lunedì 14 novembre 2016

Una nuova edizione per "Scomposizioni" di Remo Bodei

Bodei, la sfida della complessità
Pensiero moderrno. La soggettività dell’uomo contemporaneo, dispersa tra sollecitazioni continue, è incapace di autentica esperienza. L’edizione arricchita di «Scomposizioni» (il Mulino) rilegge i pensatori dell’«età di Goethe» come modello di una filosofia appropriata all’oggiGianluca Garelli Manifesto Alias 15.1.2017, 19:04
Cosa significa difendere l’attualità delle filosofie del passato? Certo non vuol dire giudicarle in base alla moda, e nemmeno per la loro capacità di essere up to date, conformandole per forza alle domande del presente. Significa piuttosto preservare la ricchezza di senso che esse continuano ad avere per noi: e il lavoro di Remo Bodei – con la sua attenzione al depositarsi e consolidarsi di quei «cristalli di storicità» che nei secoli hanno dato forma alla cultura europea – costituisce da tempo, sotto questo aspetto, un modello esemplare. Lo conferma la riedizione di Scomposizioni Forme dell’individuo moderno: studio che aveva visto la luce presso Einaudi nel 1987, e che ora viene riproposto in edizione accresciuta dal Mulino (pp. 450, euro 30,00).
Non si tratta però di un semplice restyling o di un aggiornamento bibliografico, anche se da questo punto di vista gli «intarsi» sono tutt’altro che trascurabili. Oltre e ben più dello stato dell’arte, infatti, quel che è profondamente mutato nei quasi trent’anni che ci separano dalla prima edizione è – se così si può dire – nientemeno che lo stato del mondo. Bodei sa bene che cosa ciò possa significare per la ricerca filosofica: «Quando gli apparati di senso con cui interpretiamo e costruiamo concetti e ragionamenti subiscono profonde metamorfosi nel corso degli eventi, la filosofia ha il dovere di ridisegnare ed esplorare la deriva e le faglie di quei continenti simbolici su cui poggia il nostro comune modo di pensare, immaginare e sentire». Essa deve cioè mettere a punto nuove «mappe mentali» in grado di tutelare la memoria culturale e insieme di favorire l’orientamento nel presente.
Scomposizioni è anzitutto uno studio della complessa e stratificata vicenda intellettuale della cosiddetta Età di Goethe: un’epoca decisiva per la cultura europea, in cui pur tra mille incertezze e contraddizioni «la coscienza si inoltra nel suo cono d’ombra, si abitua a vedere al buio, si arricchisce di sfumature e sperimenta ardite variazioni di se stessa». Al centro dell’indagine di Bodei è così la nascita di architetture del sapere e di moduli espressivi nei quali si è in buona parte plasmata la nostra idea di individualità dopo la Rivoluzione francese, e in cui è possibile già scorgere le tracce di quelle «patologie» culturali che investono l’uomo moderno fino alla contemporaneità.
Una trilogia di studi
Oggi peraltro (lo ricorda l’introduzione) il libro richiede di essere collocato nel percorso costituito da una trilogia di studi, che a Scomposizioni affianca altri due importanti risultati della vasta produzione dell’autore. In Geometria delle passioni (1991) Bodei conduceva un’analisi del binomio passione/ragione: il cui rapporto conflittuale, destinato a segnare un grave scacco etico nella cultura europea fino ai nostri giorni, costituisce un tema decisivo per il definirsi del soggetto dall’età post-cartesiana alla tarda modernità. In Destini personali (2002), quella stessa individualità veniva saggiata nel momento in cui all’anima (sostanziale, immortale) subentra un io (plurale, dissolvibile) costituito da una «molteplicità originaria e discreta di poli di coscienza»: di qui l’interesse, in quel volume, per autori quali Pirandello o, più limitatamente, Pessoa. Oscillando fra i limiti imposti da forme di organizzazione o di repressione più o meno nuove e l’altrettanto inedita relativizzazione degli imperativi stabiliti dalle agenzie morali tradizionali, le libertà – presunte o reali – che oggi l’individuo sperimenta (e che sembrano spalancare al suo desiderio orizzonti fino a poco tempo fa inimmaginabili, in termini di cibo, sesso, evasione reale o virtuale), determinano per contro dimensioni sinora ignote di condizionamento, manipolazione, esercizio del potere: e con ciò una progressiva disarticolazione della personalità.
