sabato 5 novembre 2016

Lo snobismo di classe della sinistra liberale dirittumanista genera rozzobruni nella piccola borghesia irrisa


Michael Kimmel: Angry White Men. American Masculinity at the End of an Era, Nation Books, pp. 316, $ 16,99

Risvolto
One of the enduring legacies of the 2012 Presidential campaign was the demise of the white American male voter as a dominant force in the political landscape. On election night, after Obama was announced the winner, a distressed Bill O’Reilly lamented that he didn’t live in “a traditional America anymore.” He was joined by others who bellowed their grief on the talk radio airwaves, the traditional redoubt of angry white men. Why were they so angry? Sociologist Michael Kimmel, one of the leading writers on men and masculinity in the world today, has spent hundreds of hours in the company of America’s angry white men – from white supremacists to men's rights activists to young students –in pursuit of an answer. Angry White Men presents a comprehensive diagnosis of their fears, anxieties, and rage.

Kimmel locates this increase in anger in the seismic economic, social and political shifts that have so transformed the American landscape. Downward mobility, increased racial and gender equality, and a tenacious clinging to an anachronistic ideology of masculinity has left many men feeling betrayed and bewildered. Raised to expect unparalleled social and economic privilege, white men are suffering today from what Kimmel calls "aggrieved entitlement": a sense that those benefits that white men believed were their due have been snatched away from them.
Angry White Men discusses, among others, the sons of small town America, scarred by underemployment and wage stagnation. When America’s white men feel they’ve lived their lives the ‘right’ way – worked hard and stayed out of trouble – and still do not get economic rewards, then they have to blame somebody else. Even more terrifying is the phenomenon of angry young boys. School shootings in the United States are not just the work of “misguided youth” or “troubled teens”—they’re all committed by boys. These alienated young men are transformed into mass murderers by a sense that using violence against others is their right.
The future of America is more inclusive and diverse. The choice for angry white men is not whether or not they can stem the tide of history: they cannot. Their choice is whether or not they will be dragged kicking and screaming into that inevitable future, or whether they will walk openly and honorably – far happier and healthier incidentally – alongside those they’ve spent so long trying to exclude.

Fotografie di un paese popolato da maschi, bianchi e arrabbiati 

Guido Caldiron Manifesto 5.11.2016, 21:32 
Tutti i sondaggi sono concordi: se l’8 novembre a votare fossero solo quelli che il censimento degli Stati Uniti definisce come «bianchi caucasici», vincerebbe Donald Trump. Uno dei fantasmi ricorrenti del dibattito pubblico americano sta così definitivamente prendendo corpo. 
Il tema dello sviluppo di una sorta di «nuova classe», a metà strada tra l’appartenenza sociale e lo stato d’animo collettivo, indicata con il termine di «maschi bianchi arrabiati», si segnala infatti fin dagli anni Novanta per definire i sentimenti di frustrazione e malessere della working class come del ceto medio bianco. 
In assenza, a lungo, di studi e inchieste specifiche, la cultura di massa aveva offerto un ritratto-tipo dei presunti protagonisti di questo fenomeno attraverso la figura di Bill Foster, il protagonista del film Un giorno di ordinaria follia, diretto nel 1993 da Joel Schumacher e interpretato da Michael Douglas: un bianco quarantenne che ha perso il lavoro che nel pieno del traffico estivo di Los Angeles finisce per perdere la testa e distrugge tutto ciò che incontra al suo passaggio. 
ALL’EPOCA il personaggio fu considerato il simbolo del disagio tra i bianchi diplomati, il cuore della piccola borghesia del paese, le prime vittime di quella redistribuzione della ricchezza verso l’alto condotta dalle amministrazioni repubblicane fin dagli anni di Reagan che ha favorito i manager delle aziende a sfavore di tutti gli altri. Invece di prendersela con gli yuppie o con la politica della destra, ancora una volta il nemico sono diventate le minoranze, le donne e le istituzioni federali. 
L’emergenza di questa componente della società americana torna oggi d’attualità con la corsa di Trump visto che sono stati proprio i «bianchi arrabbiati» a determinare la sua affermazione nelle primarie del Gop. Nel frattempo, il sociologo della Stony Brook University di New York Michael Kimmel, che studia da tempo i vari aspetti della culture maschili e le loro manifestazioni anche estreme, ad esempio nel movimento delle Milizie come tra i sostenitori del II emendamento, i fanatici delle armi, ha cercato di fissare nel volume Angry White Men (Nation Books, pp. 316, $ 16,99) i contorni fin qui incerti del fenomeno parlando di figure maschili che «esprimono in forme sempre più aggressive il loro risentimento nei confronti dei profondi cambiamenti economici, sociali e politici che hanno trasformato il paese nel corso degli ultimi decenni». 
Individui che si sentono in qualche modo defraudati, privati senza motivo di qualcosa che apparteneva loro: in particolare di «quei privilegi di razza e di genere che hanno caratterizzato a lungo i membri maschili della working class bianca». 
IN QUESTO SENSO, la trasformazione demografica del paese, la fine delle tradizionali gerarchie razziali, i «nuovi» diritti acquisiti dalle donne, da gay e lesbiche, come la precarizzazione lavorativa e la perdita di status, sembrano aver prodotto in questa componente tutt’altro che marginale della comunità bianca un senso di ansia e frustrazione che già durante gli anni di Obama si sono espresse attraverso una radicalizzazione politica a destra, poi assecondata da molti dirigenti del Partito repubblicano. Ma che, suggerisce ancora Kimmel, emerge talvolta anche nelle storie personali dei giovani bianchi del ceto medio responsabili di eccidi apparentemente senza senso in scuole e college. Se qualcuno pensava che il portato della candidatura di Trump si sarebbe arrestato, quale ne sia l’esito finale, al voto, ha ora nuovi argomenti per riflettere.

Nessun commento: