venerdì 7 dicembre 2018

"Il nome di un tedesco non imbratterà il suolo russo"


Questo è ciò che i neonazionalisti russi germanofobi e eurofobi hanno fatto della statua di Kant a Kaliningrad, la vecchia Königsberg, per impedire che gli venisse intitolato l'aeroporto. La vernice immagino sia rosa non casualmente.
Kant, il pensatore che ha iniziato a tradurre nei termini della filosofia classica tedesca le istanze della rivoluzione francese, è accusato di essere stato - o forse di essere ancora - un traditore della patria grande-russa, un agente al servizio della Germania e di tutto ciò che la Germania significa oggi (non ieri, dal 1933 al 1945).
Non è la prima volta nella storia che accadono cose simili. E' semmai quello che sempre succede quando, dopo una grande catastrofe, le forme di coscienza sono sconvolte e la selva riaffiora per seppellire con una negazione indeterminata le memorie della civiltà.
Si perde allora ogni consapevolezza della continuità storica ma anche la stessa comune umanità è in discussione e tutti sono contro tutti.
Il marxismo è un'altra cosa: è equilibrio tra universale e particolare, tra critica e riconoscimento della modernità, tra costruzione del nuovo e eredità dei punti alti di una civiltà che ha saputo produrre l'orrore e l'autocritica dell'orrore.
Non andiamo dietro a queste cose, che oltretutto danno il pretesto ai liberali per criminalizzare qualunque critica della società capitalistica. Chi dice che destra e sinistra sono superate e che bisogna unire i ribelli di ogni orientamento finisce per sostenere questi scempi. Le autorità politiche della Russia - un grande paese con una storia culturale nobile che nasce all'incrocio tra oriente e occidente e non certo quella Santa Madre che tanto piace ai Comunisti per Salvini - dovrebbero intervenire subito per condannare questa buffonata e i suoi autori, anche per smontare l'inevitabile strumentalizzazione di parte atlantica e liberale [SGA].

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