domenica 22 gennaio 2017

L'esperienza comunista in Italia svanisce tristemente tra innocue provocazioni postmoderne e nostalgia taxidermica



Pare che oggi a Livorno ci sia un anticipo del carnevale. Per fortuna, viste anche le temperature, non è necessario presentarsi in costume mascherato.

L'esperienza comunista in Italia svanisce così tra le innocue provocazioni postmoderne dei negrieri divertentisti a Roma e la nostalgia taxidermica dell'ala assessorile eterna nel luogo in cui nacque.
Un po' di pietas per la nostra storia sarebbe invece cosa dovuta. Anche solo per non farsi prendere per il culo dal Manifesto [SGA.


Una moltitudine che punta al cuore
C17. Il convegno sul comunismo in corso fra l’Esc Atelier e la Gnam di Roma. Una platea di diverse generazioni che ascolta in silenzio e prende appunti. Non uno sguardo a ritroso ma strade nuove da tracciare per un presente «rovesciato»

Centinaia di persone – gli organizzatori azzardano la cifra ragguardevole di mille uomini e donne – che prendono appunti per cinque ore al giorno sulle relazioni che hanno come oggetto il comunismo.
È questa la prima immagine che emerge nel convegno in corso a Roma – tra la Gnam e lo spazio occupato Esc Atelier – che ha visto alternarsi sui due palchi filosofi, sociologi, antropologi ed economisti provenienti oltre che dall’Italia, da Australia, Stati Uniti, America Latina, Russia, Francia, Germania, Inghilterra.
La seconda immagine è la eterogeneità generazionale. Giovani uomini e donne di venti, trenta anni assieme a chi ha attraversato altri decenni. Infine, molti dei partecipanti non sono solo italiani.
I TEMI AFFRONTATI finora hanno molto a che fare con la storia, anzi le storie dei vari movimenti comunisti. La critica dell’economia politica, il concetto di proletariato, l’esperienza dei socialismi reali. Ma nel convegno non c’è nostalgia del passato: tutti i relatori, e molte delle domande emerse nei workshop svolti alla Gnam, invitano a guardare al futuro e a pensare una trasformazione radicale dell’esistente, che segua strade nuove. Il pubblico è parco di applausi facili. Ascolta in silenzio e con una attenzione che meraviglia – per primi gli stessi organizzatori, i quali per oltre un anno si sono incontrati e hanno discusso su come poter parlare del comunismo. In base a quello che è accaduto nei primi due giorni, l’obiettivo è stato raggiunto.
Lo ha anche sottolineato Toni Negri prima di prendere la parola in una sala strapiena e con altrettante persone che sono rimaste in strada senza riuscire a entrare. Se ci sono momenti come questi, ha affermato Negri, vuol dire che non tutto è perduto, come sostengono i cantori del capitalismo.
I relatori, spesso, hanno una lunga militanza politica e teorica alle spalle. Verso di loro molte le manifestazioni di affetto, segno di un riconoscimento per una scelta di vita perseguita con coerenza. È stato così con Luciana Castellina che, nel giorno di apertura con passione ha difeso una scelta di vita e di militanza comunista. Castellina ha però sgomberato il campo da ogni equivoco. Il comunismo storico è cosa finita, bisogna pensare ad altre forme della politica per conseguire l’obiettivo di una società di liberi ed eguali, ma se quella esperienza va considerata chiusa, ciò che invece non può essere archiviata è la storia dei comunisti, cioè di chi in nome della propria visione del mondo ha messo a rischio la vita, il lavoro, gli affetti.
TUTTO PUÒ ESSERE ripensato, ma quelle storie individuali vanno ricordate, rispettate: senza di esse non saremmo qui a pensare le sconfitte, le vittorie e il come ripartire. È in questo passaggio che è partito il primo lungo applauso che ha accompagnato il suo intervento. Eppure, l’intervento di Castellina non è stato l’unico ascoltato quasi in religioso silenzio. Anche quelli di Mario Tronti e Maria Luisa Boccia sono stati diligentemente appuntati.
Tronti ha presentato la sua sofferta riflessione sulla sconfitta dell’idea comunista. Il mondo che vede dipanarsi davanti gli occhi non gli piace, è scettico se non all’opposizione verso chi prova a sbrogliare la matassa del presente facendo leva su una idea plurale di comunismo e di marxismo.
Maria Luisa Boccia, invece, ha messo sul piatto della bilancia il rapporto e le differenze tra il comunismo e il femminismo, due esperienze che hanno scandito la prima e la seconda metà del Novecento.
L’ultima, maliziosa, immagine di questa iniziativa è che il comunismo da queste parti è un oggetto pop. Non c’è però nessuna aura vintage nella platea, a partire dagli sforzi fatti dai relatori per misurarsi con il presente.
L’elezione di Donald Trump, il populismo xenofobo in ascesa, una crisi economica che mette in ginocchio economie nazionali. Un lavoro frantumato nelle prestazione lavorativa e nei diritti.
È QUESTO IL MONDO dove i più giovani sono cresciuti, cioè un mondo dove la parola comunista evoca ere lontane nel tempo. E per questo concedono l’applauso a chi parla di precarietà, di sessismo, di razzismo. L’invito di Franco Berardi Bifo è quello di passare a loro il testimone. Un intervento coinvolgente, il suo, accolto anche con scetticismo da chi non crede che il problema del comunismo sia una questione di generazioni passate (Riccardo Bellofiore).

