lunedì 4 giugno 2018

"Mutualismo" fa rima con trotzkismo: il salto della sinistra dall'utopia al primitivismo

Risultati immagini per Mutualismo. Ritorno al futuro per la sinistraMutualismo, un’idea conflittuale e politica 

SCAFFALE. Mutualismo. Ritorno al futuro per la sinistra, l'ultimo libro di Salvatore Cannavò per Alegre
Roberto Ciccarelli Manifesto 2.6.2018, 0:02 
Mutualismo è un concetto ricorrente nell’ultimo quinquennio. Salvatore Cannavò lo riporta alla realtà storica, momento germinale del movimento operaio e anarchico, e ne mostra l’attualità con una serrata rassegna delle esperienze italiane e internazionali, più o meno riuscite. Scritto da un ex parlamentare di Rifondazione Comunista, fondatore della corrente di Sinistra Critica, prima vice-direttore di Liberazione, oggi lavora al Fatto Quotidiano, Mutualismo. Ritorno al futuro per la sinistra (Alegre, pp.191, euro 15) è un libro esigente che non fa sconti alla parte dell’autore. 
Inizia raccontando il tempo dell’ultimo governo Prodi 2006-2008. Dall’opposizione interna alla Rifondazione di Bertinotti, Cannavò scrive: «Avevamo ragione a dire che abbandonare il movimento no-global per allearsi con Clemente Mastella avrebbe condotto la sinistra alla disfatta; ragione nello spiegare ai governi di centro-sinistra che a furia di fare le politiche di destra avrebbe vinto non solo la destra, ma quella più estrema». Certo «avere avuto ragione, però, non consola». 
IN UN VENTENNIO, da Genova in poi, si è esaurita la ricerca di una società «altra». Il «sociale» è diventato un vicolo cieco quanto la ricerca di una «globalizzazione» equa e giusta dall’alto. Oggi viviamo sul rovescio di quell’antica promessa, le istanze immaginarie del ritorno alla «nazione» e la saldatura con la «sovranità» sembrano avere assorbito, e sconvolto, la critica al capitalismo globale. 
Per uscire da questo labirinto Cannavò propone un’idea «conflittuale e politica» del mutualismo. La precisazione è opportuna perché in questa categoria si avverte il rischio di giustificare l’esistente, fare da tappabuchi alla scomparsa del Welfare. Il mutualismo sembra essere un’istanza risarcitoria, consolatoria e sussidiaria di un’istituzione pubblica che non c’è più. O, tutt’al più, un’integrazione al welfare aziendale. In queste condizioni pensare che il mutualismo sia una via d’uscita è un’illusione. 
Cannavò denuncia questo rischio. «Serve – scrive – un obiettivo di sistema» dove le esperienze di «autogestione» – raccontate nel libro – «possano divenire strumenti per un ordine sociale diverso contro questo modo di produzione e i suoi poteri». Per farlo serve un mutualismo conflittuale in senso anticapitalista. Cannavò lo descrive ripercorrendo il lavoro storico che Pino Ferraris fece un quarto di secolo fa. È una genealogia ricorrente, l’abbiamo riportata alla luce con Giuseppe Allegri nel Quinto Stato cinque anni fa. Un anno dopo l’abbiamo ritrovata in Comune di Dardot e Laval. Nel frattempo è riemersa nei discorsi di base e nelle reti già attive e ritorna in questo libro. 
Cannavò fissa il movimento carsico in un concetto importante: l’auto-governo dell’essere umano. L’autogestione non basta, è necessario affermare una politica democratica ampia. Non quella basata sulla delega al leader, né sulla fusione mistica in un «popolo», ma sulla cooperazione, ovvero l’esercizio delle potenzialità dell’essere umano con i suoi simili. Tale esercizio non è ipotecato da leggi superiori (il Bene, la Legge, il Popolo) o dal Capitale. È la sperimentazione delle possibilità generate dall’uso comune, e non proprietario, della vita; la creazione di una resistenza contro lo sfruttamento; l’organizzazione di un’alternativa concreta e una critica attiva dell’alienazione. 
IL MUTUALISMO 2.0 sembra avere intercettato queste domande diffuse. Per questo si torna a parlare di società di mutuo soccorso, cooperative aperte, reti di mercato alternative, sindacati sociali, partiti a rete e federati su scala locale, nazionale e sovra-nazionale. Una prospettiva che ricorda la Prima internazionale. La storia del mutualismo antagonista ci ha trasmesso una tecnica di auto-difesa; una politica neo-comunista, e non statale; cooperativa e non burocratica; di classe e non di «popolo»; federativa, non nazionalista; anti-sessista e anti-razzista. Un’impostazione fondamentale per creare «coalizioni», utile per organizzare una battaglia per il salario minimo e il reddito di base incondizionato, due tra gli obiettivi individuati nel libro, centrali in un momento politico dove entrambi sono stati riscoperti dal dibattito politico. 
Nulla tuttavia è scontato, vista la frammentazione e l’identitarismo della «sinistra». Ciò non toglie, conclude Cannavò, che bisogna mantenere alti gli obiettivi e «costruirli con lenta impazienza».

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