Con i maestrini e le maestrine perderete: la Lista Tachiprinas 2.0, Vendola, D'Alema-Gotor e l'indimenticabile intervento di Montanari alla Leopolda
Lo sbirro buono e lo sbirro cattivo, si direbbe: Lista Vendola-Montanari e Lista Pisapia-D'Alema - o comunque si accrocchieranno - marciano separati per puntare uniti al Nuovo Centrosinistra, sperando prima o poi di disarcionare l'usurpatore Renzi.
Onusta di mille sconfitte e altrettanti slittamenti a destra,
ecco la Sinistra Inutile - che spesso purtroppo si trasforma in
Sinistra Imperiale - in tutte le sue componenti principali. Da
quella tradizionale, legata alla storia del Gran Partito (che vota le
guerre e le misure più regressive per senso di responsabilità nazionale)
a quella poetante-siderurgica-affittuaria (sempre accorata e rebelde ma
sempre incollata alla poltrona), passando per i raffinati pontieri doc del Manifesto con il loro appeal intellettuale sulle terrazze romane e sul ceto medio riflessivo di provincia. Manca il Landini ma se gli garantiscono qualcosa in più di quello che offre Pisapia non tarderà. [SGA]. M. Alboresi, segretario del PCI sulla censura al Brancaccio: "Le motivazioni di Falcone sono per noi inaccettabili"
da L'antidiplomatico
Parte l’alleanza della sinistra, fischi a Pisapia per interposto Mdp Sinistre. Tutto esaurito e file fuori dal teatro Brancaccio al lancio dell'Alleanza popolare dei 'civici' Falcone e Montanari. "A settembre
un'assemblea per decidere il programma". E ora Mdp è a un bivio
“Non siamo qui per rifare una lista arcobaleno, ma qualcosa di nuovo e più grande. Una vasta unione che sorga fuori dai partiti tradizionali. Una grande coalizione civica di sinistra per l’attuazione della Costituzione”. Toni da evento storico ieri mattina al Teatro Brancaccio di Roma, al lancio della Alleanza popolare per la democrazia e uguaglianza, la nuova ‘cosa’ civica di sinistra che si propone ‘un risultato a due cifre’ alle prossime elezioni. Ad aprirla i due ‘garanti’ – così si definiscono – dell’esperienza, l’avvocata Anna Falcone e il professore Tomaso Montanari, che avevano lanciato l’iniziativa con un appello pubblicato in contemporanea sul Fatto e sul manifesto due settimane fa. Dentro, la sala e la galleria traboccano, con grande preoccupazione dei volontari dell’organizzazione, ci sono mille e trecento persone. Fuori, pigiate sul marciapiede di Via Merulana dove a un certo punto passa anche la processione del Corpus Domini, ne rimangono altre trecento; tanto che i parlamentari di Sinistra italiana devono fare la spola per parlare anche con quelli che non sono riusciti a entrare.
“Il nostro obiettivo finale rimane la costruzione di una sola lista a sinistra- spiega Montanari nell’intervento di avvio-. Oggi siamo piccoli, ma Davide può rovesciare Golia, come è successo il 4 dicembre. Di fronte a un leader senza popolo, noi siamo un popolo che non cerca leader”. Montanari, gran mattatore della giornata, giura che non si candiderà. Obiettivo: una sola lista, ma rigorosamente alternativa al Pd: “Pensiamo che il Pd sia ormai un pezzo della destra. Una destra non sempre moderata con cui nessuna alleanza è possibile”. Boato e applausi liberatori dalla sala. Nessuna tenerezza verso M5S, “prigioniero di una oligarchia imperscrutabile, sempre più spostato a destra con tratti netti di xenofobia e intolleranza”. Montanari tiene i partiti a distanza, almeno a parole, spiega che a questo giro (i precedenti non ,mancano) la società impegnata non farà la sagoma di cartone dietro il quale si nasconde la politica di mestiere: “Possibile e Sinistra italiana hanno risposto subito al nostro appello. Ma anche Rifondazione, Altra Europa per Tsipras, Art. 1…”. Ma il suo primo grande applauso lo ottiene quando apre le danze contro il grande assente Giuliano Pisapia. Quando rivela: “Abbiamo invitato Pisapia, che ci ha risposto ‘non ci sono le condizioni perché io venga’. Non ci è sembrato un buon inizio”. Infatti assomiglia più a una fine della storia. Viene giù il teatro quando poi esclude non solo l’alleanza con il Pd ma anche una qualsiasi riedizione del centrosinistra, quello “ a cui dobbiamo la legge Turco-Napolitano, le privatizzazioni, la precarizzazione del lavoro, la guerra illegittima”. Il fatto è che tutte queste iniziative portano un nome e un cognome di ex ministri: per lo più oggi in Art.1.