Ieri è stata la volta di Christian Laval e Pierre Dardot, che a Marx hanno dedicato lavori importanti, tra i quali Karl, prenome Marx, uno dei testi più interessanti usciti negli ultimi anni sull’opera del filosofo di Treviri. Che come un fantasma si aggirava nei locali della Gnam e di Esc. Ma non destava paura, bensì la curiosità di poterlo finalmente – e nuovamente – spendere come compagno di strada in quel movimento che abolisce lo stato di cose presenti.


Consulta divisa sull’Italicum Dal ballottaggio al premio così può cambiare la legge 
I “governativi” orientati a eliminare solo il secondo turno, i “falchi” pronti a smontare l’impianto per puntare a una nuova riforma in Aula. Sentenza il 24 gennaio

LIANA MILELLA LAVINIA RIVARA Rep 
Governativi contro falchi. I primi pronti a dichiarare incostituzionale solo il ballottaggio, i secondi intenzionati a “ferire” l’Italicum molto più in profondità. La legge elettorale per la sola Camera voluta dal governo arriva alla Corte costituzionale martedì 24 gennaio e anche stavolta gli alti giudici sembrano destinati a dividersi, proprio com’è accaduto dieci giorni fa per il referendum sull’articolo 18.
All’appuntamento più atteso dalla politica, e che segnerà la sorte della legislatura, saranno presenti solo 13 dei 15 giudici in organico. Proprio com’è avvenuto per il Jobs Act. Non ci sarà l’ex presidente Alessandro Criscuolo per ragioni di salute. E uno scranno resterà vuoto perché il Parlamento non ha ancora sostituito il dimissionario Giuseppe Frigo. Sarà presente invece Franco Modugno, il costituzionalista indicato da M5S, nonostante un’infreddatura che lo tormenta da giorni. L’ultima volta è finita 8 a 5 e anche martedì la scontata bocciatura dell’Italicum potrebbe comportare una spaccatura significativa della Corte.
L’intenzione del presidente della Consulta Paolo Grossi e dei suoi vice Marta Cartabia, Giorgio Lattanzi e Aldo Carosi è di chiudere la partita dell’Italicum martedì stesso. Per evitare voci, illazioni, pressioni, com’è avvenuto tutte le volte che un’importante questione di costituzionalità, con forti ricadute politiche, è stata rinviata anche solo di 24 ore. Per questo Grossi ha tolto dall’ordine del giorno del 24 tutte le altre cause. Solo qualora, durante la camera di consiglio, dovessero insorgere questioni tecniche che necessitano di un approfondimento, la decisione sull’Italicum potrebbe slittare di un giorno.
Ad accusare la legge davanti alla Corte sarà il pool di avvocati guidato da Felice Besostri che ha presentato una ventina di ricorsi in altrettanti tribunali contro l’Italicum di Renzi bocciandolo in una pluralità di punti. A difenderlo, per conto del governo, l’Avvocato generale dello Stato Massimo Massella Ducci Teri, che all’opposto chiederà l’inammissibilità di tutti i ricorsi, anche perché la sua tesi sarà che una legge elettorale può essere contestata solo dopo la sua applicazione, cioè dopo la prima elezione. Il relatore per la Consulta sarà Nicolò Zanon, il costituzionalista milanese nominato da Giorgio Napolitano.
Che cosa divide il gruppo dei giudici “governativi” pronto a bocciare solo in parte l’Itali-cum da chi invece – i falchi – vuole azzerare del tutto la legge elettorale e soprattutto costringere il Parlamento a discutere e approvarne una ex novo? In discussione c’è la possibilità di utilizzare l’Italicum anche immediatamente per un’eventuale chiamata alle urne, oppure il suo drastico azzeramento che comporterebbe necessariamente un intervento del Parlamento.
