martedì 22 novembre 2016

La sinistra caviale, la realtà e i desideri: Vendola Nero leader della "resistenza mondiale" al "populismo"



LA SECONDA VITA DI OBAMA GUIDERÀ LA RESISTENZA 
Continuerà a fare politica per frenare Trump e rilanciare i democratici
FEDERICO RAMPINI Rep 21 11 2016
BARACK Obama diventerà il capo dell’opposizione a Donald Trump? L’ipotesi sarebbe fanta-politica, in tempi normali. Ma non viviamo in tempi normali e anche la vittoria di Trump sembrava fanta- politica fino a pochi mesi fa. In America la tradizione vuole che un ex presidente si tenga lontano dalla polemica politica: lo fece George W. Bush, ritirandosi a vita privata. Bill Clinton lo abbiamo visto un po’ di più, ma perché tirava la volata alla moglie. Bisogna risalire a Ted Roosevelt per trovare il precedente di un leader che ha tentato di tornare sulla scena politica. Obama non ci pensava proprio, si stava preparando a dedicarsi a una Fondazione, a una biblioteca presidenziale, a un libro di memorie, a una vita da “filosofo” della politica. Ma ora è lui stesso a indicare che potrebbe cambiare programma.
SEGUE A PAGINA 23 FLORES D’ARCAIS E LOMBARDI ALLE PAGINE 12 E 13
LO HA DETTO al raduno di un movimento di sinistra, Organizing for Action: «Ci sono dei limiti alla mia azione, finché non torno ad essere un privato cittadino. Ma quel giorno si avvicina». I limiti che lo condizionano finché è ancora il presidente in carica, li abbiamo visti nel suo viaggio in Europa. Con lealtà verso il suo Paese, e fair play verso il vincitore dell’elezione, Obama ha detto a Merkel e agli altri alleati: giudicate Trump sui fatti, non abbiate pregiudizi. È lo stesso messaggio che diede agli americani nelle sue prime reazioni pubbliche dopo il voto. Un comportamento che è anche un dato di costume, di fiducia nella democrazia. Poi, però, quando sarà tornato privato cittadino? Quella sua frase è stata interpretata dai media americani come una promessa: Obama non starà a guardare, se gli atti di Trump dovessero rappresentare la demolizione sistematica di tutte le sue conquiste; o peggio ancora, se dovessero attentare alla Costituzione. L’ipotesi non è del tutto teorica, se si ricordano alcune promesse- minacce della campagna elettorale: bavagli alla stampa (leggi sulla diffamazione contrarie al Primo emendamento); esami di religione all’ingresso del Paese, e altro. Se l’azione del nuovo presidente dovesse minare le fondamenta della convivenza civile, i valori che tengono unita l’America, sarà importante sentire la voce di un “padre nobile”. Tanto più che l’ex presidente avrà concluso i suoi otto anni con un livello- record di popolarità, attorno al 55% dei consensi, un dato raro (Bush finì sotto il 30%). Obama non è mosso solo dalla preoccupazione di proteggere la propria eredità storica. Lo spinge anche il desiderio di aiutare il suo partito, in preda alle divisioni. Hillary Clinton non potrà fare il capo dell’opposizione, la sua carriera politica si è conclusa l’8 novembre. Anche se ha avuto due milioni di voti popolari in più — concentrati nelle “zone sbagliate”, come la California, dove non servivano a rimpinguare il bottino dei grandi elettori — la Clinton viene vista come una candidata debole, che ha regalato la vittoria a un rivale tutt’altro che irresistibile. I seguaci di Bernie Sanders continuano a rimpiangere il verdetto delle primarie.
Il calendario offre la prima possibilità di rivincita già fra due anni alle elezioni legislative di mid-term. Ma bisogna arrivarci con una strategia chiara. Affiorano già le prime spaccature tra i democratici. Il leader al Senato, Chuck Schumer, vuole fare un’opposizione pragmatica e costruttiva, è pronto a votare il piano di investimenti nelle infrastrutture promesso da Trump (la stessa idea figurava nei programmi di Hillary e Bernie). Una leader della sinistra radicale, Elizabeth Warren, invece vuole un’opposizione dura. I movimenti di base organizzano due grandi manifestazioni a Washington a gennaio vicino all’Inauguration Day. Il rischio è occupare le piazze senza spostare i voti. Accadde nel 2003, dopo l’invasione dell’Iraq tanti americani manifestarono contro Bush, e questo non gli impedì di farsi rieleggere l’anno dopo. La vera sfida è non farsi catturare dalle provocazioni di Trump; non inseguire ogni giorno il suo ultimo tweet. Bisogna riconquistare quel voto bianco, operaio o middle class, che si sente tradito dai democratici e da una crescita economica troppo diseguale. Reinventare l’American Dream perché sia alla portata di tutti: Obama su questo avrà qualcosa da dire.
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