La nuova edizione di Scomposizioni conferma in pieno la diagnosi. Nell’uomo contemporaneo è come se a prevalere fosse una «coscienza modulare»: un modello di soggettività che non avverte più alcuna esigenza unitaria profonda e smette di interagire con entità e aggregazioni più ampie e complesse di quelle, limitate, che ne toccano direttamente l’esistenza. A fronte di un desiderio – talora bulimico – di fare «esperienze» sempre nuove e diversive, una soggettività autoreferenziale di questo tipo non ha dunque la capacità di «capitalizzarle»: ignora cioè l’esperienza autentica, che consiste «nel ritornare a sé arricchita dal consegnarsi ad altro» (come scrive Bodei parafrasando Hegel) e non nel disperdersi tra cose, emozioni, sollecitazioni sempre nuove.
In che cosa consiste allora la sfida di un libro come Scomposizioni? Mettiamola così: negli ultimi decenni del secolo scorso, la filosofia ha guardato a volte con entusiasmo alla cosiddetta crisi del soggetto, magari celebrandola in termini enfatici, emancipativi e progressivi. Si è però trovata ben presto a fare i conti con la necessità di arginare le conseguenze estreme di quella dissoluzione, magari riscoprendo o riabilitando (per esempio in un autore come Foucault) tecnologie del sé o istituzioni capaci di compensare il bisogno insoddisfatto di trovare un senso per le nostre vite. Ebbene, in un’epoca in cui prevalgono modelli di razionalità incapaci di costituire una seria alternativa all’ideale tramontato della Bildung (cioè della «formazione» individuale e collettiva), Bodei sceglie di difendere la strada della complessità, ripercorrendo le vicende intellettuali e gli ideali scientifici di autori come Kant, Fichte, Hegel, Hölderlin, Novalis o Goethe. Le loro risposte, spesso cariche di ambiguità, costituiscono infatti modi esemplari di reagire a quella «contraddizione sempre crescente» (come recita l’incipit del frammento giovanile di Hegel da cui si sviluppa, come da un nucleo germinale, tutto il libro) che ai loro occhi oppone i grandi eventi della Storia alla dimensione ristretta della vita privata, il noto all’ignoto, la natura alla libertà.
Interrogativi urgenti
Alla fine di questo percorso, l’ampia ricognizione storica può così ritornare su interrogativi davvero attuali e urgenti: «Come sostenere attraverso la politica e la riorganizzazione del sistema educativo l’auspicato sorgere di un genere di individualità meno disgregata e dispersiva»? Come resistere a un modello puramente strumentale di razionalità, o alla sua variante impolitica, la «ragion cinica» portata al centro del dibattito filosofico da Peter Sloterdijk? Come «misurarsi fruttuosamente con modelli di civiltà che non accettano il nostro paradigma di individuo»? Nelle pagine conclusive di Scomposizioni, tali domande convergono nella questione, più generale, se sia ancora possibile lavorare alla costruzione di un’etica all’altezza delle contraddizioni che attraversano il nostro tempo. Un’etica intesa dunque non in senso normativo o prescrittivo, bensì capace di contribuire alla produzione di un tessuto reale e condiviso, appropriato al nostro presente.
In tutto questo, rimane certo da stabilire a quale ruolo effettivo possa ancora legittimamente aspirare la filosofia. Nell’autunno del 1808, Hegel scriveva in una lettera: «Il lavoro teoretico produce di più nel mondo che non il pratico: rivoluzionato il regno della rappresentazione, la realtà non tiene più». Al cospetto di un presente in cui ogni iniziativa sembra muoversi in spazi illusori e in cui perfino la cultura alta pare confinata in posizione ancillare o ridotta a puro evento mediatico, è probabile che il richiamo a un’affermazione come questa possa suonare a dir poco obsoleto. Ma per citare un’altra metafora hegeliana cara a Bodei, la talpa dello spirito potrà continuare a scavare davvero solo se tornerà a credere almeno un poco nella chance di un’esistenza non del tutto frammentaria. A confidare cioè in un’individualità che non si limiti a raccogliere i cocci dispersi negli «immediati dintorni della propria esistenza».


