sabato 12 novembre 2016
La rivoluzione culturale a fumetti
Narrativa. «Una vita cinese» di Li Kunwu e Philippe Ôtié per Add Edizioni con la traduzione di Giovanni Zucca
Xiao Li è nato nel 1955. Xi Jinping è nato nel 1953. Xi è il
presidente della Repubblica popolare, nonché segretario del partito
comunista, comandante in capo delle forze armate, «nucleo» della
nomenklatura cinese. Xiao Li è il protagonista della storia raccontata
da Li Kunwu e dal francese Philippe Ôtié in Una vita cinese»
(Add editore, traduzione di Giovanni Zucca, euro 19,50) graphic novel
che racconta le vicende del paese a cominciare dagli anni Cinquanta fino
ad arrivare al 1976 e più precisamente fino al giorno dell’annuncio
della morte di Mao Zedong. Un evento che può essere paragonato
all’omicidio di Kennedy o all’11 settembre per gli americani o al
rapimento di Aldo Moro per gli italiani: tutti ricordano la propria
posizione geografica nel momento in cui avvenne quel fatto storico. Che
poi l’età del protagonista (e dell’autore cinese) corrisponda – in
pratica – con quella di chi costituisce l’attuale classe dirigente
cinese non è un caso: per chi non la conoscesse ancora, Li e Ôtié
offrono una panoramica della «formazione» sociale, culturale e politica
degli attuali capi della Cina.
LA QUINTA GENERAZIONE di leader, a partire dalla
prima capitanata da Mao Zedong, è nata negli anni Cinquanta, cresciuta e
maturata politicamente negli anni Settanta salvo trovarsi poi, in poco
tempo, in un paese del tutto nuovo e diverso. Primo di una trilogia che
dovrebbe arrivare ai giorni nostri, il libro tenta una pericolosa
operazione: ripercorrere quella parte recente di storia cinese che è già
stata indagata da grandi autori della cosiddetta «letteratura delle
ferite», senza poter essere accusato di essere eccessivamente «politico»
– in un senso o nell’altro – nell’intenzionalità (critica o
agiografica). Purtroppo questo tentativo, se non toglie nulla al tratto
di Li e alla sue emozionanti tavole, rende la sceneggiatura un poco
prevedibile.
Mao, con la sua incombente presenza, viene raccontato per lo più
attraverso una lettura fuori dalla righe, attraverso l’utilizzo delle
sue manifestazioni più violente, anche dal punto di vista degli slogan.
Esempi sono costituiti dalle citazione delle parole del presidente Mao,
utilizzate qua e là nel volume: «Ogni giorno che passa noi progrediamo,
ogni giorno che passa i nostri nemici imputridiscono». O ancora la
battaglia «contro i quattro flagelli» o le poesie, poco prima della
morte, in cui si parla di «peti» e liberazione «della pancia».
QUELLO CHE RESTITUISCE Una vita cinese è
l’incredibile «passo» della storia della Cina degli ultimi sessant’anni.
Per chi visita il paese oggi, il contrasto tra l’odierno e quanto
accadeva in Cina solo venti o trent’anni fa, è clamoroso. È sicuramente
la prima cosa che colpisce il visitatore. Li e Ôtié raccontano quelle
concitate fasi post rivoluzionarie, dal «Grande Balzo in avanti» alla
«Rivoluzione culturale», eventi che oggi sono considerati come
«deviazioni» dallo scopo principale della costruzione del socialismo in
Cina. I due autori quindi affondano dove di fatto è consentito, con una
lettura autobiografica che restituisce il dramma umano degli sconquassi
storici della Cina contemporanea.
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