lunedì 20 giugno 2016
Scienza positivista e catastrofe del Novecento
Hélène Metzger: La scienza, l’appello alla religione e la volontà umana, a cura di Mario Castellana, Pensa MultiMedia, pp.141, euro 15
Risvolto
Queste pagine, scritte durante
l'Occupazione nazista della Francia, sono la dolorosa testimonianza di
una pensatrice che, dopo aver dedicato tutta una vita alla comprensione
storico-critica della scienza, si interroga sulle cause di fondo che
hanno contribuito a deviarla dalla sua normale vocazione e a farla
diventare in un certo qual modo supporto di ideologie ad essa estranee
con l'inevitabile catastrofe dell'Europa intera. Hélène Metzger, grazie
ai suoi profondi studi sulla storia delle dottrine chimiche, ci offre
una lucida analisi di tali cause dovute a più fattori combinatosi per la
prima volta tra Ottocento e Novecento: da una parte i radicali
cambiamenti scientifici in atto non compresi nella loro giusta
dimensione epistemologica, e dall'altra il successo sempre crescente
delle loro applicazioni e l'imporsi presso l'opinione pubblica
dell'ormai, superata dai fatti, immagine positivista della 'Scienza',
alimentata dagli stessi 'scientifiques', che hanno portato alla paralisi
della ragione critica e all'accettazione passiva dei suoi risultati col
diventare così facile preda di ideologie senza nessun fondamento
scientifico.
Nata
nel 1889 e morta ad Auschwitz nel marzo 1944 per le sue origini
ebraiche, Hélène Emilie Bruhl scelse il cognome del marito Paul Metzger
morto nelle prime battaglie della Grande Guerra; dopo la laurea in
cristallografia, a partire al 1914 intraprese studi di storia della
chimica fuori dagli ambienti accademici, anche incoraggiata da Gaston
Milhaud. Nipote dell’antropologo Lucien Lévi-Bruhl, dal 1921 collaborò
con George Sarton alla rivista ‘Isis’, organizzò i primi Congressi
Internazionali di Storia delle Scienze e fece parte del Centre
International de Synthèse, fondato da Henri Berr. Durante gli anni
dell’Occupazione rifiutò di fuggire dalla Francia, collaborò con
organizzazioni umanitarie per l’aiuto ai profughi, partecipò a Lione
alle attività del Bureau d’études juives, centro che aiutava studenti ed
intellettuali ebrei a continuare gli studi. Fra le sue opere: La genèse
de la science des cristaux (1918), Les doctrines chimiques (1923), Les
concepts scientifiques (1926), La philosophie de la matière chez
Lavoisier (1935), Attraction universelle et religion naturelle chez
quelques commentateurs anglais de Newton (1938). Nel 1987, nel ‘Corpus
des Oeuvres de Philosophie en langue française’ (Paris, Fayard), è stato
curato un volume dove compaiono diversi suoi scritti di natura più
epistemologica dal titolo La méthode philosophique en histoire des
sciences (trad. it. Il metodo filosofico nella storia delle scienze.
Testi 1914-1939 e lettere raccolti da Gad Freudenthal, a cura di M.
Castellana, Manduria, 2009).
FRANCESCO BELLINO Avvenire 19 giugno 2016
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