A guidarla è Augusto Barbera, il costituzionalista di Bologna scelto dal Pd. Con lui potrebbero schierarsi il costituzionalista Giulio Prosperetti, ma anche l’ex rettore di Trento Daria de Pretis e Marta Cartabia. La strategia è quella di dichiarare incostituzionali pochissimi punti dell’Italicum. Il primo di questi è sicuramente il ballottaggio: la legge prevede che ad accedere al secondo turno siano le due liste che hanno raccolto più voti al primo, ma senza raggiungere il 40% dei consensi. Chi delle due arriva prima ottiene i 340 seggi del premio di maggioranza. Ma al Senato – per il quale si vota con il Consultellum, la legge di fatto scritta dalla stessa Consulta a gennaio del 2014 quando bocciò il Porcellum – il ballottaggio non c’è. Il ragionamento dei giudici “governativi” è che in un sistema bicamerale come il nostro il ballottaggio comporta un rischio troppo alto di avere maggioranze diverse nei due rami del Parlamento. Questo non solo se il secondo turno fosse previsto solo alla Camera, con un grande squilibrio tra i due sistemi, ma anche se fosse in vigore pure al Senato, dove la platea elettorale è diversa perché votano solo gli italiani con più di 25 anni. Inoltre il ballottaggio dell’Italicum non prevede una soglia minima di accesso, cioè proprio il punto contestato dalla Consulta quando bocciò il premio di maggioranza del Porcellum. Scrisse allora il relatore Giuseppe Tesauro: «Il meccamismo premiale è foriero di un’eccessiva sovra-rappresentazione della lista di maggioranza relativa tale da provocare una distorsione tra voti espressi e attribuzione dei seggi ».
Il gruppo di Barbera potrebbe toccare solo il ballottaggio e forse affrontare il nodo delle pluricandidature. Ma l’obiettivo dei giudici “governativi” è di lasciare in piedi una legge proporzionale molto simile al Consultellum e renderla immediatamente utilizzabile, considerate le evidenti difficoltà politiche di raggiungere un’intesa per una nuova legge elettorale. Sarebbe una sentenza “autoapplicativa”, assai didascalica, nella quale spera certamente Matteo Renzi che ha fretta di andare alle urne.
Ben diversa la strategia costituzionale del gruppo che considera l’Italicum una legge da demolire. D’accordo con il relatore Zanon sarebbero il presidente Grossi, il giurista Giorgio Lattanzi, Franco Modugno, Silvana Sciarra. Vorrebbero recepire gran parte delle incostituzionalità sollevate dai 5 tribunali e dal pool di Besostri. Quindi non solo il ballottaggio, ma anche il premio di maggioranza al primo turno, le pluricandidature con la concessione ai capilista di optare per l’elezione nella circoscrizione che preferiscono, le candidature bloccate degli stessi capilista. Una débacle per l’Itali-cum che certo non farebbe piacere all’ex premier anche perché obbligherebbe il Parlamento a scrivere una nuova legge. Sulla quale potrebbero incombere pure i moniti della Consulta se i falchi insistessero per aggiungere alle singole bocciature anche puntuali indicazioni sui principi fondamentali per una legge a prova di Costituzione.
A lavorare per una mediazione tra i due gruppi stavolta è l’ex premier Giuliano Amato che invece l’11 gennaio, con Barbera, aveva guidato il gruppo degli anti Cgil.
Ma la Corte potrà e dovrà affrontare anche l’attuale disomogeneità tra l’Italicum e il Consultellum? L’ex giudice costituzionale Sergio Mattarella, ora capo dello Stato, ha sottolineato la necessità di un sistema elettorale omogeneo tra Camera e Senato. I due schieramenti dovranno misurarsi anche su questo. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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