giovedì 23 marzo 2017

Gesù nella tradizione coranica


Mustafa Akyol: The Islamic Jesus. How the King of the Jews Became a Prophet of the Muslims, St. Martin’s Press

Risvolto
When Reza Aslan's bestseller Zealot came out in 2013, there was criticism that he hadn't addressed his Muslim faith while writing the origin story of Christianity. In fact, Ross Douthat of The New York Times wrote that "if Aslan had actually written in defense of the Islamic view of Jesus, that would have been something provocative and new."

Mustafa Akyol's The Islamic Jesus is that book -- and even much more.
For The Islamic Jesus not only tells the story of Jesus, and his mother Mary, as narrated in the Qur'an. It also explores how this Islamic picture of the Nazarene resonates with pre-existing Christian sources, especially Apocrypha. In particular, it unveils the fascinating similarity between Islam and "Jewish Christianity," a strain in the early church that got branded as a heresy. 
Jewish Christians were observant Jews who honored Jesus as a human -- not divine -- Messiah, and sought salvation by faith and works, not "by faith alone." Akyol shows how their peculiar creed vanished in history after the first few Christian centuries, but only to be reborn in 7th century Arabia by a new prophet named Muhammad. This provokes puzzling questions about the origins of Islam, and the Abrahamic genealogy. 
The Islamic Jesus also offers an "Islamic Christology," and probes into Muslim beliefs on the "Second Coming." Perhaps most provokingly, it even contemplates, "What Jesus can teach Muslims today" -- at a time, Akyol argues, when Muslims are haunted by their own Herods, Pharisees and Zealots.
“È il Gesù Profeta del Corano la risposta alla crisi dell’Islam” 

La tesi dello scrittore turco Mustafa Akyol: il suo insegnamento è una perfetta terza via tra il fanatismo conservatore e il laicismo 

Rolla Scolari Stampa 23 3 2017
Che cosa Gesù può insegnare all’Islam? si chiede Mustafa Akyol, autore turco, editorialista del New York Times e di molti altri giornali internazionali, e musulmano devoto. Nel suo ultimo libro, The Islamic Jesus (St. Martin’s Press), lo scrittore racconta il Gesù coranico, anche alla luce di un’attenta lettura del Nuovo Testamento, dei testi canonici e non canonici della tradizione giudaico-cristiana. Il Gesù del Corano, benché nato da Maria Vergine, cui il libro sacro dell’Islam dedica una delle sure più lunghe, non ha natura divina, ma è uno dei principali Profeti venuti prima di Maometto. 
Per Akyol, il Gesù del Corano può rappresentare per un mondo islamico in crisi una terza via. E per spiegare come, l’autore chiama in causa lo storico britannico Arnold Toynbee, che nel suo Civiltà alla prova, del 1948, ha parlato di una crisi interna all’Islam (come Bernard Lewis più tardi nel suo La Crisi dell’Islam): una frustrazione del mondo musulmano - a lungo faro della civiltà ma dal XIX secolo in decadenza - nel suo rapporto con un occidente tecnologicamente e culturalmente forte. Toynbee è stato il primo a fare il paragone, su cui si basa il libro di Akyol, tra questa crisi e una crisi più antica: quella degli ebrei al tempo della dominazione romana nel primo secolo avanti Cristo. Come allora da una parte c’erano i «modernisti» che collaboravano con Roma e imitavano l’occidente, e dall’altra gli «zeloti», militanti in armi contro Roma e propositori di una stretta aderenza alla legge religiosa, questo accade anche oggi per alcuni musulmani. 
I modernisti alla Kemal Atatürk si sono opposti nei decenni agli wahhabiti del puritanesimo religioso o agli estremi violenti dello Stato Islamico e della sua interpretazione iper-letterale dei testi sacri. Da qui l’idea di Akyol, presa in prestito da altri pensatori musulmani del passato, della necessità di una terza via. Questa terza via i musulmani potrebbero trovarla nel Gesù del Corano, dice Akyol: Gesù non lotta contro i romani, non si piega a loro, ma insiste sulla riforma della fede, chiedendo di focalizzarsi sui principi morali senza seguire la legge religiosa alla lettera. «C’è una crisi del mondo islamico e una estrema reazione a questa crisi. Dobbiamo trovare una terza via: cerco di capire che cosa Gesù insegnava in un periodo di conflitto come quello degli ebrei contro i romani, simile ai tempi di oggi. La sua azione era contro una estrema legalizzazione che riteneva fonte di ipocrisia. E questo è un problema che vedo anche nel mondo islamico di oggi. L’insegnamento di Gesù può essere una cura all’azione degli zeloti musulmani. Gli zeloti del primo secolo erano coloro che volevano combattere Roma, espellere i romani e creare una teocrazia. Gesù portava un messaggio di rinnovamento della propria fede quando la comunità era divisa». 
L’esempio riportato nel volume è quello del «Regno di Dio», il «Califfato» nel paragone con i fondamentalisti dell’Islam moderno. Nel primo secolo, per chi aderiva alla lettera alla legge, era la premonizione di un regno terreno, mentre Gesù introduce la sua versione spirituale: «Il Regno di Dio è dentro ognuno di voi» (nel Vangelo di Luca).
«Come musulmani oggi abbiano bisogno di una visione che non sia né l’autoritarismo laico né l’autoritarismo islamista, due poteri che si rafforzano l’uno con l’altro: no al-Sisi e no Fratelli musulmani. I musulmani possono imparare dall’occidente, ma mantenendo le proprie tradizioni», sostiene Akyol, secondo il quale non sarebbe affatto controverso ricordare ai musulmani l’insegnamento di Gesù. Il Corano insegna la storia dei Profeti prima di Maometto e chiede di imparare da loro. 
Potrebbe invece essere controverso proporre una lettura del Nuovo Testamento, anche se il Corano rimanda alle scritture precedenti del monoteismo. Ci sono accademici musulmani che studiano nelle università moderne la teologia e la storia delle altre religioni, ma questo non accade nelle madrasse, le scuole religiose tradizionali. «È un errore. I primi musulmani in realtà lo facevano. I conflitti politici del tempo hanno trasformato la realtà. All’inizio c’era più ecumenismo. Lo abbiamo perso ed è tempo di ritrovarlo. Abbiamo bisogno di idee per muoverci in avanti, e le idee al momento non sono abbastanza forti per tirarci fuori dalla crisi attuale: io dico, cerchiamo una terza via tornando alle nostre stesse origini».

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