venerdì 28 ottobre 2016

Distruggi il male e va'



Il deputato Pd, e segretario della commissione di vigilanza Rai, scrive un messaggio su Twitter che rischia di far scoppiare l’ennesima polemica. L’appuntamento di Mentana? Un altro «colpo» contro la Rai, «costretta ad inseguire su informazione» 
di Valentina Santarpia Corriere


De Mita sfida Renzi in tv: “Il riformista sono io” 
 IL PERSONAGGIO. DOMANI IL DUELLO SUL REFERENDUM TRA IL PREMIER E L’EX LEADER DC: “LE IDEE LE AVEVO A 12 ANNI E LE HO OGGI A 88”

GOFFREDO DE MARCHIS 27/10/2016
ROMA. «Le idee, i contenuti li avevo già a 12 anni e li ho ancora oggi a 88». L’autostima è sempre la stessa, la fiducia nella sua proverbiale intelligenza pure. Ciriaco De Mita non si sente la vittima sacrificale del confronto giovane-vecchio che andrà in scena domani su La7, nel match condotto da Enrico Mentana. In uno studio tv il grande capo della Democrazia cristiana sfiderà Matteo Renzi (41 anni): lo story telling renziano contro i “ragionamendi” dell’intellettuale della Magna Grecia (perfida definizione di Agnelli), il Sì contro il No di due generazioni a confronto. «Può succedere che De Mita asfalti Renzi», avverte Mentana. «L’ho cercato dopo averlo visto questa estate a
In Onda.
Asfaltò la renziana Morani». In televisione bastano tre minuti buoni anche se la partita ne dura 90. Persino Pippo Civati, che ha subito protestato «perché non invitate i giovani come me», ammette: «Ancora oggi Platini può mettere una punizione all’angolino». De Mita sarebbe Platini.
Ma il colpo d’occhio sarà proprio quello: antico- nuovo, dinosauro contro 2.0, Prima repubblica pura contro rottamazione, il tresette, raffinatissimo gioco di pensiero amato da De Mita, contro la Play Station. Passato e futuro. «Io non mi sento archeologia – dice l’ex segretario della Dc -. Tutto il resto sono discorsi di persone non intelligenti».
De Mita vive la sua quarta età come un ragazzino, pronto a rispolverare la leggenda secondo cui il suo medico curante resta un pediatra. Dopo essere stato l’uomo più potente d’Italia, primo a inaugurare il doppio incarico segretario-premier (dopo sono venuti Berlusconi e Renzi), in questi giorni attraversa l’Italia a sostegno del No. Martedì era a Gorizia, 908 chilometri dal paesino sulle montagne irpine, Nusco, di cui è sindaco a furor di popolo.
Anche De Mita è stato giovane, anche lui premeva per farsi largo nella Dc. Nel 1963, eletto per la prima volta alla Camera, si avvicinò all’anziano Attilio Piccioni (classe 1892) seduto su un divanetto. «Avevate promesso un ricambio generazionale, ma qui ci sono solo io», esclamò. E Piccioni gelido: «Ma cosa volete? Stiamo già facendo il massimo per voi: invecchiamo». Nella Dc i tempi biblici del rinnovamento sono pieni di episodi simili. Al congresso di Milano del ’67 De Mita fece il primo discorso da leader. Pertini, in platea, profetizzò: «Quel ragazzo farà molta strada».
Ma oggi, 50 anni dopo, c’è ancora bisogno della sua voce? «A che servo io? Ci vuole qualcuno che esprima un No che non sia grillino», spiega. Non farà prove per domani sera, ma è pronto a sferrare colpi. «A me non si può dire che non sono riformista. Ho fatto la commissione bicamerale, sono stato il primo a parlare di patto costituzionale. Insisterò sulla legge elettorale. Una norma che consegna il Paese a chi prende il 20 per cento può portare alla fine della democrazia rappresentativa. Io sono favorevole alle riforme ma con un Parlamento libero». E i tempi televisivi, li conosce? «Ci sarà qualcuno che si è stancato della semplificazione? Io credo di sì e lo vedrete».
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