martedì 1 novembre 2016

Il Corsaro Nero era un trafficante di Ventimiglia, forse


Il leggendario Corsaro Nero era un cavaliere di Ventimiglia
Una nuova ipotesi sull’identità dell’eroe di Salgari 

Giulio Gavino Busiarda 31 10 2016
Chi era nella realtà il Corsaro Nero, Emilio di Roccanera, uno dei personaggi più amati creati dalla fantasia di Emilio Salgari? A declinare in modo inoppugnabile le sue origini è lo stesso autore: «signore di Ventimiglia» si legge nelle prime pagine del romanzo che apre il ciclo «I corsari delle Antille». Ma «signore di Ventimiglia» chi? Studiosi e appassionati hanno identificato la famiglia dei conti Lascaris, strettamente legata ai Savoia, come quella che diede i natali all’eroe salgariano.
L’ipotesi più diffusa a Ventimiglia è che si tratti di Enrico Lascaris, che guidò un battaglione nella guerra delle Fiandre al seguito di Tomaso Francesco di Savoia. Ma ora è emerso un illustre rivale, un parente appartenente ad un altro ramo dei Lascaris, sempre di Ventimiglia, ma che con le Antille e i luoghi del Corsaro Nero ebbe davvero qualcosa in comune. Si tratta di Giovanni Paolo Lascaris, maestro dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. Se è credibile che Salgari possa essersi imbattuto nei Conti di Ventimiglia scartabellando tra i libri della biblioteca che frequentava per creare con la fantasia i paesaggi e le suggestioni dei suoi romanzi esotici, perché avrebbe dovuto preferire un soldato, poco avvezzo al mare e alle avventure, ad un cavaliere che invece acquistò davvero isole nei Caraibi (era il 1600) e in giovane età fu anche comandante di un vascello? Un profilo interessante, quello di Giovanni Paolo, delineato di recente da uno studioso locale, Davide Barella, che ha scoperto anche qualcosa di più: l’Ordine di Malta ha infatti dedicato una serie di francobolli ai suoi gran maestri e quello di Lascaris riporta il suo simbolo, uno scudo con alternati la croce e l’aquila bicipite (stemma che accompagna la famiglia ventimigliese dalla sua nascita, intorno al 1200, con il matrimonio di Guglielmo Pietro I con Eudossia, figlia dell’imperatore bizantino Teodoro II di Nicea). E guardacaso in una delle pagine del «Il figlio del Corsaro Rosso», Emilio Salgari fa riferimento ad un galeone che sulle vele spiegate ha proprio un’aquila bicipite e una croce. Qualcosa di molto concreto che ha riacceso il dibattito intorno alla reale identità del Corsaro Nero. 
Che Salgari volesse dare un chiaro imprinting marinaresco e ligure, al suo personaggio, è ribadito proprio dal romanzo pubblicato nel 1898, dove la parola Ventimiglia viene scritta per ben quattordici volte. Poi c’è anche la curiosa analogia tra il Forte dell’Annunziata, arroccato a difesa di Ventimiglia Alta, caratterizzato da un crinale scosceso a renderlo inespugnabile, con un altro forte salgariano, quello di Maracaibo, la città governata dal duca van Guld, spietato assassino dei fratelli di Emilio di Roccanera. A non deporre a favore dell’attuale «detentore», Enrico Lascaris, è anche la circostanza che il Corsaro Nero sia un acerrimo rivale degli spagnoli visto che nelle ultime pagine del romanzo l’assalto a Gibiltar ne vede sterminati a decine. Nelle realtà, invece, Enrico guidò truppe spagnole nelle Fiandre. La querelle tra gli storici e gli appassionati sembra destinata a proseguire, alla ricerca di chi fu davvero il Conte di Ventimiglia che ispirò Salgari e che al cinema prese il volto di Kabir Bedi (1976, regia di Sergio Sollima). Che fosse un Lascaris è ormai certo, tra Enrico e Giovanni Paolo la sfida è aperta. «Quando s’incrocia il ferro si ha il diritto di conoscere il nome dell’avversario» - dice il Corsaro Nero in uno dei suoi tanti duelli. Quel nome, il nome vero, rimane ancora conteso e mantiene vivo l’affetto e intatto il fascino di un personaggio che ha visto generazioni di italiani viaggiare sull’Oceano al suo fianco in cerca di mille avventure. 
BY NC ND ALCUNI DIRITTI 

Nessun commento: