoluzionario a Napoli. Subito scattò l’infatuazione intellettuale che includeva una relazione d’amore (e un bambino) con uno dei più fedeli seguaci di Bakunin, poi lo zar Alessandro II ordinò al principe Obolensky di riportare in patria i figli e di richiudere la moglie in convento. Riuscì solo la prima parte dell’operazione, con i ragazzi letteralmente strappati dalle braccia della madre, che non li rivedrà per moltissimi anni. In più, naturalmente, le fu sequestrato l’ancora grande patrimonio.
All’epoca la vicenda fece tale rumore in Russia che ispirò a Tolstoj Anna Karenina. Poi la protagonista del romanzo prese il sopravvento sull’ispiratrice, e di Zoé ci si dimenticò. Lorenza Foschini, con passione e ostinazione, l’ha felicemente tratta da quell’oblio.

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