La ‘Ditta’ Bersani&Pisapia è il principale oggetto di polemica della giornata: li si accusa di poca chiarezza e di tollerare le manovre di riavvicinamento al Pd dell’ex sindaco. In sala ci sono il capogruppo alla Camera Francesco Laforgia, Arturo Scotto, Alfredo D’Attorre ed Enrico Rossi, fa un passaggio anche Roberto Speranza. Per loro dal palco parla il senatore Miguel Gotor. Intervento sofferto e combattuto. Che inizia con una prima contestazione: un sindacalista triestino parte dal fondo della sala per chiedere conto del mancato voto contrario sui voucher (il gruppo di Mdp al senato è uscito dall’aula per non votare contro la fiducia al governo Gentiloni, di cui fa parte). Poche altre parole, qualche fischio, qualche applauso di incoraggiamento e parte un’altra contestazione: stavolta è una ragazza del centro sociale napoletano ex OPG Occupato – Je so’ pazzo che riesce a salire sul palco fino alla tribuna dell’oratore: più che Gotor in realtà contesta gli organizzatori perché non hanno voluto farla parlare. Invano “Anna e Tomaso” (per tutta la mattinata restano solo loro due in scena) tentano di riportare la calma, la ragazza arringa la folla contro la prima fila della platea.
Dove siede un D’Alema impassibile, dalle 9 e mezza della mattina fino alle 14 e 30, ma anche Nichi Vendola, Luciana Castellina, Stefano Fassina, Antonio Ingroia, Cesare Salvi. Alla fine Gotor riesce a concludere il suo intervento, ma scivolando su quella che la platea prende come una provocazione: annuncia la sua presenza a piazza Santi Apostoli il primo luglio con Giuliano Pisapia: a questo punto è mezza sala a fischiare. “L’unità è importante, ma al primo posto c’è la credibilità” ammette poi Nicola Fratoianni, segretario di Si”, “Tanto per dirla in italiano: nessuno può pensare il giorno dopo le elezioni di allearsi con chi dal proprio punto di vista rivendica il JobAct, lo sbloccaItalia, la Buona Scuola. C’è bisogno oggi in questo Paese di una sinistra e di una sua proposta politica che riparta dai contenuti, che abbia il coraggio di osare il cambiamento, che abbia il coraggio della chiarezza e della nettezza, e che abbia anche il coraggio della coerenza tra le parole e i fatti. Oggi partiamo”. Infiamma i presenti Maurizio Acerbo, segretario del Prc, altro avversario di Pisapia e delle alleanze con il Pd, che avverte la platea: “La sinistra non è diventata minoranza perché è stata estremista ma perché è stata cinica e moderata. Non ci presteremo al restyling di quelli che hanno perso il congresso Pd” conclude duramente all’indirizzo del “compagno Gotor, spero che non si offenda ad essere chiamato compagno”. E finisce l’intervento salutando a pugno chiuso la platea: se ne alzano molti, nella foga dell’applauso.
Fin qui gli interventi dei ‘politici’ che si rompono la testa su come costruire la nuova alleanza della sinistra con i civici senza ricadere negli inevitabili errori e dejà vu. Ma la mattinata vede avvicendarsi sul palco oltre trenta interventi della società impegnata, per lo più proveniente dalle file del comitato del No. E – i più belli ed emozionanti – quelli di chi davvero ‘fa’ politica, concretamente, nei territori. E’ il caso, fra gli altri, di Andrea Costa, uno degli attivisti romani del Centro Boaobab Experience, presidio di cittadini volontari di aiuto e assistenza ai migranti, “torniamo a una sinistra che sappia fare disobbedienza civile”, dice, “su questo fronte non ci sono sfumature, ci sono sindaci del Pd che impediscono di distribuire cibo ai migranti”. Arriva il saluto e l’incoraggiamento di Francesca Koch, presidente della Casa internazionale delle donne, la benedizione degli ex magistrati Livio Pepino e Paolo Maddalena, di Francesca Redavid della Fiom, Giuseppe De Marzo di Libera. Pian piano si ricompone il presepe disperso della sinistra. Altri si aggiungeranno, è l’auspicio, strada facendo.
Altri invece forse lasceranno la strada: la pattuglia di Mpd in tarda mattinata lascia il teatro con visibile amarezza: “Ciò che ci unisce è molto più di ciò che ci divide. Dobbiamo lavorare con coraggio e forza per l’unità proponendo un programma che affronti temi cruciali come il lavoro, la riduzione delle diseguaglianze, a favore della scuola pubblica”, dice Gotor. Ma le prossime ore per Mdp saranno quelle dei chiarimenti. Scomoda la posizione dei bersaniani: contrari all’alleanza con il Pd offerta da Pisapia a Renzi, ma anche al rischio di finire in un fronte della sinistra.
Chiude Anna Falcone: “Ripartiamo da qui per poter dire domani: il 18 giugno 2017 è iniziato un percorso in cui tutti abbiamo fatto un passo indietro per farne uno storico in avanti. La nostra è una cultura di responsabilità e di governo, ma il governo ha senso se serve a realizzare degli obiettivi coerenti con quello a cui le persone hanno diritto. Il nostro è un orizzonte luminoso e ognuno di noi è una luce di questo orizzonte. Ci vediamo nei territori”. L’appuntamento è per una grande assemblea dopo l’estate. Intanto assemblee territoriali e analisi delle schede in cui i partecipanti del Brancaccio hanno indicato le loro priorità per un programma di governo. Da questa sala nessuno, o quasi, andrà il primo luglio a Santi Apostoli nella piazza di Pisapia. Dopo la giornata di ieri l’ex sindaco di Milano è considerato lontanissimo, già finito nell’abbraccio mortale di Renzi. Per questo che all’uscita in molti dirigenti di Sinistra italiana confidano che ora la lista unica della sinistra è più vicina: “Chi non ci sta, finirà nelle liste del Pd”, è la certezza. O forse la scommessa.
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Bertolt Brecht, An die Nachgeborenen (1939)
Wirklich, ich lebe in finsteren Zeiten!/... Ach, wir/Die wir den Boden bereiten wollten für Freundlichkeit/Konnten selber nicht freundlich sein./Ihr aber, wenn es soweit sein wird/Dass der Mensch dem Menschen ein Helfer ist/Gedenkt unsrer/Mit Nachsicht.
L'eredità di Lenin, intervento al convegno della Fondazione Basso, 23 novembre 2024
Intervento di Stefano G. Azzarà al convegno “Lenin, a cento anni dalla morte”, Fondazione Basso, Roma, 23 gennaio 2024.
Relatori: Jutta Scherrer, Luciano Canfora, Étienne Balibar, Rita Di Leo, Luciana Castellina, Giacomo Marramao, Stefano G. Azzarà.
La fine della democrazia moderna. Intervento al workshop della Fondazione Feltrinelli, 19/10/23
Adeus pós-modernismo: populismo e hegemonia na crise da democracia moderna
Se a primeira parte é dedicada à política imediata, as partes seguintes são, sobretudo, uma crítica filosófica e política do pós-modernismo. Elas nos fazem ver como o pós-modernismo em última análise tem favorecido o processo de desemancipação que está em curso seja ao nível nacional quanto internacional. (…) é urgente aprofundar a crítica do pós-modernismo – uma crítica que até agora encontrou escassa expressão, mas que se impõe seja de um ponto de vista filosófico seja de um ponto de vista político – e neste sentido estamos diante de um livro absolutamente precioso. Domenico Losurdo, na Introdução
Stefano G. Azzarà: Il virus dell'Occidente, Mimesis 2020
Disponibile in libreria e on line
Il revival del pensiero magico nel dibattito odierno: tra No Vax e Censis. Cagliari, 9 12 2021
La fine della "fine della storia": Festival Iconografie XXI, Milano, 25 settembre 2021
Una presentazione de "Il virus dell'Occidente" per Dialettica e Filosofia. Conduce E.M. Fabrizio
PREMIO LOSURDO 2021
Deadline domande di partecipazione: 6 settembre 2021
Premio internazionale "Domenico Losurdo"
Premiazione (28/1/2021): registrazione dei lavori
Gruppo di ricerca internazionale "Domenico Losurdo". A cura di S.G. Azzarà, P. Ercolani e E. Susca
La scuola di Pitagora editrice
LA COMUNE UMANITA'
Memoria di Hegel, critica del liberalismo e ricostruzione del materialismo storico in Domenico Losurdo. Una critica della storia del movimento liberale che chiama in causa i suoi maggiori teorici ma anche gli sviluppi e le scelte politiche concrete delle società e degli Stati che ad essi si sono ri - chiamati; un grande affresco comparatistico nel quale il confronto secolare tra il liberalismo, la corrente conservatrice e quella rivoluzionaria fa saltare gli steccati della tradizione storiografica e disvela il faticoso processo di costruzione della democrazia moderna; l'abbozzo di una teoria generale del conflitto che emerge dalla comprensione dialettica del rapporto tra istanze universalistiche e particolarismo; un'applicazione del metodo storico-materialistico che costituisce al tempo stesso un suo radicale rinnovamento, a partire dalla riconquista dell'equilibrio marxiano tra riconoscimento e critica della modernità: a un anno dall'improvvisa scomparsa, la prima ricostruzione complessiva del pensiero di Domenico Losurdo, uno dei maggiori autori contem - poranei di orientamento marxista e tra i filosofi italiani più tradotti e conosciuti nel mondo.
Heidegger, la guerra “metafisica” della Germania contro il bolscevismo e alcune poesie di Hölderlin
Gianni Vattimo e l'oltreuomo nietzscheano dalla rivoluzione del Sessantotto al riflusso neoliberale
Università di Bologna, via Zamboni 38, 30 maggio 2019 ore 11.00. Organizza: Prospettive Italiane
Domenico Losurdo tra filosofia, storia e politica
Urbino, Palazzo Albani, 12 e 13 giugno 2019
Comunisti, fascisti e questione nazionale. Germania 1923: fronte rossobruno o guerra d'egemonia?
In libreria e in e-book da Mimesis
Esistono ancora destra e sinistra? Preve e Losurdo, Torino 9/3/2019
E' on line il quinto numero di "Materialismo Storico" (2/2017)
Saggi di Cospito, Francioni, Frosini, Izzo, Santarone, Taureck e altri. Ancora un testo di André Tosel. Recensioni: Grasci e il populismo
S. G. Azzarà, A. Monchietto - Comunisti, fascisti e questione nazionale - parte 2, Torino 8/3/2019
S. G. Azzarà, A. Monchietto - Comunisti, fascisti e questione nazionale - parte 2, Torino 8/3/2019
Esistono ancora destra e sinistra? Il confronto tra Domenico Losurdo e Costanzo Preve
Nonostante Laclau. Populismo ed egemonia nella crisi della democrazia moderna
Mimesis 2017
A. Moeller van den Bruck: Tramonto dell'Occidente? Spengler contro Spengler
OAKS editrice
Stefano G. Azzarà: "L'Occidente scivola a destra"
Globalisti contro sovranisti: un'intervista a "Il bene comune"
Una presentazione di Democrazia Cercasi a Milano, 20 maggio 2016
Crisi della democrazia moderna, conflitto politico-sociale e ricomposizione
Intervista a Stefano G. Azzarà
Restaurazione e rivoluzione passiva postmoderna nel ciclo neoliberale
Stefano G. Azzarà: Heidegger ‘innocente’: un esorcismo della sinistra postmoderna. MicroMega 2/2015
Limitarsi a condannare l’antisemitismo di Heidegger cercando di salvare la sua filosofia è un tentativo disperato, perché l’antisemitismo dell’autore di "Essere e tempo" non ha una dimensione naturalistica, bensì culturale: per lui ‘giudaismo mondiale’ è anzitutto sinonimo di modernità, di umanesimo. La filosofia di Heidegger va rigettata non (solo) in quanto antisemita, ma (soprattutto) in quanto intrinsecamente reazionaria
Democrazia Cercasi: una critica del postmodernismo. Società di studi politici, Napoli, 24 2 2015
Sul Foglio una recensione del libro su Moeller-Nietzsche
Friedrich Nietzsche dal radicalismo aristocratico alla Rivoluzione conservatrice, Castelvecchi
Democrazia Cercasi. Dalla caduta del Muro a Renzi: sconfitta e mutazione della sinistra, bonapartismo postmoderno e impotenza della filosofia in Italia, Imprimatur
S.G. Azzarà: "La sinistra postmoderna, il neoliberismo e la fine della democrazia"
Un estratto da "Democrazia Cercasi" su MicroMega / Il rasoio di Occam
S.G. Azzarà: Friedrich Nietzsche dal radicalismo aristocratico alla Rivoluzione conservatrice
Quattro saggi di Arthur Moeller van den Bruck, CastelvecchiEditore. In libreria e in e-book
Nietzsche profeta e artista decadente? Oppure filosofo-guerriero del darwinismo pangermanista? O forse teorico di un socialismo "spirituale" che fonde in un solo fronte destra e sinistra e prepara la rivincita della Germania? Nella lettura di Arthur Moeller van den Bruck la genesi della Rivoluzione conservatrice e uno sguardo sul destino dell'Europa.
È la stessa cosa leggere Nietzsche quando è ancora vivo il ricordo della Comune di Parigi e i socialisti avanzano dappertutto minacciosi e leggerlo qualche anno dopo, quando la lotta di classe interna cede il passo al conflitto tra la Germania e le grandi potenze continentali? Ed è la stessa cosa leggerlo dopo la Prima guerra mondiale, quando una sconfitta disastrosa e la fine della monarchia hanno mostrato quanto fosse fragile l’unità del popolo tedesco? Arthur Moeller van den Bruck è il padre della Rivoluzione conservatrice e ha anticipato autori come Spengler, Heidegger e Jünger. Nel suo sguardo, il Nietzsche artista e profeta che tramonta assieme all’Ottocento rinasce alla svolta del secolo nei panni del filosofo-guerriero di una nuova Germania darwinista; per poi, agli esordi della Repubblica di Weimar, diventare l’improbabile teorico di un socialismo spirituale che deve integrare la classe operaia e preparare la rivincita, futuro cavallo di battaglia del nazismo. Tre diverse letture di Nietzsche emergono da tre diversi momenti della storia europea. E sollecitano un salto evolutivo del liberalismo conservatore: dalla reazione aristocratica tardo-ottocentesca contro la democrazia sino alla Rivoluzione conservatrice, con la sua pretesa di fondere destra e sinistra e di padroneggiare in chiave reazionaria la modernità e le masse, il progresso e la tecnica.
In appendice la prima traduzione italiana dei quattro saggi di Arthur Moeller van den Bruck su Nietzsche.
La recensione di Damiano Palano a "Democrazia Cercasi"
Heidegger il cambiavalute dell'essere
Intervento al convegno di Urbino "I poveri, la povertà", 4 dicembre 2014
S.G. Azzarà, Democrazia cercasi, Imprimatur Editore, pp. 363, euro 16: in libreria e in e-book
www.democraziacercasi.blogspot.it Possiamo ancora parlare di democrazia in Italia? Mutamenti imponenti hanno svuotato gli strumenti della partecipazione popolare, favorendo una forma neobonapartistica e ipermediatica di potere carismatico e spingendo molti cittadini nel limbo dell’astensionismo o nell’imbuto di una protesta rabbiosa e inefficace. Al tempo stesso, in nome dell’emergenza economica permanente e della governabilità, gli spazi di riflessione pubblica e confronto sono stati sacrificati al primato di un decisionismo improvvisato. Dietro questi cambiamenti c’è però un più corposo processo materiale che dalla fine degli anni Settanta ha minato le fondamenta stesse della democrazia: il riequilibrio dei rapporti di forza tra le classi sociali, che nel dopoguerra aveva consentito la costruzione del Welfare, ha lasciato il campo ad una riscossa dei ceti proprietari che nel nostro paese come in tutto l’Occidente ha portato ad una redistribuzione verso l’alto della ricchezza nazionale, alla frantumazione e precarizzione del lavoro, allo smantellamento dei diritti economici e sociali dei più deboli. Intanto, nell’alveo del neoliberalismo trionfante, si diffondeva un clima culturale dai tratti marcatamente individualistici e competitivi. Mentre dalle arti figurative alla filosofia, dalla storia alle scienze umane, il postmodernismo dilagava, delegittimando i fondamenti e i valori della modernità – la ragione, l’eguaglianza, la trasformazione del reale… - e rendendo impraticabile ogni progetto di emancipazione consapevole, collettiva e organizzata. É stata la sinistra, e non Berlusconi, il principale agente responsabile di questa devastazione. Schiantata dalla caduta del Muro di Berlino assieme alle classi popolari, non è riuscita a rinnovarsi salvaguardando i propri ideali e si è fatta sempre più simile alla destra, assorbendone programmi e stile di governo fino a sostituirsi oggi integralmente ad essa. Per ricostruire una sinistra autentica, per riconquistare la democrazia e ripristinare le condizioni di una vasta mediazione sociale, dovremo smettere di limitare il nostro orizzonte concettuale alla mera riduzione del danno e riscoprire il conflitto. Nata per formalizzare la lotta di classe, infatti, senza questa lotta la democrazia muore.
Emiliano Alessandroni: Ideologia e strutture letterarie, Aracne Editrice
Che cos'è esattamente il bello? È possibile procedere ad una sua decodificazione? Che significato racchiude il termine ideologia? E quale rapporto intrattiene con la letteratura, ovvero con le sue strutture? Come giudicare il valore di un'opera? A questi come ad altri quesiti questo libro intende fornire una risposta, contrastando, con la forza del ragionamento e il supporto dell'analisi testuale, quegli assunti diffusi (“il bello è soltanto soggettivo!”) e quelle opinioni consolidate (“tutto è ideologia!” o “le ideologie sono morte!”) che finiscono per disorientare chiunque si trovi, per via diretta o indiretta, a confrontarsi con tali problematiche. Un saggio di ampio respiro tra filosofia, storia, critica letteraria e teoria della letteratura.
Stefano G. Azzarà: Ermeneutica, "Nuovo Realismo" e trasformazione della realtà
Una radicalizzazione incompiuta per la filosofia italiana - Rivista di Estetica, 1/2013
Due giornate di seminario su Ernesto Laclau a Urbino. 21 novembre
Stefano G. Azzarà: L'humanité commune, éditions Delga, Paris
Une critique anticonformiste de l’histoire du mouvement libéral qui remet en cause ses théoriciens principaux ainsi que les développements et les choix politiques concrets des sociétés et des États qui s’en réclament ; une grande fresque comparative, où la mise en confrontation entre le libéralisme, le courant conservateur et le courant révolutionnaire au cours des siècles, fait sauter les barrières de la tradition historiographique et dévoile le difficile processus de construction de la démocratie moderne ; l’essai d’une théorie générale du conflit qui part de la compréhension philosophique, dialectique, du rapport entre instances universelles et particularisme ; mais aussi, une application radicalement renouvelée de la méthode matérialiste historique à travers la revendication de l’équilibre entre reconnaissance et critique de la modernité. Ce sont là les idées directrices du parcours de recherche de Domenico Losurdo, l’un des principaux auteurs italiens contemporains d’orientation marxiste, déjà connu en France à travers des ouvrages comme Heidegger et l’idéologie de la guerre (PUF 1998), Démocratie ou bonapartisme (Le Temps des Cerises 2003), Antonio Gramsci, du libéralisme au « communisme critique » (Syllepse 2006) et Fuir l’histoire ? (Delga – Le Temps des Cerises 2007).
Seconda edizione 2013
Stefano G. Azzarà: Un Nietzsche italiano. Gianni Vattimo e le avventure dell'oltreuomo rivoluzionario, manifestolibri, Roma 2011
In libreria
Stefano G. Azzarà: L'imperialismo dei diritti universali. Arthur Moeller van den Bruck, la Rivoluzione conservatrice e il destino dell'Europa, con la prima traduzione italiana de "Il diritto dei popoli giovani", di A. Moeller van den Bruck, La Città del Sole, Napoli 2011
Dialettica, storia e conflitto. Il proprio tempo appreso nel pensiero
Presentazione della Festschrift in onore di Domenico Losurdo - VII Congresso della Internationale Gesellschaft Hegel-Marx, Urbino, 18-20 novembre 2011
Stefano G. Azzarà: Settling Accounts with Liberalism
Historical Materialism 19.2
L'intervento di Stefano G. Azzarà al convegno di Urbino sul comunismo
Socialismo nazionale,integrazione delle masse e guerra nella Rivoluzione conservatrice
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