mercoledì 26 ottobre 2016

Gli appunti di Walter Benjamin sulla politica


Walter Benjamin: La Politica e altri scritti, a cura di Dario Gentili 

Risvolto
Sono qui raccolti i frammenti e gli appunti di Walter Benjamin riconducibili alla sua intenzione di scrivere una Politica. Si tratta di un progetto che lo accompagnò dal 1919 al 1921 e che – tra scritti annunciati, in corso di elaborazione, in via di pubblicazione e altri irrimediabilmente andati perduti – non ha mai visto luce. In questo libro si tenta per la prima volta di restituirne una confi gurazione attraverso i frammenti che ci sono pervenuti: quelli di cui è possibile attestare direttamente l’appartenenza all’“arsenale” della Politica e quelli che, seppur senza un riscontro diretto, è possibile riferire alla sua costellazione per cronologia, tematica e terminologia. Tra gli altri, La Politica comprende alcuni dei frammenti più noti di Benjamin, come il Frammento teologico-politico e Capitalismo come religione, spesso considerati quasi scritti a sé stanti, e che invece trovano proprio nella Politica il loro contesto originario. Questo libro si compone inoltre di altre due parti, Antropologia e Sulla menzogna, i cui frammenti – sebbene risalgano al medesimo periodo – non è possibile attribuire inequivocabilmente al progetto della Politica, ma rappresentano tuttavia una risorsa essenziale per una sua più piena e profonda comprensione. Infine, in Appendice, è presentata una nuova traduzione di Sulla critica della violenza, in assoluto uno dei saggi benjaminiani più celebri e discussi, che della Politica è l’unico testo non rimasto allo stato di frammento e pubblicato in vita da Benjamin. 


Walter Benjamin (1892 Berlino – 1940 Portbou): pensatore, autore, critico letterario e traduttore tra i più importanti nel pensiero tedesco del primo Novecento. È nato e cresciuto nei quartieri eleganti di Berlino-Charlottenburg da un’agiata famiglia ebraica assimilata. Già in gioventù ha affrontato la questione delle sue radici ebraiche, ponendola in fertile contrasto con l’identità tedesca e incontrando, tra gli altri, Gerhard (poi Gershom) Scholem, cui resterà legato per tutta la vita. Entrato in contatto con l’Institut für Sozialforschung di Theodor W. Adorno e Max Horkheimer, pubblicò sulla rivista diversi saggi e si dedicò alla composizione del Passagen-Werk, lavoro che l’avrebbe impegnato per il resto della vita e destinato a restare incompiuto. Alla presa del potere da parte dei nazisti emigrò a Parigi, dove continuò la sua attività intellettuale tra mille diffi coltà economiche. Mentre tentava di attraversare il confi ne con la Spagna per raggiungere gli amici dell’Istituto francofortese, già in esilio negli Stati Uniti, si uccise per non essere ricondotto in Francia dalle autorità doganali spagnole. Tra le sue pubblicazioni in lingua italiana ricordiamo: Angelus Novus, Il dramma barocco tedesco, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Sul concetto di storia.


Walter Benjamin, la felicità profana degli uomini

Roberto Ciccarelli 26.10.2016
 Filosofo dei frammenti, e del loro montaggio, Walter Benjamin ha fatto di necessità virtù. La sua esistenza nomade, alla prese con una precarietà che non ha nulla da invidiare alla nostra, si è conclusa in fuga dai nazisti con un tragico suicidio. Un’esistenza costellata di illuminazioni e anticipazioni sulle quali si continua ancora a riflettere. L’ultimo caso è quello della «Politica»: sin da giovane il filosofo aveva concepito un’opera organica di cui si conoscono frammenti notissimi come Sulla critica della violenza, pubblicata nel 1921. La Politik è al centro di una discussione intensa almeno quanto le discussioni sulla valigetta che Benjamin portava sempre con sé e che si pensa custodisse il suo ultimo lavoro, un libro a cui il filosofo diceva di tenere più che alla sua vita. Oggi non è possibile ricostruirla completamente, ma dai frammenti emergono lampi significativi. È questo il tema de La politica e altri scritti (Mimesis, pp.122, euro 12), un volume per il quale il curatore Dario Gentili ha scelto un filo conduttore che, pur non rispettando la disposizione dei materiali nell’opera completa, permette di organizzarli secondo un ordine tematico e cronologico. Per ricostruire il senso di questa opera incompiuta è decisiva la corrispondenza con l’amico e filosofo Gershom Scholem. In questi scritti Benjamin lega la «verità» all’opera «comune» che gli uomini possono fare insieme. A differenza di una lunga tradizione iniziata con Weber, il politico non è una personalità o individualità, ma si dà nella radicale immanenza dell’opera comune degli uomini. In questo consiste la loro felicità profana. La politica, nella sua caducità, non aderisce a ciò che esiste, ma adempie a un compito messianico. Accompagnato da visioni materialistiche, il messianesimo comunista di Benjamin procede in senso inverso rispetto alla teologia e alla volontà di rappresentare il Regno di Dio sulla Terra. Tra l’anarchismo giovanile e la stagione marxista della maturità la distanza è notevole, ma esistono alcune costanti. In questa raccolta di frammenti emergono due idee che Benjamin ha coltivato ancor prima di scoprire il materialismo: la rivoluzione è «innervazione degli organi tecnici della collettività» e «scassinare la teleologia naturale». Concetti che ribaltano molte versioni del materialismo che ha ignorato il fatto che la tecnologia è un fenomeno sociale e incarnato nella forza lavoro. Per non parlare della filosofia della storia che ha legato il comunismo alla teleologia naturale. Per Benjamin nulla è irreversibile, la tecnica è una questione politica, la politica si dà quando l’azione non ha uno scopo finale, ma è l’espressione di una felicità comune. Condividi: Facebook Google+ LinkedIn Twitter Email Scarica in: Pdf ePub mobi

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