lunedì 13 giugno 2016

Le rivolte contadine nell'Europa in via di cristianizzazione

Martiri e briganti
Alberto D’Incà: Martiri e briganti, Il pozzo di Giacobbe, pp. 142, e 16

Risvolto
Quali furono i fattori che determinarono una nuova percezione dei Bagaudi - i contadini responsabili delle violente rivolte divampate nelle campagne galliche e iberiche tra III e V secolo –, descritti dalle fonti, prima, come nemici dell’Impero e “briganti”, poi come “cultori della fede cristiana” e martiri? Per rispondere a questo interrogativo l’indagine ripercorre gli snodi attraverso i quali, tra Tarda Antichità e Alto Medioevo, prese lentamente forma l’idea di una “Bagaudia martirologica”. Senza trascurare l’esame delle presunte affinità tra i ribelli e i movimenti dell’“eversione religiosa” tardoantica (soprattutto i Circoncellioni d’Africa), l’autore ricostruisce le tappe fondamentali di un tragitto di “lungo periodo”, durante il quale i cristianesimi occidentali fornirono soluzioni discordanti a problematiche come il valore da attribuire al martirio “cum et sine cruore”, al culto dei santi e al sacrificio dei martiri militari. La cristianizzazione della Bagaudia rappresenta, dunque, un fenomeno paradigmatico, il cui studio può facilitare il vaglio delle trasformazioni che caratterizzarono il pensiero cristiano durante un’età inquieta, permettendo, al contempo, di isolare e valutare sia le persistenze, sia le cesure rispetto alla riflessione teologica dei secoli precedenti.

Rivoltosi e cristiani Il caso dei Bagaudi
di Marco Rizzi Corriere 13.6.16
Negli ultimi decenni, il rapporto tra violenza e religione, il cristianesimo in particolare, è stato oggetto di molte indagini. Un caso del tutto peculiare in materia è quello illustrato da Alberto D’Incà nel volume Martiri e briganti (Il pozzo di Giacobbe, pp. 142, e 16). Nella Gallia del III secolo, un gruppo di contadini diede vita ad un movimento di rivolta contro i grandi proprietari terrieri, destinato a protrarsi con alterne fortune per un paio di secoli. Le fonti coeve non ne segnalano alcuna dimensione religiosa. Invece, testi cristiani redatti in seguito sino all’Alto Medioevo trasformano questi briganti, chiamati «Bagaudi», in un gruppo di cristiani giustiziati nel corso delle antiche persecuzioni, promuovendone un culto specifico. Formatosi alla scuola milanese di Remo Cacitti, D’Incà esplora il modo in cui la riflessione teologica sul martirio cristiano si è intrecciata con le tensioni tra proprietari e contadini, che continuarono a caratterizzare l’Occidente anche dopo la sua cristianizzazione. I Bagaudi divennero così gli eroi cristiani di una classe subalterna, in un sottile gioco di specchi con la cultura cristiana dei ceti dominanti, entro cui anche la violenza può venire ripensata.

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