martedì 14 giugno 2016

Un'intervista a Loriano Macchiavelli

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«Per la Bologna noir ringraziate mia moglie»

Macchiavelli: «Scrissi i libri di Sarti Antonio per la mia consorte. In ferie non sapeva cosa leggere» Gli scazzi con la Bompiani, le riduzioni tv, le collaborazioni con Guccini: storia di un irregolare

Libero 14 giu 2016 ALBERTO PEZZINI BOLOGNA
Loriano Macchiavelli èun antico signore con un cuore di ragazzo.
Ha creato il giallo italiano ma se gli dici che in tanti lo considerano il padre nobile di quel genere, ti ride in faccia. Il suo cavallo di battaglia è stato Sarti Antonio, scritto proprio così, un sergente della Polizia di Stato, ammalato di colite nervosa, quella che ti fa correre al cesso nei momenti meno indicati.
Un brigadiere della PS portato anche in tv, su Rai Due (dal 1991 al 1993) con le sembianze di Gianni Cavina, che ne ha sposato i tic e le movenze. Quando ad un certo punto il sergente ha cominciato ad occupare troppo l'immaginario collettivo e quello suo, Macchiavelli, prima ha provato ad ammazzarlo ( Stop per Sarti Antonio, 1987), e poi ha dovuto riesumarlo a furor di popolo. Si era anche inventato un antidoto per alleviare la pressione mediatica e da personaggio, un anti Sarti, di nome Poli Ugo. Così la Einaudi - per la ri - pubblicazione delle avventure di Sarti Antonio - pubblica L'archivista (Einaudi, pp. 241, euro 14,00 con post fazione di Tommaso De Lorenzis), storia di Poli Ugo, Vice Ispettore zoppo per un incidente . Quando si dedica alle indagini molla moglie e figlio studioso e si intana dentro una pensione scrausa dove alla sera può permettersi di ordinare una «coperta». Il plot ruota intorno ad una compagnia di attori in cui ci scappa il morto. Ragazze che fanno l'amore a tre, registi considerati geni, Ispettori Capi che scassano, e Poli Ugo che gira per Bologna.

Loriano, perché Poli Ugo? Che personaggio è l’ anti Sarti ?

«Non ne potevo più di Sarti Antonio. . Ad un certo punto ho pensato di crearne l’alter ego. Poli Ugo è cattivo, scorbutico, maligno, non si lascia mai andare. L'unico che lo amò fu Oreste del Buono, nel 1981. Lo pubblicò subito e mi disse che avrebbe fatto strada. Ne fece pochina. In tv ne indossò le parti Flavio Bucci, allora all'apice della sua carriera. Era il 1988».

Oggi, nel 2016, entra ufficialmente in libreria.

«Prima ebbe diffusione nelle edicole. Il Giallo Mondadori di Del Buono veniva smerciato lì».

É vero che Sarti Antonio è nato per caso, grazie a tua moglie ?

«Eravamo in spagna in vacanza e mia moglie non si era portata dietro nulla da leggere. Le dissi che le avrei scritto una storia ogni giorno.
«E io ? Avevo già raggiunto il mio scopo. All'epoca - pieni anni '70 - la politica era il mio pane. Poi quel libro, che Garzanti mi aveva rifiutato, vinse nel 1974 il Gran Giallo Città di Cattolica con pubblicazione presso una casa editrice importante. Sai quale fu ? La Garzanti. Ne ero uscito dalla finestra per rientrare dal portone principale. E fu Fiori alla memoria (sempre Einaudi)».

Hai detto che te lo avevano rifiutato anche perché ambientato a Bologna?

«Prima le storie s’ambientavano in America. Sono stato io a raccontare che a Bologna succedeva di tutto, a far vedere come si stesse macchiando. Cos’ da Bologna ho sempre ricevuto molto meno di quanto abbia raccolto in giro».

É vero che scrivevi per il teatro ? Che lavoro facevi ?

«Il teatro fu il trampolino di lancio. Ho scritto tantissimo per il teatro, cose serie, talmente serie che nessuno le ha mai considerate tali. Ormai non lavoro più, diciamo così, dal 1989. Scrivo e basta. Mi è andata bene. Il linguaggio teatrale consente di capire subito se una battuta suoni falsa o convincente. Te ne accorgi anche ne L'archivista dove ci sono tanti siparietti alla Brecht . La mia pagina deve arrivare al lettore. La frase breve mi serve per il mio scopo. Gli esercizi di stile li lascio agli altri».

Il tuo stile disadorno ma efficacissimo abbia stregato anche Francesco Guccini.

Macaronì, Romanzo di santi e delinquenti (Mondadori), protagonista Benedetto Santovito, maresciallo dei carabinieri trapiantato dalla Campania nel cuore dell'Appennino emiliano». Come scrivete insieme ? «Ognuno a casa sua. Ci si rivede con i capitoli;li cuciamo insieme, eliminando le contraddizioni».

Sei considerato il padre nobile del giallo…

«Per la Madonna, no! L'unico vero padre è Scerbanenco».

Leggi sempre quando scrivi ?

«Certamente. Mi piace leggere di tutto. Bisogna leggere per scrivere. Lo dico sempre. Scrivo al mattino presto, e guardo gli alberi dalla mia finestra».

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