giovedì 26 gennaio 2017

La crisi della democrazia in Occidente: John Gray


John Gray: “Questa Europa non ha più di tre anni di vita” 
Il filosofo inglese contro l’ideologia ultraliberale: Brexit è stato il primo di una serie di choc che travolgeranno l’integrazione 

Carlo Pizzati Busiarda 25 1 2017
Sul futuro dell’Europa il filosofo della politica britannico John Gray, autore di trattati di successo sul libero arbitrio e sull’illusione dell’antropocentrismo, nutre pochissime speranze. Vincitore del Premio Nonino 2017 «a un maestro del nostro tempo», il discepolo di Isaiah Berlin, noto per le sue critiche al neoliberismo e all’umanesimo, parla a raffica: una mente inarrestabile nel crogiolare dati storici, attualità e debolezze umane. 
Aveva previsto la crisi del capitalismo globale con 20 anni d’anticipo, la vittoria di Trump due mesi prima del voto, e ha una visione controcorrente rivelatasi profetica. In Europa, dice, i partiti di centro, ignorando i desideri dell’elettorato e incaponiti nell’europeismo dell’integrazione a tutti costi, hanno regalato voti agli estremisti. Non avendo capito i propri limiti, queste élite sono condannate a estinguersi, mettendo a repentaglio i valori di libertà e tolleranza. Chi ne beneficia? La Russia di un Putin già più popolare di qualsiasi altro leader occidentale.
Che futuro grigio per l’Europa, professore…
«Ma è così. Brexit non è stato un avvenimento solo britannico, ma il primo d’una serie di choc che frantumeranno la politica di integrazione nelle democrazie occidentali. L’idea che tra i giovani vi sia una tremenda devozione per l’Unione Europea è una vera sciocchezza. Sono i vecchi, i cinquantenni e i sessantenni, a essere affezionati alla Ue. Da due anni sostengo che l’anti-europeismo crescerà in tutto il continente». 
Qual è stato l’errore dell’Europa che ne causa il disfacimento?
«Non aver costruito istituzioni forti. L’America le ha dalla Guerra civile. L’Europa da molto meno. L’Europa dell’Est, dagli Anni 90. E i bei quadretti sulla socialdemocrazia scandinava sono illusori: la destra estrema c’è sempre stata. Così come in Belgio. A marzo si vota in Olanda, poi in Francia, dov’è più forte l’estrema destra, e in Germania, dove crescono gli euroscettici».
Cosa può accadere?
«Basta un risultato inaspettato e i mercati si scalderanno. Il progetto europeo verrà assassinato dalla combinazione delle due forze più potenti al mondo: la ribellione popolare e democratica e i mercati finanziari. L’euro e il progetto europeo remano contro queste due entità».
Come ci si è arrivati?
«A causa della miopia delle élite. Conosco gran parte di quelle britanniche: non sono una categoria di persone incredibilmente intelligenti. Vivono nel passato. La loro visione del mondo si formò in un’era molto diversa dai nostri tempi. Aveva ragione il vostro teorico italiano, Vilfredo Pareto, che sulla circolazione delle élite scrisse che diventano stanche, stupide e illuse e così commettono errori di cui s’innamorano venendo emarginate, avendo perso capacità d’adattamento. Questo è quanto accade in tutta Europa».
Chi ha creato queste condizioni?
«Rigidità e immobilismo dei partiti di centro. Se uno di questo partiti avesse ammesso che la costruzione dell’Europa è fallita, come anche i tentativi di riforma, e avesse avviato una politica in stile Brexit, la situazione sarebbe molto diversa. Gli elettori avrebbero scelto partiti di centro, non l’estrema destra. Ora è tardi. L’Europa si disintegrerà nei prossimi tre anni, ma le élite liberali continuano a essere illuse. Pensano di cavarsela, ma sono tutte a rischio estinzione, Merkel inclusa».
Questo consentirà a Putin d’essere più aggressivo in Europa?
«Putin è in parte un errore dell’Occidente, come lo fu l’imporre una riforma economica in Russia dove tanta popolazione era impoverita. Nonostante questo, non si è arrivati al fascismo. Perché c’è una differenza tra totalitarismo e autoritarismo. Certo, Putin guida un capitalismo clientelare più concentrato e fuorilegge di qualsiasi Paese occidentale. Eppure, oggi, è più popolare d’ogni altro leader occidentale. I liberali paranoici dicono che è pericoloso. Sì, ma perché è molto intelligente. Sa che il suo Paese dipende troppo dal petrolio, così cerca di stabilire basi diverse per la sua economia, sapendo che ha massimo dieci anni per fare qualcosa. Ha modernizzato gli eserciti, s’è specializzato nelle guerra cibernetica e in quella non convenzionale, ed è quindi senz’altro una minaccia per l’Europa, per una sorta di “orbanizzazione” dell’Europa, nel senso dell’ungherese Orban. L’Europa va verso una democrazia illiberale che reprime il dissenso in varie forme, facendo leva su vecchi sentimenti contro zingari, ebrei, stranieri».
Lei ha definito questo barbarismo come «una malattia della civiltà».
«La civilizzazione è naturale per gli esseri umani, ma lo è anche il barbarismo. Gli umani hanno sempre vissuto in entrambe le condizioni, che s’alternano. Il pericolo ora è che la civilizzazione liberale è condannata dalla hybris dell’ideologia ultraliberale».
Cioè un nemico interno più forte di quello esterno?
«Ora più che mai i nemici esterni della civilizzazione liberale sono forti, e tanti. Pensiamo all’Isis: barbarismo puro. Ma peggio dei nemici espliciti della nostra civilizzazione è un’ideologia ultraliberale che non capisce la fragilità delle pratiche della libertà e della tolleranza. E che s’identifica con gli oppressi in maniera selettiva dimenticando, ad esempio, l’identità della donne bianche della classe lavoratrice americana, molte delle quali hanno quindi votato Trump. I normali esseri umani, privilegiati esclusi, hanno bisogno di sicurezza economica e di un futuro stabile basato su valori di libertà e tolleranza che furono costruiti in Europa nell’arco di centinaia d’anni di lotta tremenda e dopo due terribili guerre mondiali, oltre al fascismo e, prima ancora, guerre di religione. 
«C’è voluto tempo per costruirli e sono preziosi. Se si scinde la storia da ciò che ha ottenuto, dicendo: oh, non importano le specificità nazionalità, questi valori sono trascendentali, senza confini… non va bene. Ciò non vuol dire che di colpo il popolo diventi nazista o fascista. Però si fa ansioso e meno legato alle antiche pratiche di libertà e tolleranza, specialmente se abbandonato dai partiti di centro. Quindi si rivolge agli estremisti. Il nostro futuro è ciò che già accade in Polonia, con un’estrema destra cattolica anti-gay, anti-aborto, forte antisemitismo e complottismo. Ecco cosa dobbiamo aspettarci». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

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