domenica 12 giugno 2016
L'era del Terzo Cavaliere non è finita per tutti: l'umanità ancora di fronte alla fame
Risvolto
Spreco di pochi e penuria di molti.
Cene solitarie e culti alimentari collettivi
in prima visione. Nel paradosso
odierno del cibo si sperimentano
nostalgie e paure inedite. Andiamo
verso una nuova antropologia del
mangiare?
Il cibo sognato e desiderato come un'utopia dalle «pance
vuote» della civiltà contadina è diventato la fonte di
ossessioni, squilibri e nuove paure. Nel passaggio dal
mondo della fame a quello del troppo pieno il senso del
mangiare è mutato di pari passo al contenuto dei cibi, ai
metodi produttivi e alle pratiche alimentari. Una trasformazione
che riguarda la salute, il corpo, lo stare assieme,
il rapporto con i luoghi, la costruzione dell'identità, il sacro.
La perdita della frugalità è anche perdita di strumenti
per comprendere il mondo di oggi. Un altro universo
ancora affamato chiede di partecipare alla nostra tavola,
aspirando a un paradiso che i nostri migranti tentavano
di fabbricarsi, con dolore e nostalgia, partendo per l'America.
Il Mediterraneo di oggi è l'oceano di un secolo
fa. In gioco non c'è solo il cibo, la possibilità di nutrirsi
e di placare la fame - il tema di un'Expo che appare
troppo distante da questa sofferenza - ma la nostra idea
di convivenza. Un universo che ci interroga, chiedendo
risposte a un Occidente smarrito.
GIOVANNI CALDARA Avvenire 11 giugno 2016
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