giovedì 18 gennaio 2018

Lucio Villari su Quesnay

Cara vecchia fisiocrazia scienza dimenticata della buona economia 
LUCIO VILLARI Rep 18 1 2018
In un secolo che fu di incalzanti curiosità culturali, in un tempo in cui la natura fu scoperta e indagata nella sua verità, nel tempo di Buffon e di Linneo che diedero il senso e il nome alle piante e agli animali, di Lavoisier e di Morelly, che con il suo Codice della Natura intuì la forza egualitaria e politica di una società umana costruita secondo i ritmi e gli algoritmi naturali, in questo clima così ottimista, scientifico e incantato insieme, ci fu chi cercò di scoprire i segreti oggettivi e i dati evidenti della ricchezza sociale, dell’economia e del suo governo politico.
Risultati immagini per quesnayAccadde in Francia nel 1758, quasi venti anni prima che Adam Smith pubblicasse La ricchezza delle nazioni. La nuova teoria fu tecnicamente “inventata” dal medico di corte di Luigi XV, François Quesnay, nel corso di sue ricerche sulla circolazione del sangue. Ma fu una équipe di studiosi e di politici, tramite anche l’Encyclopédie di Diderot, che fondò la fisiocrazia, cioè la scuola del “Potere della natura”.
La teoria fondante della fisiocrazia è in un grafico, una specie di zig zag che Quesnay disegnò su un foglio a stampa nel 1758. Il disegno rappresentava un’idea che Karl Marx, un secolo dopo, mentre era intento a scrivere Il Capitale, definì così: “Una idea estremamente geniale, indiscutibilmente la più geniale di cui si sia fin qui resa responsabile l’economia politica”. Era il Tableau économique che conteneva le prime, fondamentali riflessioni sulla produzione capitalistica (cioè sulla produzione che richiedeva capitali) e sulla circolazione e successiva distribuzione sociale di questa produzione. La comprensione teorico-grafica di quello zig zag non era immediata e tutt’altro che facile. Uno studioso, socialista e imprenditore, come Friedrich Engels, scrisse nel 1878: “La scuola fisiocratica ci ha lasciato nel Tableau économique un enigma su cui invano si sino rotte le corna i critici e gli storici dell’economia.
Questo Tableau che doveva far comprendere chiaramente l’idea che i fisiocratici si facevano della produzione e della circolazione complessiva del Paese, è rimasto abbastanza oscuro per le generazioni successive degli economisti”.
Questo giudizio sarà confermato nel 1958 da Luigi Einaudi nel presentare una edizione francese di scritti di Quesnay.
È difficile dire quali fossero le difficoltà.
Certamente la genialità di Quesnay e dei suoi collaboratori era anzitutto nella scoperta anticipatrice e moderna del “circuito economico” capitalistico, come sostenne nel 1960 Piero Sraffa, e poi nel fatto che i dati naturali della terra, investiti dalla scienza, dalla tecnologia e dal capitale erano la fonte più sicura e meglio protetta da crisi e da conflitti sociali di ogni economia nazionale.
Quesnay operava in uno Stato assolutista e feudale, ma attraverso l’economia fisiocratica si poteva valutare meglio la capacità del potere politico di governare questa nazione. “Ho tentato di costruire — scriveva Quesnay nel 1758 a un amico — un tableau fondamentale dell’ordine economico al fine di poter valutare chiaramente le conseguenze positive e negative dall’attività di governo. Vedrete voi se ho raggiunto lo scopo...”.
Sullo sfondo lontano, Quesnay vedeva altrimenti i bagliori di “una crisi terribile”.
I fisiocratici pensavano soprattutto alla potenza benefica della Natura e, scrivendo prima della rivoluzione industriale, vedevano nell’agricoltura modernizzata da capitali, macchine, tecniche varie, la fonte primaria dello sviluppo, a patto però che i proprietari terrieri sapessero essere appunto degli imprenditori e investitori capitalisti e non solo possessori di rendita agraria.
Per farsi capire meglio, i fisiocratici scoprirono il nucleo creativo e innovativo del capitale: il plusvalore. Lo chiamarono “produit net”, cioè non una rendita da sfruttamento, ma un risultato del rapporto tra investimenti e valorizzazione del capitale, e quindi anche del lavoro contadino e delle naturali risorse, dono della terra.
Dunque l’agricoltura veniva liberata dalle oppressioni secolari, dallo stato servile dei contadini, dalle ricorrenti carestie, dal mercato non manipolato ma alimentato e irrorato dalla libera circolazione dei prodotti. Fu dunque quella fisiocratica la prima teoria e la prima pratica del governo e del rispetto della natura. A duecentosessant’anni da quella scoperta economica ed ecologica, sentiamo le parole del medico François Quesnay come una medicina culturale di grande e attuale efficacia.
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