venerdì 25 maggio 2018

Bannon, altri mostri e i gigginisti-leninisti diretti e indiretti



Una fine triste e infausta: i leninisti-gigginisti evocano il patto Molotov-Ribbentrop e la "contraddizione principale" a sostegno del governo Lega-5Stelle

Come ampiamente previsto, senza timore del ridicolo Togliatti e Stalin vengono usati per giustificare il sostegno immaginario dei comunisti - che tra l'altro non ci sono più come soggetto politico - al governo Giggino-Salvino - che tra l'altro nemmeno li conosce né se ne accorge.
Vorrebbe essere una furba analisi della fase politica e geopolitica.
Per fortuna non è però una cosa seria. La stessa persona diceva infatti le stesse cose - le uniche che conosce, anche se non le ha capite - pochi anni fa per giustificare il sostegno a Prodi e D'Alema.
Perché questa umiliazione, inflitta a se stessi ma anche a un'intera storia che è stata nobile?

Ovviamente non sono più intelligenti quelli che gridano al fascismo alle porte, ma almeno siamo più abituati.

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"Allearsi col diavolo"
La sinistra italiana pullula di strateghi di tal fatta che è incomprensibile che ancora non sia nata la Repubblica dei Soviet.

Certo, pur di far avanzare la causa del socialismo è possibile allearsi tatticamente anche con il diavolo. Tuttavia prima di farlo vi raccomando di cercare di capire bene se siete in grado di mandare il diavolo all'inferno oppure se sarà lui a mandarci voi. E lo stesso vale per il ragionamento secondo il quale "il nemico del mio nemico è mio amico".

Quando i comunisti nel Novecento elaboravano giustamente questa tattica e appoggiavano il negus, facevano la tregua con Hitler, parlavano con Moeller van den Bruck, si alleavano con Roosevelt, trattavano con Sciaboletta, Badoglio e De Gasperi, lanciavano l'appello ai "fratelli in camicia nera", ecc. ecc., avevano alle spalle milioni e milioni di persone ed erano alla testa di un movimento internazionale in ascesa. Una potenza in primo luogo filosofica e culturale, salda nei suoi principi e in grado di promanare egemonia da ogni quadro intermedio (tanto da capire, oltretutto, che questo ragionamento si applica alla contraddizione principale, non certo alle più diverse contingenze della vita politica). Facevano benissimo dunque a farlo.

Oggi i comunisti non esistono nemmeno come soggetto organizzato ma sono una piccola tendenza culturale, assai polverizzata al proprio interno, e questa sarà la loro condizione anche nel futuro e cioè nei prossimi secoli.

Chi pensa perciò che sia possibile lisciare il pelo al governo giggino-salvino in quanto "popolare", per poi magari egemonizzarlo o fregargli la base perché come comunisti saremmo più furbi, in sintonia con le masse e politicamente accorti, prende solo lucciole per lanterne e va curato.
Alla lunga sarà semmai lui a cambiare perché verrà egemonizzato. Anzi, alla breve: tant'è che va già a caccia di immigrati che abbassano il costo del lavoro e ci invadono, denuncia il "mainstream" e il "politicamente corretto", percula i "sinistrati", pensa che un complotto arcontico voglia attentare alla sua virilità, ha sempre in bocca la Siberia senza sapere dove stia di casa l'ironia, mette in contrapposizione diritti civili e individuali e diritti economici e sociali. Tant'è che inseguendo l'Eurasia non distingue nemmeno più tra Europa e Stati Uniti e non si rende conto della cosa più semplice di tutte: e cioè che l'UE fa cacare (come diciamo da quando - unici - votammo contro Maastricht) ma "sovranismo" è sinonimo di colonialismo americano.

Si chiama "trasformismo" nel senso gramsciano del termine ed è la cooptazione di pezzi del partito del progresso nell'alveo del partito della conservazione, cosa che può avvenire in molti modi a seconda della fase. Ad esempio, nella fase precedente le stesse identiche argomentazioni venivano utilizzate per giustificare il sostegno al centrosinistra, assieme a una demonizzazione delle istanze populiste (il fascismo alle porte!) che era diametralmente opposta all'odierno improvviso amore.

Usare in maniera dogmatica e meccanica le formule del passato senza nemmeno averne capito il contenuto di classe, ovvero senza la minima cura dialettica dei rapporti di forza, è il segno che non ci si è accorti che quel mondo è finito per sempre ma si sta ragionando come se tutto il Komintern fosse pronto a seguire le nostre parole. Ed è anche segno di mancanza di reale autonomia.
Siamo stretti in una morsa tra i sedicenti "nazionalbolscevichi" eurasiatisti e i fanatici universalisti immediati dei diritti umani.
Per qualcuno serve - da tempo - la casa di riposo. Per i più serve una rialfabetizzazione politica integrale.
Il nostro compito politico autonomo in questo paese è finito e il nostro destino è la conservazione di una tradizione culturale. Cerchiamo però di farlo con dignità [SGA].

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