mercoledì 14 febbraio 2018

La scienza è la cosa più democratica di tutte




La scienza non è democratica? Cosa significa democrazia in riferimento alla ricerca scientifica? Si può usare qui il termine "democrazia" come lo si utilizzerebbe in altri ambiti e cioè come sinonimo di "una testa un voto"? Ed è "scientifico" questo uso così generico?

Di solito è al quarto anno del liceo che il professore o la professoressa di storia e filosofia, spiegando la rivoluzione scientifica che apre l'età moderna, Galileo, Newton e tutte quelle robe là, spiegano anche la differenza con il naturalismo e l'empirismo del passato. E la grande novità della pubblicità e riproducibilità dell'esperimento, e dunque la natura profondamente democratica e, appunto, "moderna", della scienza da quel momento in avanti e in opposizione all'atteggiamento esoterico precedentemente egemone.

Il prof. Burioni dovrebbe aver fatto il liceo, immagino, come gran parte dei suoi laudatori; ma forse non lo ricorda quando dice cose che, ahinoi, lo mettono allo stesso livello dei suoi avversari populisti.

E' in questo senso che si dovrebbe affrontare il problema del rapporto tra scienza e democrazia (con tutto quel che segue sul piano del controllo sociale della ricerca e delle sue applicazioni, proprietà intellettuale compresa, dal momento in cui tutte queste cose sono state integrate compiutamente come fattori produttivi nella riproduzione della società capitalistica).


Invece - a causa probabilmente della deriva specialistica e settoriale di una scienza e di una università che non hanno più memoria del proprio passato, che rinunciano a priori a ogni conoscenza storica e che devono evitare per statuto ogni sforzo di comprensione della totalità - si ripropone un'alternativa esoterismo dei pochi eletti / divulgazione presso le masse bovine che è completamente falsa e sbagliata e non ci fa fare un passo avanti. Questo modo di impostare il problema ci parla più dei protagonisti della polemica che del problema stesso



Sotto questo aspetto, Burioni (nelle vesti di "filosofo della scienza", non come medico) e i suoi detrattori (nelle stesse vesti) sono cultori di due forme contrapposte di pensiero magico e cioè lo scientismo da un lato (cosa diversa dalla scienza moderna, alla quale invece personalmente mi sento vicino), l'università della strada dall'altro.



Comunque fosse per me vaccinerei tutti, sia chiaro. Anche Burioni. Per prevenire le malattie ma anche l'assorbimento irriflesso dell'ideologia neoliberale 
[SGA].


"Nell'epoca dei somari l'unica difesa possibile sono gli scienziati che sanno comunicare"Il virologo Roberto Burioni spiega perché prosperano le teorie più strampalate: "Il dibattito è aperto a tutti ma su alcuni temi dovrebbero contare solo i fatti" Matteo Sacchi Giornale - Sab, 10/03/2018

1 commento:

Anonimo ha detto...

sì, con la differenza che gli argomenti di Burioni non trovano riscontri scientifici. Ovviamente se parliamo di studi non finanziati dalle case farmaceutiche per cui lo stesso Bubu lavora (dato che di lavoro fondamentalmente fa il consulente per i vaccini)