lunedì 17 ottobre 2016

Augé spazia nella narrativa e nello sport, con risultati non migliori della sociologia

Marc Augè Avvenire 18 settembre 2016


Se il Papa annunciasse che Dio non è mai esistito 
Un racconto-divertissement di Marc Augé immagina l’impossibile: e tra i fedeli di tutte le religioni in pochi giorni scoppia la pace 
Maurizio Assalto Busiarda 1 11 2016
E se un giorno il Papa, proprio lui, proclamasse urbi et orbi che Dio non esiste? Una cosa assurda, fuori del mondo. Non però fuori del tempo. È accaduto, accade, nel futuro ucronico dipinto da Marc Augé in un divertissement narrativo ora tradotto per Cortina, un po’ gioco farsesco un po’ pamphlet corrosivo. «Dio non esiste» sono infatti Le tre parole che cambiarono il mondo, come è intitolato il libro in italiano (pp. 94, € 8). 
Tutto comincia il giorno di Pasqua del 2018, che guarda caso cadrà il 1° aprile. Francesco si affaccia al balcone, in piazza San Pietro, la folla ondeggia, la figurina lassù di bianco vestita si schiarisce la gola, afferra il microfono, scandisce: «Dio non è morto!». I fedeli esultano, il Papa prosegue: «No, non è morto, perché non è mai esistito». 
Seduto davanti al televisore di casa sua, a Parigi, il grande antropologo, che è anche la voce narrante, si sorprende nel constatare di trovarsi per la prima volta d’accordo col Pontefice. Marc Augé - il teorico dei «non luoghi», che evidentemente ha nel suo destino un legame speciale con il «non» - è infatti un non credente, ateo convinto e militante: anche se l’espressione non gli piace, perché perpetua la «aggressione linguistica nei confronti di chi viene dichiarato “non credente” o “ateo”, utilizzando sottilmente la “a” privativa o l’avverbio di negazione “non” per convincere chi non la pensa allo stesso modo del fatto che qualcosa di fondamentale gli fa difetto».
La narrazione prosegue sul registro del paradosso (ma non troppo). In pochi istanti la notizia del Papa fa il giro del mondo, i media e i social la rilanciano, sul Vaticano calano reporter a caccia di interviste, sulle televisioni calano sociologi e storici delle religioni a strologare su quel che sta succedendo. «E Dio? Non esiste!» è la nuova irriverente forma di saluto, articolata in domanda e risposta, che dal web alle strade diventa virale.
Intanto Francesco viene ricoverato in clinica «per un periodo di riposo», e il giorno dopo giunge l’annuncio delle sue dimissioni. Ma questo non basta a placare il fermento che agita i fedeli di tutte le religioni. I cristiani evangelici se la prendono con i cattolici, i cattolici tradizionalisti con i gesuiti e la sinistra cristiana, una cerimonia ecumenica in Vaticano si trasforma in un incontro di pugilato, gli islamici esultano, gli islamisti chiamano alla guerra santa, il mondo è scosso da una nuova serie di attentati prontamente rivendicati dall’Isis. Perfino la Cina, dopo secoli in cui si è vista invadere dai missionari, accarezza l’idea di poter ripagare l’Occidente con la stessa moneta, offrendogli il baluardo del proprio pensiero filosofico confuciano contro lo scetticismo e la disperazione.
Augé si diverte e gioca con le parole: l’ex Papa e i suoi ex fedeli, l’altro ex Papa (Benedetto XVI) che prega per il suo ex successore. Irresistibile l’intervento di un nunzio apostolico su France 2: Francesco, sostiene arrampicandosi sugli specchi, intendeva dire che Dio non è mai esistito nel senso in cui l’esistenza si può predicare degli uomini, perché al contrario di questi «è al di là della nascita e della morte». Peccato che lo stesso Francesco, lasciando la clinica in abiti borghesi, indirizzi un breve messaggio agli ex fedeli: «Vi prego di non credere a ciò che gli uni e gli altri tenteranno di farmi dire».
Ma che cosa è successo davvero a Jorge Mario Bergoglio (come ora torna a firmarsi)? La spiegazione è centellinata a piccole dosi da un personaggio che fa visita di tanto in tanto a Augé, un certo Théo, uno scienziato puro e duro, biologo genetista, che solo alla fine apprenderemo essere il figlio dell’autore. All’origine di tutto è un complotto mondiale messo a punto dopo l’11 settembre 2001 da un «movimento per la libertà e la resistenza mentali» denominato «Librement»: appoggiandosi alle ricerche dei migliori neuroscienziati, questi «Partigiani dello humour libero» hanno isolato le basi neuronali dell’oscurantismo, una sindrome degenerativa come il morbo di Alzheimer, e reso disponibile un farmaco che elimina istantaneamente e per sempre «le sensazioni di confusione mentale che sono all’origine di qualunque esperienza cosiddetta religiosa».
Con i toni della farsa improbabile, Augé sferra il suo affondo razionalista. In lungo e in largo il mondo è dilaniato da conflitti alimentati dalle fedi concorrenti, eppure a ogni nuova esplosione di violenza omicida si sente ripetere il mantra che la religione non c’entra. Ebbene, proviamo a togliere la religione, tutte le religioni, e vedremo. Nel racconto i risultati si vedono subito. Basta ingerire una dose infinitesima del rimedio miracoloso, basta anche solo venirne a contatto. Il Papa è stato immunizzato così, da un «partigiano» ricevuto in udienza privata. E così i principali leader mondiali che, una volta convertiti alla vera «buona novella», nel corso della folle settimana seguita alla Pasqua provvedono a immettere il contravveleno negli acquedotti, a far irrorare i passanti, a bombardare dall’alto, a inoculare le nuvole per ottenere piogge risanatrici.
Da un giorno all’altro, tutto cambia. Chiese, moschee e sinagoghe restano deserte, i regimi teocratici cadono uno dopo l’altro, e con la fine delle dittature e delle guerre di religione cessano anche i flussi migratori verso l’Europa. Problemi che fino a ieri sembravano irrisolvibili si sciolgono come neve al sole, l’interrogativo sulla compatibilità tra islam e democrazia non ha più ragione di porsi, da Kabul a Riad a Teheran le donne circolano a capo scoperto, perfino il Dalai Lama rinuncia a reincarnarsi. E per le strade di Parigi la gente è più gentile, cordiale, addirittura torna a fischiettare. 
Così la fantasticheria ucronica sfocia infine nella più schietta utopia. Un po’ semplicistico, forse. Perché le fedi religiose, oltre a seminare tensioni, sappiamo che rispondono anche a esigenze profonde dell’animo umano. Augé ne sarà di certo consapevole, ma non bisogna dimenticare che la sua è soprattutto una provocazione. E parafrasando una vecchia canzone, potrebbe ribattere: «Proviamo anche senza Dio, non si sa mai…».
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