martedì 7 giugno 2016

Fu il bieco Stalin a invadere la Germania e a provocare la reazione difensiva di Hitler a guardia dell'Occidente libero


Bernd Schwipper: Deutschland im Visier Stalins: Der Weg der Roten Armee in den europäischen Krieg, Druffel & Vowinckel Verlag, pp. 552, euro 24,80

Risvolto
Dr. rer. mil. Bernd Schwipper, Generalmajor a. D., hat viele Jahre über die Frage »Überfall oder Präventivschlag« geforscht. Verschiedene Operationspläne, die in immer dichterer Zeitfolge erstellt wurden, die einzigartige Aufrüstung von Heer und Luftstreitkräften und der energische Ausbau der Infrastruktur sind beredte Beispiele für Stalins Angriffspläne gegen den westlichen Nachbarn. Die letzten Operationspläne datieren vom Mai 1941 und erreichten ihren Schlusspunkt in dem »Vorbefehl« vom Juni 1941.Der Verfasser hat vor allem russische Dokumente und Militärakten ausgewertet und fachmännisch interpretiert, die von der deutschen Forschung bislang unbeachtet beiseitegeschoben wurden. Schwippers Studie ist eine militärgeschichtliche Sensation. Sie räumt mit der These vom »Überfall« endgültig auf. Des Verfassers Argumente und die von ihm vorgelegten Dokumente sind der Schlußstrich in der Diskussion zu dieser wesentlichen Frage zur Geschichte des Zweiten Weltkrieges. Ein Knüller der Zeitgeschichtsforschung!
Stalin era pronto a tradire prima di Hitler
Un ex generale della DDR ha trovato negli archivi militari russi i piani dell’Urss: la Germania anticipò di pochi giorni l’offensiva a sudovest dell’Armata Rossa, pianificata già dall’estate ’40
Libero 7 giu 2016 VITOPUNZI RIPRODUZIONE RISERVATA
Mentre in Italia fa discutere la nuova biografia di Stalin (Stalin, biografia di un dittatore, Mondadori) di Oleg Chlevnjuk, in Germania la bibliografia a sostegno della tesi che la Wehrmacht, nel 1941, abbia semplicemente anticipato quello che sarebbe stato l’imminente attacco dell’Armata Rossa sul fronte orientale, si arricchisce di un nuovo contributo. Bernd Schwipper, già generale dell’allora NVA (l’Armata Popolare Nazionale, le forze armate della DDR, la Germania comunista) e ottimo conoscitore degli archivi militari russi, ha da poco dato alla luce i risultati di una ricerca scrupolosa e molto impegnativa (La Germania nel mirino di Stalin, Druffel & Vowinckel Verlag, pp. 552, euro 24,80). Impreziosito con la riproduzione, per estratti, se non per intero, di numerosi documenti, tabelle, schizzi e cartine, lo studio poggia quasi esclusivamente su documenti sovietici che fino a oggi la ricerca ufficiale aveva trascurato o intenzionalmente ignorato.
Poiché gli antefatti politici della guerra tedesco-sovietica sono stati esposti esaurientemente da tempo, Schwipper si è concentrato sugli aspetti militari rimasti finora in ombra: la mobilitazione dell’Armata Rossa, il suo addestramento, lo sviluppo dell’industria bellica sovietica, i giochi di guerra, il dislocamento delle truppe verso occidente, ma soprattutto i piani operativi e il concreto schieramento del 1941. E le fonti presentate sono tali e tante che nella consultazione va fatta molta attenzione, perché nulla di essenziale venga trascurato. Passo dopo passo il lettore familiarizza con i giganteschi preparativi predisposti da
Stalin e Žukov al fine di sferrare l’attacco contro il Reich. Nonostante l’imponen- te materiale costituito di dati e di fatti, il libro si legge come se si trattasse di un romanzo criminale, nel quale il progressivo accumulo di indizi rafforza la convinzione che l’attacco sia stato sferrato prima dai tedeschi solo perché più rapidi nell’organizzarsi.
Secondo il piano di mobilitazione 41, l’Armata Rossa al 1˚ luglio 1941 avrebbe dovuto contare su 8,68 milioni di uomini, così da essere tre volte quella tedesca disponibile sul fronte orientale. Anche la produzione di armi avrebbe dovuto raggiungere dimensioni impressionanti: entro la fine del 1941 andavano prodotti 32.000 aerei, 22.200 dei quali da combattimento, e andavano addestrati 60.000 piloti. Secondo una risoluzione del 5 maggio, entro quell’anno andavano realizzati ancora 2.800 carri armati ultramoderni, il modello T-34. Il fatto che la dirigenza sovietica immediatamente dopo l’inizio della guerra abbia prescritto la chiamata alle armi di 5,3 milioni di uomini dimostra che la mobilitazione ferveva. Chi sostiene che l’Armata Rossa non fosse pronta alla mobilitazione e dunque non fosse nelle condizioni di sferrare un attacco, dice Schwipper, dimostra di ignorare i fatti.
La marcia verso occidente non iniziò, come molti studiosi fanno credere, nella primavera del 1941, come reazione all’avanzata tedesca, ma già nell’estate del 1940. I vertici militari, con l’approvazione di Stalin, incrementarono con continuità l’entità delle truppe dei cinque distretti militari occidentali. I quattro piani d’avanzata e d’attacco (19 agosto e 18 settembre 1940, 11 marzo e 15 maggio 1941) sottolineano l’importanza sempre crescente attribuita al fronte sud-oc- cidentale (come mete lontane, ricorda Schwipper, vengono citate Berlino, Vienna e Danzica). Nel giugno 1941 i cinque distretti disponevano di oltre 11.000 carri armati (il triplo dei carri tedeschi).
Alla fine di maggio del 1941 i comandanti dei distretti militari occidentali ricevettero istruzioni per l’avanzata. Istruzioni che prescrivevano alle formazioni il loro dislocamento, corrispondente al piano d’attacco del 15 maggio. Tymošenko e Žukov, ricorda Schwipper, non avrebbero mai osato trasmettere quelle istruzioni se non avessero avuto il nullaosta di Stalin.
Ulteriori documenti apportati dallo studioso attestanti l’intento aggressivo da parte dei sovietici sono quelli che raccontano la predisposizione veloce di campi d’aviazione prossimi al fronte, la messa in allerta di numerosi reggimenti di bombardieri e aerei da caccia, la dislocazione di cinque corpi aviotrasportati, i quali rappresentavano un’arma d’offesa ultramoderna, come pure la stesura di carte militari indicanti significativamente la linea Berlino-Vienna-Budapest-Bucarest. Chi sostiene che Stalin con il suo imponente dispiegamento abbia voluto solo impaurire Hitler, sottolinea Schwipper, disconosce la legge della guerra preventiva.
Per chiudere, una memoria di S. P. Iwanow, un generale d’armata che avrebbe concorso alla difesa di Leningrado, che suona come una conferma delle intenzioni aggressive da parte dei sovietici: «Due settimane prima della guerra il comando fascista tedesco era riuscito letteralmente a battere in velocità le nostre truppe».

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