martedì 17 gennaio 2017

Il triste tramonto dell’eredità del movimento operaio in Italia e la crisi della sinistra politica: Rifondazione Comunista, in memoriam



Il triste tramonto dell’eredità del movimento operaio in Italia e la crisi della sinistra politica

di Stefano G. Azzarà



1991-2016


Conclusa la Guerra Fredda, nel 1991 si concludeva anche la parabola settantennale del PCI, giunto allo scioglimento al termine del XX congresso. Grazie all’iniziativa di alcuni esponenti storici di quel partito - Libertini, Salvato, Serri, Garavini, gli ex PdUP Magri e Castellina e diversi altri - ma soprattutto grazie al tempestivo lavoro sotterraneo del leader storico della corrente “filosovietica” Armando Cossutta, nello stesso anno nasceva però il Movimento e poi il Partito della Rifondazione Comunista (PRC). Al primo nucleo dei fondatori, che nonostante la notevole diversità negli orientamenti faceva per lo più riferimento alla Casa Madre di via delle Botteghe Oscure, si sarebbe presto unita una piccola pattuglia proveniente da Democrazia  Proletaria.

Non è il caso di ricostruire nei dettagli le vicende di questo partito. Ricordo però le prime riunioni semiclandestine e la concitata campagna...

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Ringrazio MicroMega per l'ospitalità [SGA].

5 commenti:

ROBERTO ha detto...

Cacchio scrive su Micromega, congratulazioni, ma stia attento un giorno si può ritrovare sulla stessa panchina di Bertinotti

ROBERTO ha detto...

Comunque analisi giustissima nella pars destruens, la parte costruttiva potrebbe essere in una rivalutazione di una idea di nazione non intesa in senso ottocentesco ma come spazio economico e culturale che comprende le comunità che stanno sorgendo in maniera spontanea come difesa dalla globalizzazione?

materialismostorico ha detto...

E' una vita che scrivo su MicroMega. Dovete usare nome e cognome quando intervenite.

Mario Galati ha detto...

Condivido. Sono stato tra i militanti della prima ora del PRC e fino al 2007. Mi ero accorto di molte delle cose dette molto bene da Azzarà e negli ultimi tempi sono rimasto in netta minoranza nel partito. Poi sono uscito da quel contenitore eterogeneo, addirittura anticomunista, e subalterno che era diventato il PRC. Avevo capito che era irrecuperabile. Mi rammarico soltanto di non essermene accorto prima, leggendo come decisivi i segnali che coglievo.

Giorgio Coratelli ha detto...

Articolo molto interessante. Ho da porre due questioni:
(1) A proposito dell'interessante "domanda giusta" su come abbia Rifondazione Comunista potuto vivere di rendita per vent'anni: oltre a una spiegazione politica (il "male minore") si potrebbe dare anche una spiegazione socio-economica alla fine del consenso a sinistra considerando, oltre al mito di fine anni Novanta del lavoro utile e del volontariato e delle sue nefaste conseguenze, il modo in cui negli ultimi venticinque anni è cambiato in peggio, da meccanismo mutuale a meccanismo predatorio, il sistema delle cooperative nel Centro-Nord Italia?
(2) Riguardo alle conclusioni e riguardo al fenomeno delle migrazioni, a mio avviso cruciale in Europa dal punto di vista sociale e demografico, ho il sospetto che le sinistre europee non siano in grado di dare risposte perché ancorate al modello socialdemocratico dello Stato sociale novecentesco, modello rispetto al quale i nuovi gruppi nazionalisti, o meglio reazionari, vincono sbandierando uno Stato sociale sulla base di un'identità nazionalpopolare.
Grazie per il costante lavoro culturale.