domenica 15 gennaio 2017

Simulacri di Montalbán

bentornato pepe carvalho il personaggio di montalbÁn nel club degli eroi immortali 
Francesco Olivo Busiarda 14 1 2017
Pepe è sopravvissuto anche alla morte del suo creatore. Carvalho è tornato, il suo ideatore, Manuel Vázquez Montalbán non è più tra noi dal 2003, ma lui, il detective galiziano trapiantato a Barcellona, torna in vita. Montalbán lo aveva lasciato in giro per il mondo, in quello che a molti era sembrato un commiato. Poco dopo, l’autore catalano amato e citato da Andrea Camilleri, moriva di cuore su una sedia dell’aeroporto di Bangkok, sembrava una trama perfetta.
Il rientro di Pepe, però, non è frutto di un’usurpazione, al contrario: attraverso le agenzie letterarie (ancora attivissime in Catalogna) la famiglia dello scrittore ha cercato un erede e lo individuato. Si chiama Carlos Zanón, un giallista di Barcellona, non tradotto in Italia con l’eccezione di un racconto, «Fuori tempo massimo». Zanón spiega che, come ovvio, non si metterà ad imitare il maestro («rispetto il personaggio, ma sarà raccontato a modo mio»), ha molta pressione addosso, «ma la vera pressione la soffrivo quando non trovavo un editore che pubblicasse i miei racconti». Il primo libro, probabilmente anche in Italia, uscirà nel 2018 «l’ho iniziato a scrivere, dev’essere perfetto». L’editore Planeta, una potenza in Spagna, lo ha avvertito dell’eredità poco prima dell’estate, e come è naturale si è sorpreso e spaventato «in poco tempo, però, dalla paura, sono passato all’emozione e poi, me lo lasci dire, all’orgoglio. La famiglia aveva scelto proprio me», racconta. A leggere le pagine della Vanguardia, c’è da starne certi, in molti sono rimasti stupiti e qualcuno si sarà anche seccato. Girano commenti acidi sulla voglia di spolpare il personaggio per trarne quei profitti che Pepe disprezzava. Anche da un punto di vista narrativo i dubbi, necessariamente, sono tanti. Il primo: Pepe tornerà a bruciare i libri? I bene informati dicono di sì, il materiale per il caminetto d’altronde non manca. Certo, intorno tutto è cambiato. Se Pepe si affacciasse dall’ufficio sulla Rambla non vedrebbe più il suo mondo sporco e molto umano, ma piuttosto le orde di turisti e i negozi di souvenir che hanno snaturato il centro della città. «Quasi tutto è cambiato – corregge Zanón – Barcellona resta Barcellona, affascinante e classista come la descriveva lui. A misura di miliardari stranieri, ma non dei suoi abitanti. Mi piacerebbe vederlo alle prese con la politica che qui è tornata per le strade, con un sindaco, come Ada Colau, che viene dalle lotte sociali ed è finita nel palazzo più importante». Montalbán e Zanón si erano conosciuti tanti anni fa in un bar di Barcellona, «dove avevamo parlato per un’ora di poesia», non sapeva che il terzo del tavolo era Pepe. 
L’eroe o l’antieroe, insomma, sembra non possa morire mai. È la società della serialità, della tv ovviamente, ma non solo. Serve sempre una nuova puntata. D’altronde ben prima che le serie diventassero così centrali come nell’era Netflix, il fenomeno era diffuso in letteratura, in particolare in quella poliziesca. Gli esempi sono tanti: Sherlock Holmes sopravvissuto ad Arthur Conan Doyle, James Bond passato dalla penna di Fleming a quelle di Kingsley Amis, Sebastian Faulks e William Boyd. Philipp Marlowe visse nei romanzi di John Banville, dopo la scomparsa di Raymond Chandler. Impossibile interrompere le saghe, come fu palese quando tra mille battaglie sugli appunti di Stieg Larsson, venne pubblicato il quarto volume di Millennium, scritto da David Lagercrantz. Nessuno è padrone dei suoi personaggi. Da Londra a Barcellona sono (quasi) tutti d’accordo: non si interrompe la serie.  BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

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