giovedì 24 novembre 2016

Lacan Bonazzo come Alberoni del nostro tempo: uno studio



Contro Recalcati

Si stava meglio quando c'era Alberoni. I padri saranno anche evaporati, ma il Sorrentino della psicoanalisi è ovunque.

Di Andrea Minuz           rivistastudio.com

Non si può parlare dell’ultimo libro di Massimo Recalcati senza interrogarsi sull’ascesa di Massimo Recalcati. Quindi facciamo qualche passo indietro e confessiamolo subito: quando c’era Alberoni era tutto più semplice. I confini erano chiari, netti, giusti. Introiettata la differenza tra innamoramento e amore, guardavamo con distacco le raffiche di best seller con copertine rosa e titoloni in baskerville giallo: Ti Amo; Il grande amore erotico che dura, Leader e masse; Le sorgenti dei sogni. La cosa non ci riguardava. Nulla che non fosse due dita sotto la complessità dell’ultimo Battisti. Al massimo, buttavamo un occhio sui corsivi del Corriere dove, alle soglie di Tinder, Alberoni scriveva «fare all’amore». Alberoni ci spiegava il carisma, l’indebolimento del Super-Io, il capo d’azienda, l’uomo cacciatore, la donna che fa il nido, la crisi dei valori e «le miserie degli accoppiamenti nelle orge dei rave party». Nei suoi articoli, nelle conferenze o nelle interviste su Grazia non avrebbe mai ceduto a parole come «forcluso», «fagocitante», «ieratico», tantomeno al «balbettio monologante della lalangue».
Quando c’era Alberoni, i tomi dei seminari di Lacan erano lì dove dovevano essere, nello scaffale più inaccessibile e forcluso della nostra libreria. Poi è arrivato Recalcati...
Leggi tutto su rivistastudio.com 

Nessun commento: