domenica 4 giugno 2017

Un convegno internazionale su Giovanni Arrighi all'Università della Calabria


Un pensiero critico in presa diretta nella lunga durata 
Incontro. Dal 6 giugno un convegno internazionale all’Università della Calabria su Giovanni Arrighi 

Carmelo Buscema Manifesto 3.6.2017, 19:11 
Attraversiamo tempi in cui le bussole del pensiero critico sembrano impazzire, mentre quelle che orientano la politica e la prassi comune segnano avventurosi territori di frontiera, dove difficile è orientarsi e pericoloso è vivere. In essi siamo tutti ributtati a forza, presi nella morsa di tenaglie di odiosi e sistematici ricatti. Con tutta evidenza, a «osare la confusione» deliberatamente sono oggi le élites rappresentate dai Grandi della terra sfilati a Taormina nei giorni scorsi. Come riprendere, quindi, a «osare l’impossibile» in presenza di questa nuova configurazione del neoliberismo? Come guadagnare la prospettiva teorica sotto la quale la confusione si dissipa e articola in ragionata complessità? Costruendo la consapevolezza delle interrelazioni, delle strutture, dei cicli e delle ricorsività emergenti dalla storia sociale, e metterla al servizio dell’impegno politico e dell’autonoma militanza. È da questa altezza che diventa di nuovo possibile osare l’impossibile. 
L’OPERA e la figura di Giovanni Arrighi sono un sicuro riferimento a questo scopo. Nato a Milano nel 1937, e morto nel Maryland nel 2009, egli ha saputo conferire agli studi di economia lo spessore vivo delle ricerche sociologiche, e alla sociologia il respiro e la consapevolezza prospettica degli studi storici. Vocato alle costruzioni teoriche capaci di efficace generalizzazione, egli ha continuamente sfidato i modelli scientifici che sacrificano all’astrazione le peculiarità delle contingenze e dei luoghi concreti. Rigoroso nell’uso dei metodi e nell’approccio scientifico, è stato uno studioso militante che ha vissuto il carcere in Africa, che ha partecipato attivamente alla straordinaria stagione di lotte degli anni Sessanta e Settanta in Italia, dialogando intensamente con i gruppi studenteschi e operai che la hanno animata. In particolare, Arrighi è stato tra i fondatori del Gruppo Gramsci e della feconda prospettiva dell’autonomia operaia, consistente di un rapporto organico e leale tra la ricerca scientifica e il conflitto sociale. Attento interlocutore della voce degli operai, egli ne ha ascoltato pure i significativi silenzi, divenendo acuto interprete del senso politico e storico anche della susseguente lunga fase di afasia di quella classe. 
LA TRAIETTORIA intellettuale e la grana del pensiero di Arrighi riflettono la sua ricca biografia, che lo ha portato a maturare esperienza diretta dell’articolata complessità del capitalismo. Da ciascuna delle sue ricerche svolte in Africa, in Calabria, negli Usa e in Cina, egli ha guadagnato una diversa angolatura di studio sulle dinamiche articolazioni di cui consiste il sistema-mondo. Il modo capitalistico, in quanto oggetto di studio, sotto il suo sguardo si smeriglia nello spazio e nel tempo divenendo oggetto complesso, ma senza per questo sgretolarsi nei frammenti di una confusione incomprensibile, priva di organicità e in cui è impossibile l’iniziativa politica. Anzi, proprio perché letto dalle diverse angolature offerte alla vista dalla geografia e dalla storia, e divenendo un corpo dinamico e articolato, il capitalismo nelle sue opere non smette di guadagnare dignità di oggetto di studio unitario e strategico per la comprensione e l’azione nel mondo. 
LE GRIGLIE, i piani e i soggetti di questa complessità spaziale, storica e funzionale sono quelli organizzati lungo le ascisse e le ordinate che parlano soprattutto i linguaggi del marxismo, del sistema-mondo e della longue durée, ma senza mai produrre gabbie concettuali discrete e astratte, in cui rinchiudere le realtà vive e concrete. 
La tappa calabrese è stata importante nella definizione del suo percorso intellettuale anche a questo rispetto. Il modello e le evidenze empiriche scaturenti dai suoi studi sui locali processi di reclutamento della forza lavoro hanno rotto le concezioni rigide del rapporto tra centro e periferia, proletarizzazione e sviluppo, entrando paradigmaticamente nel dibattito internazionale sui «tortuosi sentieri» che il capitalismo intraprende nei «contesti ostili». 
CON INTENTO non solo commemorativo, ma soprattutto di riavviare prospettive e percorsi interrotti, un gruppo di studiosi dell’Università della Calabria, insieme all’Arrighi Center for Global Studies della John Hopkins University, ha organizzato un convegno dal titolo «Sviluppo capitalistico in contesti ostili». Animato da studiosi nazionali e internazionali, si terrà dal 6 all’8 giugno prossimi presso la sede universitaria di Arcavacata di Rende. Significativo, e auspicabilmente propizio, è che questo evento si svolga in questa cruciale terra di mezzo, in cui – oggi, con ancora maggiore intensità rispetto a quegli anni ’Settanta che hanno visto Arrighi lì protagonista – continuano a incrociarsi i nord e i sud del mondo, le nuove frontiere dello sfruttamento e quelle più vecchie che si alimentano di migrazioni, violenza e confini. 
Le giornate di studio ad Arcavacata 

Prende il via il 6 giugno, per concludersi due giorni dopo, l’incontro internazionale dedicato all’opera di Giovanni Arrighi, autore di importanti saggi sul capitalismo (da ricordare, «La geometria dell’imperialismo», «Il lungo XXI secolo» e «Adam Smith a Pechino»). Le giornate di studio dedicate alla sua opera prendono il via il 6 giugno (ore 9, aula magna «Beniamino Andreatta») con Marta Petrusewicz, Fortunata Piselli, Samir Amin e Caglar Keyder. Il lavori proseguiranno con relazioni di Michele Salvati, Bianca Beccalli, Giordano Sivini e Perry Anderno.. Nei giorni successivi, interventi di Beverly Silver, Shaohua Zhan, Kevan Harris, Phil Hough, Ricardo Jacobs, Tonino Perna, Ben Scully, Ada Cavazzoni, Immanuel Wallerstein, Luisa Passerini, Romano Madera, Andrea Fumagalli. Il programma completo è consultabile nel sito: https://arrighiconference2017.wordpress.com/programme

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