Il leader forte, chimera dell’Occidente smarrito 
Remo Bodei ripubblica dal Mulino una versione ampliata diScomposizioni: il destino dell’identità in un mondo senza noi 
Federico Vercellone Busiarda 5 2 2017
Remo Bodei ha scritto un libro cruciale per il nostro tempo:  Scomposizioni. Forme dell’individuo moderno. Comparso originariamente nel 1987 da Einaudi, viene ora ripresentato, presso il Mulino, in una versione notevolmente ampliata. Erano anni, quelli in cui il libro originariamente comparve, in cui gli studi sulla filosofia classica tedesca, sul romanticismo, su tutta la variegata costellazione che è stata talora individuata come l’«età di Goethe» ebbero una straordinaria ripresa nell’ambito della nostra cultura filosofica e letteraria. Tutta quest’epoca si prospetta come una grande fucina di idee e creazioni che illuminano il destino della modernità.
È in gioco in questo importante studio qualcosa di molto concreto: l’interrogativo su come diventiamo ciò che siamo sia sul piano del nostro io sia su quello collettivo. È un quesito quanto mai attuale nel nostro tempo, drammaticamente percorso da guerre di religione e nuovi nazionalismi. Ogni identità si forma, a dare ascolto all’insegnamento hegeliano che dice ancora molto al nostro tempo, attraverso il conflitto con noi stessi, con le nostre contraddittorie istanze interiori e naturalmente anche attraverso quello con l’Altro. In questo libro si va dal giovane Hegel per attraversare l’immensa costellazione costituita dall’idealismo e dalla produzione filosofica e letteraria della Germania classico-romantica. La contraddizione intima e quella nei confronti del mondo esterno connotano il soggetto moderno che vive il rischio della perdita di sé come condizione ineluttabile. È un soggetto che, in forza del conflitto e della lacerazione che lo attraversa, è destinato a tornare a sé dopo essersi smarrito. per pervenire, attraverso questo periplo, all’auto-riconoscimento. In questo modo Bodei ci prende per mano facendoci attraversare un fondamentale capitolo della storia culturale tedesca che va, tra gli altri, da Kant a Goethe, da Novalis a Hölderlin. 
Quello di Bodei è un percorso che, guardando al passato, ha di mira il presente. Un presente che vive intensamente la minaccia dello sradicamento dettato in primis dalla globalizzazione. La crisi dell’identità produce nuove forme odierne, inquietanti e rassicuranti insieme, di essere se stessi che spesso passano attraverso l’auto-rispecchiamento nelle immagini. Dal selfie al medical imaging passando per sette e religioni online, costantemente si rinnova l’esigenza di trovare un’immediata risposta alla domanda cruciale: chi sono io? 
La soggettività moderna non torna a sé dopo essersi riconosciuta in un mondo estraneo. I soggetti della modernità matura, come ebbe già a rilevare un grande filosofo della crisi come Georg Simmel, non si riconoscono più nelle forme del loro esistere. L’individuo moderno non è più in grado di pensarsi in una chiave tolemaica come centro del mondo e come depositario di una razionalità universale. L’Io non è più un Noi. I processi razionali gli sfuggono di mano e vengono a proporsi sotto il volto estraneo della razionalizzazione tecnologica. Giungiamo così al paradosso tipico della razionalità contemporanea che vive schiava di una logica performativa che funziona autonomamente sotto le vesti della tecnologia alienandosi così dal senso degli eventi. Destituita di quell’universalità che la stagione classica del pensiero tedesco le aveva conferito forse per l’ultima volta, la ragione da universale diventa pratica, mentre il mondo si tribalizza nuovamente richiamandosi a identità di gruppo che possono vertiginosamente andare dallo slow food all’Isis. 
In breve non siamo più in grado di dire noi riferendoci a una comune umanità, ma solo mille volte enfaticamente io. L’insicurezza domina. L’affacciarsi di capi e autorità carismatiche, di simboli-guida dotati di una potenza sempre più influente e indiscussa sono l’esito di questo processo nel quale la supposta autorevolezza di soggetti e immagini simboliche si sostituisce alla hegeliana dialettica della ragione universale.
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Nessun commento: