domenica 12 novembre 2017

Il mito di Norberto Bobbio è duro a morire

Pietro Polito (a cura di): L’Intellettuale ieri e oggi. Generazioni in dialogo con Norberto Bobbio, Ananke Lab, euro 16

Risvolto
Cosa può insegnarci oggi il Novecento? Cosa può dirci sul ruolo dell'intellettuale? In un continuo scambio tra passato e presente, alternando l'approccio filosofico all'approfondimento storico, sei giovani studiosi (Marco Albeltaro, Diego Guzzi, Eleonora Piromalli, Jacopo Rosatelli, Sciara Giuseppe, Vai Lorenzo) si confrontano con le parole di Politica e cultura di Norberto Bobbio. Una rilettura dei principali temi del pensiero bobbiano - libertà, democrazia e dialogo - ci restituisce l'attualità di un filosofo in grado di insegnare, a mezzo secolo di distanza, il valore della mediazione e l'importanza di una "politica della cultura" e di una cultura della politica. Un dialogo vivo sulla pagina, in cui anche Bobbio prende la parola con il suo saggio "L'impegno dell'intellettuale ieri e oggi" (1997) che viene qui pubblicato in volume. 
            

«L’Intellettuale ieri e oggi», dialoghi con Norberto Bobbio 

SCAFFALE. Un volume a più voci per interrogare il pensiero e la lezione del filosofo torinese 

Alessandro Santagata Manifesto 8.11.2017, 0:01 
Come scrive Pietro Polito, direttore del Centro studi Piero Gobetti di Torino, «il panorama della cultura contemporanea è largamente popolato di chierici apolitici e di chierici politicizzati, mentre difetta di chierici mediatori». Sono categorie immesse nel dibattito pubblico da Norberto Bobbio e ora al centro della riflessione in L’Intellettuale ieri e oggi. Generazioni in dialogo con Norberto Bobbio (a cura di Pietro Polito, Ananke Lab, euro 16), un agile volume che raccoglie sette contributi a firma di giovani ricercatori coinvolti in diversi ambiti di lavoro e ricerca. Punto di partenza e di confronto è l’ormai celebre Politica e cultura (1955), in cui il filosofo torinese delineava la sua idea del ruolo civile dell’intellettuale. 
LA RACCOLTA vuole essere un contributo utile tanto allo studio dell’itinerario storico di Bobbio, quanto, e soprattutto, per ragionare sulla condizione attuale del «mestiere» dell’intellettuale. Su questo punto si concentra Jacopo Rosatelli, firma nota alle pagine di questo giornale e da sempre attento alle involuzioni della funzione pubblica degli studi. La sua tesi è che la scena attuale sia occupata da una nuova figura di intellettuale interamente impegnato nella promozione di se stesso. Ciò sarebbe in parte il risultato del depauperamento e dello svuotamento di significato dei luoghi della cultura (scuola e università, in primo luogo), e in parte dell’iper-mediatizzazione e della spettacolarizzazione degli «intellettuali». Scrive Rosatelli: «l’intellettuale di se stesso è soprattutto l’intellettuale (o aspirante tale) delle generazioni del precariato, quella cresciuta dentro una sorta di bolla della formazione. Un soggetto la cui vita è interamente messa a lavoro nella permanente promozione di sé finalizzata all’acquisizione non già di un’influenza nella società, ma alla riproduzione delle condizioni materiali della propria esistenza». 
ROSATELLI chiama in causa le molteplici forme di lavoro gratuito nel sistema dell’«economia della promessa» e denuncia un dibattito pubblico che è in realtà un insieme di soliloqui di attori che non hanno tempo (voglia) di leggersi e di approfondire: insomma l’esatto contrario della lezione di Bobbio sull’intellettuale che «semina dubbi».
Marco Albertaro e Giuseppe Sciara approfondiscono il pensiero liberaldemocratico del filosofo torinese in relazione ai rapporti con la cultura comunista e con l’insegnamento di Croce. Tornando all’attualità, Lorenzo Vai propone una riflessione interessante sul tema della libertà degli Stati e sul problema della democrazia reale (in termini bobbiani) dell’UE. In appendice il libro riporta l’ultimo contributo di Bobbio sull’argomento intellettuali riportato nel fascicolo della Rivista di Filosofia del 1997. 
IL FILOSOFO vi ricapitola la storia che ha vissuto da protagonista fino all’avvento della cosiddetta «Seconda Repubblica» e lancia un appello contro il fanatismo intellettuale che risulta ancora condivisibile, in questo tempo di scontri tanto violenti nel linguaggio quanto strumentali e spesso privi di sostanza.

1 commento:

Mauro ha detto...

C'è un mito ancora più duro a morire: quello di Montanelli.
Il bugiardo più in malafede mai esistito. Ma idolatrato anche dai nemici (non per niente tizi come Travaglio vengono dalla sua scuola).