martedì 18 aprile 2017

Pope e la satira letteraria nel Settecento


Alexander Pope: I bassifondi della poesia, Adelphi «Piccola Biblioteca», pp. 165, € 13,00

Risvolto
Pubblicato da Alexander Pope nel 1728, I bassifondi della poesia è una divertita esplorazione delle sentine del Parnaso, una velenosa spigolatura di assurdità estetiche, un prontuario di sovversione poetica ad uso delle teste di legno erudite — il tutto addobbato nelle contegnose vesti della trattatistica classica sul sublime. In quest’edizione è accompagnato da un esempio di poesia eccelsa, l’Epistola al Dottor Arbuthnot, da molti considerato il capolavoro dell’autore, che seppe fondervi autobiografia intima, struggente elegia dell’amicizia e satira abrasiva, in una deflagrante miscela di furia, decorum, malizia, malinconia e felicità espressiva. 
Parrucche, spadini, candele: un manuale di poesia a rovescio 

Alexander Pope. Uscito sotto il nome del circolo londinese Martinus Scriblerus che riuniva, oltre ad Alexander Pope, Swift, Gay e altri, «L’arte di toccare il fondo», da Adelphi, è un trattatello satirico per evadere dal neoclassicismo

Viola Papetti Manifesto Alias 16.4.2017, 18:06 
E’ possibile leggere un trattatello satirico, puntiglioso ma gradevole, riscattandolo dall’oblio in cui sono finite le cianfrusaglie del Settecento inglese: parrucche, spadini, candele di sego, pantomime a teatro, lotterie, truffe elettorali, insieme alle bas-bleu, allo spleen, al cosmopolitismo? Sì, quando si tratti del Perì Bathous, o l’Arte di toccare il fondo in poesia di Martinus Scriblerus insieme all’Epistola al Dottore Arbuthnot, pubblicato per la cura di Alessandro Gallenzi, sotto l’intestazione editoriale: Alexander Pope, I bassifondi della poesia (Adelphi «Piccola Biblioteca», pp. 165, € 13,00). 
Il Martinus Scriblerus originario stava a indicare la pluripaternità di un pamphlet satirico concepito dall’amichevole collaborazione dei membri dello Scriblerus Club: Pope, che probabilmente ne era il promotore, Swift, Gay, il dottor Arbuthnot, e i periferici Parnell e Harley. Gli incontri e gli scambi di idee tra gli Scribleriani furono intensi nell’inverno 1713-’14, ripresero nel 1716-’18 a opera di Pope, Arbuthnot , Gay, e nel 1726 quando Swift arrivò a Londra per la pubblicazione dei Viaggi di Gulliver. Il trattatello fu pubblicato nel 1728 nelle Miscellanies a firma di Pope e Swift. Ma non si può escludere la collaborazione di John Gay che proprio in quell’anno trionfava a teatro con la sua Beggar’s Opera, il primo musical della storia, per il cap. XVI «Un progetto per la promozione del teatro». Si attaccava la censura teatrale, i privilegi dei politici a teatro, lo stato di servilismo di attori e attrici, poco meno che prostitute – un sarcastico affondo nelle reali condizioni del vivace mondo teatrale londinese, in cui gli Arlecchini facevano incassi favolosi a dispetto delle tragedie «larmoyantes». 
La satira è un’arma a doppio taglio e può danneggiare il prezioso oggetto delle sue cure, l’ideale perfezione con cui si misura l’ efficacia dei suoi strali. Strali beffardi che non tanto difendono, quanto di-vertono: spostano l’attenzione verso il basso, il carnevalesco, lo sfrenato gioco di metafore inconseguenti, capricciosamente assemblate, un trionfo del nonsense, che il virtuosismo di Martinus Scriblerus non sempre riesce a frenare, a mettere in ridicolo. L’attacco frontale al trattato dello Pseudo Longino sul sublime, il Perì Hypsous, acclamato da John Dennis come apertura verso il nuovo, preludio al romanticismo, irritò il neoclassico Pope che aveva delle buone ragioni per essere un aggressivo polemista e attaccabrighe, audace sovvertitore del tradizionale mecenatismo, sostenitore della dignità dell’autore. «Libero possa io vivere e morire / (‘Vita e morte non ho io altro avvenire’), / con la decenza degna di un autore, / con i libri e gli amici che ho più a cuore, / senza un patrono, anche se a volte dico / che questo o quel politico è mio amico». 
Pope era cattolico, figlio unico di un ricco commerciante che dovette lasciare Londra nel 1680, quando il fondamentalismo protestante vietò ai cattolici di abitare nella capitale, frequentare le università, ricoprire incarichi pubblici. Fu un’impresa eroica la carriera di Pope, che presso il maggiore editore londinese intraprese le traduzioni dell’Odissea, dell’Iliade, delle Metamorfosi, una nuova edizione di tutto Shakespeare – e con le somme guadagnate si costruì la graziosa villa di Twickenham sulle rive del Tamigi, fuori Londra. Il trattatello è ricco di furbe trovate per sprofondare nel bathous: l’elenco degli autori-animali, la ricetta per fare un poema epico, le figure retoriche, i tropi, gli stili come vanno abusati dagli autori infimi, la Cassetta della Retorica per chi fosse a corto di similitudini, metafore e così via. Mancano in nota i versi inglesi presi di mira – che Gallenzi traduce con abile gusto grottesco. Suppongo che siano resti barocchi o leziosi preannunci del rococò. L’esperienza scribleriana – che terminerà nel 1741 con la pubblicazione delle Memorie di Martino Scriblero – aveva permesso ai suoi protagonisti di uscire dalla bolla perfetta del neoclassismo, e mescolando basso con alto, assaporare una libertà inventiva che avrebbe fecondato i loro eccentrici capolavori.

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